Memoria

Vittorio Arrigoni, il cronista di Gaza, fu rapito e ucciso 14 anni fa

Dalla “Striscia” denunciava le condizioni di vita dei palestinesi. La sua storia su Ossigeno-Cercavano la verità

OSSIGENO 15 aprile 2025 – Nei mesi in cui continua a divampare l’intervento militare palestinese a Gaza torna di attualità il motto  “Restiamo umani” di Vittorio Arrigoni, conosciuto come Vik, attivista e cronista ucciso proprio a Gaza 14 anni fa, dopo essere stato rapito, legato e bendato da terroristi che diffusero un video su YouTube per mostrarlo al mondo.  Aveva trentasei anni. Era il 15 aprile 2011 quando giunse la notizia della sua uccisione. Non è stata compiuta giustizia, nonostante nel 2012 la Corte militare di Gaza abbia individuato quattro responsabili.

La storia di Vik è ricostruita in dettaglio da Ossigeno sul sito “Cercavano la verità” www.giornalistiuccisi.it che, con documenti e testimonianze, racconta le storie di trenta giornalisti italiani uccisi mentre svolgevano il loro lavoro (leggi).

CHI ERA – Vittorio Arrigoni era nato a Besana (Monza e Brianza). Fin da ragazzo si interessò alla difesa dei diritti umani. Si recò nei Paesi dell’Est Europa, in Perù, in Africa e infine si trasferì nella Striscia di Gaza da dove raccontò le drammatiche condizioni di vita dei palestinesi nei campi profughi. Per questa sua attività subì numerose minacce, carcere ed espulsioni.

DAVA VOCE AI SENZA VOCE – “Arrivò a Gaza perché voleva difendere i diritti di pescatori e contadini vittime dei cecchini”, ha raccontato a Ossigeno Egidia Beretta, la madre di Vittorio Arrigoni che dal giorno della morte del figlio si è impegnata a tramandare i valori in cui credeva, soprattutto fra i più giovani. L’11 maggio 2023, al convegno promosso da Ossigeno per celebrare la 30ma Giornata Mondiale per la libertà di stampa in ricordo dei giornalisti italiani uccisi (vedi), Egidia Beretta ha ricordato: “Quando Il Manifesto gli chiese di dare voce ai senza voce non ebbe esitazioni, accettò. Un giorno il console italiano gli propose di partire sottolineando che era l’ultima occasione. Lui rispose: io da qui non mi muovo. ‘Gaza. Restiamo umani’, ancora oggi, è l’unico documento che abbiamo di quello che è successo. Dalle sue parole transumava profonda pietà per gli innocenti”. GPA

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