Sono stata querelata 2 volte per un processo a porte chiuse
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La giornalista Pierelisa Rizzo racconta la sua vicenda e ringrazia lo Sportello Legale di Ossigeno che le ha concesso un contributo in denaro per difendersi in tribunale
Lo Sportello Legale di Ossigeno vedi, che opera in collaborazione con Media Defence, ha concesso alla giornalista Pierelisa Rizzo un contributo in denaro per contribuire alle sue spese legali per un procedimento in cui è accusata di diffamazione a mezzo stampa (leggi). In questo articolo scritto per Ossigeno Pierelisa Rizzo racconta la sua vicenda.
OSSIGENO 14 novembre 2023 – di Pierelisa Rizzo – Non vedo l’ora di vedere scritta la parola “fine” su questa vicenda processuale che ha stravolto la mia vita.
Ricordo che fino a un paio di anni fa, quando leggevo qualche notizia su miei colleghi giornalisti querelati per diffamazione o minacciati per ciò che avevano scritto, mi chiedevo ingenuamente: com’è possibile che giornalisti bravi, preparati e deontologicamente corretti possano finire in vicende del genere?
Ora che è toccato a me capisco bene come vanno queste cose. Sono stata querelata per diffamazione a mezzo stampa e per altri reati essendo certa di avere fatto semplicemente il mio lavoro, con coscienza, badando sempre a non violare alcuna norma etica o di legge.
Ossigeno per l’Informazione ha voluto conoscere la mia vicenda processuale, l’ha studiata, mi ha dato solidarietà e mi ha anche chiesto se ho bisogno di aiuto per affrontare il processo in cui sono imputata. Sì, ho risposto, e Ossigeno mi ha concesso un contributo in denaro per sostenere le spese della difesa legale.
Ringrazio pubblicamente Ossigeno per il suo impegno su questi problemi e per il sostegno personale che mi dà. Avere Ossigeno accanto mi dà forza, mi aiuta a rompere l’isolamento in cui ho vissuto questa vicenda giudiziaria di cui voglio darvi il senