Thomas Mackinson, io solo contro Vittorio Sgarbi. Sono deluso
Il giornalista del Fatto Quotidiano confida a Ossigeno come ha vissuto i tre mesi di contrapposizione con il critico e sottosegretario di governo
OSSIGENO 24 febbraio 2024 – Il giornalista Thomas Mackinson, redattore del Fatto Quotidiano, ha mostrato in alcuni articoli che il Sottosegretario alla cultura Vittorio Sgarbi svolgeva attività di consulenza retribuite incompatibili con il suo incarico di governo. Vittorio Sgarbi ha reagito negando, accusando il giornalista di falso, denigrandolo e minacciando azioni legali nei suoi confronti. Dopo tre mesi, il 31 gennaio 2024, l’Antitrust ha dichiarato il conflitto di interessi del sottosegretario, pronunciandosi su una denuncia presentata dai ministro della Cultura Sangiuliano fin dal primo momento. A questo punto Vittorio Sgarbi ha gettato la spugna annunciando le sue dimissioni.
La tesi di Thomas Mackinson è passata, lui l’ha spuntata, ma questi tre mesi di tensione gli hanno lasciato l’amaro in bocca e una grande delusione, che ha confidato a Ossigeno.
IL GIORNALISTA – “Avere contro Vittorio Sgarbi è stato pesante. Per mesi un personaggio pubblico mediaticamente molto forte ha potuto attaccare in maniera scomposta e volgare un cronista che conduceva un’inchiesta giornalistica su di lui, nel silenzio assordante della categoria. E questo nonostante l’inchiesta fosse ben fondata, tanto che alla fine ha portato alle dimissioni del sottosegretario di Stato per motivi di incompatibilità con la funzione pubblica che rivestiva. A colpirmi in quella situazione erano due cose. La prima è che fossi praticamente il solo a raccontare quelle vicende il cui inizio era in qualche modo disponibile a tanti, avendo la fonte primaria inoltrato la documentazione iniziale a varie redazioni, oltre che ai ministeri e alla Presidenza del Consiglio. Non capivo perché a un certo punto fossi il solo a raccontare. Nel mentre però Vittorio Sgarbi rispondeva con una sistematica delegittimazione e denigrazione del giornalista fino al punto di accusarlo falsamente di essere un pericoloso “estorsore”, citando una denuncia che non è mai esistita: in 35 anni di professione non ho mai subito una condanna per diffamazione, che è il reato tipico della nostra professione, figurarsi per altri. La notizia non era vera ma “Il Giornale” le ha dato ampio spazio. Mio figlio di dieci anni può leggere quell’articolo nonostante io abbia chiesto la rettifica.
“L’altra cosa che mi ha colpito – prosegue Thomas Mackinson – è il silenzio, il fato che a fronte di insulti e aggressioni verbali pochi colleghi prendessero posizione. Lo ha fatto poi la Fnsi con una nota ufficiale e lo hanno fatto i Cdr del Fatto, ma la solidarietà dei giornalisti mi arrivava perlopiù in via privata, con messaggini, nessuno trovava nella reazione sproporzionata del politico, e nella resistenza dell’aggredito, motivo sufficiente per metterci la testa e dire “ma che succede?”. Poi ho capito: la strategia comunicativa del sottosegretario, assecondata dalla sua capacità di esposizione televisiva senza contraddittorio, era di spostare il problema rappresentandolo come una sorta di scontro personale tra lui e un giornalista che di volta in volta definiva “incapace”, “ignorante”, “ladro” e via dicendo. E l’ho capito perché in quel periodo mi chiamavano colleghi delle tv ma l’impressione era che non volessero tanto raccontare l’inchiesta quando sollevare loro stessi dalla fatica di studiare la “pratica” e di esporsi in qualche modo. Ho sempre rifiutato gli inviti in tv: farlo avrebbe significato andar dietro alla strategia del duello mediatico, dove Sgarbi è più forte, anziché in quella della verifica dei fatti dove un giornalista – e non si sa per quanto ancora – può esserlo di più. C’è stato poi un sussulto quando Report (vedi sotto) ha mostrato Sgarbi che augurava la morte ai due cronisti e si sbottonava la patta, ma nel solco dell’ilarità dell’episodio grottesco.
“La riprova di quanto accaduto è questa: una volta “esploso” il caso, con l’inchiesta giornalistica che diventa anche giudiziaria, sui giornali apparivano ricostruzioni posticce di fatti mai scritti prima, per mesi, spesso con errori grossolani. Nessun giornalista che mi chiamasse per chiedere riscontri, carte, fonti che avrei messo a disposizione volentieri. Lo ha fatto solo una giornalista del New York Times che prima di pubblicare il suo articolo ha voluto verificare direttamente con me tutta la vicenda e mi ha chiesto tutti i contatti necessari a riscontrarla (vedi qui). Ho lavorato con un duplice vento contrario: da un lato quello sollevato da Vittorio Sgarbi, dall’altro quello creato dal silenzio degli altri giornalisti sulla vicenda. Voglio ringraziare il Fatto Quotidiano in cui ho il privilegio di lavorare da molti anni dal quale ho ottenuto tutto il supporto professionale, umano e legale. E ringrazio il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci”.
Le due testate d’inchiesta hanno compreso il valore della storia e hanno consentito che ci lavorassi con il collega Manuele Bonaccorsi, sviluppandola e rilanciandola insieme anche sulla tv di Stato. So bene che non avrei potuto pubblicare una riga in molti altri giornali e programmi. Ed è questo stato di cose che fa mancare all’opinione pubblica l’ossigeno per respirare”.
I FATTI – Il 24 ottobre, il giornalista ha pubblicato sul Fatto Quotidiano un’inchiesta sui doppi incarichi e i compensi d’oro del sottosegretario alla cultura (leggi qui).
A fine ottobre 2023 Vittorio Sgarbi ha iniziato a reagire pubblicando sulla propria pagina Facebook una serie di video con insulti e accuse delegittimanti (ha detto “io faccio un lavoro e mi pagano lui fa il lavoro dello stalker e procede attraverso tentate estorsioni”, ha poi ripetuto “caro Mackinson” più volte terminando con un vaffa) contro Thomas Mackinson (vedi qui).
Il 30 ottobre 2023, per screditare il giornalista, il Sottosegretario lo ha accusato di essere indagato per estorsione. La notizia è stata subito smentita da Thomas Mackinson ma è stata pubblicata lo stesso sul Giornale (vedi qui) e ha continuato a essere citata da Vittorio Sgarbi durante le sue apparizioni televisive e social.
Il 15 dicembre 2023 Thomas Mackinson ha pubblicato sul Fatto Quotidiano una seconda parte della sua inchiesta sulle attività di Vittorio Sgarbi, parlando di un quadro scomparso: una tela del Seicento di Rutilio Manetti, rubata nel 2013 e riapparsa nel 2021 fra i beni di proprietà di Vittorio Sgarbi (qui la storia del quadro ricostruita da Thomas Mackinson). L’articolo suscita nuove offese pubbliche del Sottosegretario.
Il 12 gennaio si è appreso che egli risultava indagato per riciclaggio di beni culturali (vedi qui).
Il 29 gennaio 2024 Sgarbi ha minacciato di denunciare il Fatto Quotidiano e di chiedere un risarcimento di 5 milioni di euro (vedi qui).
Lo stesso 29 gennaio 2024, Vittorio Sgarbi ha minacciato e insultato i giornalisti Thomas Mackinson e Manuele Bonaccorsi (Report), che stavano cercando di intervistarlo (vedi qui). Così, davanti alla telecamera ha gridato al cronista del Fatto: “Se lei muore in un incidente stradale io sono contento”. Poi si è alzato e ha fatto il gesto di abbassarsi la cerniera dei pantaloni.
Queste ultime reazioni di Sgarbi hanno suscitato numerose reazioni di condanna.
Il 31 gennaio l’Antitrust ha dichiarato il conflitto d’interessi del Sottosegretario, pronunciandosi sulla denuncia inoltrata il 20 e il 24 ottobre 2023 dal capo di gabinetto del ministro della Cultura Gennaro Sangiuliano (vedi qui e qui il verbale dell’Antitrust) .
Il 2 febbraio 2024 Vittorio Sgarbi ha annunciato che si è dimesso dall’incarico di Sottosegretario alla cultura.
GB
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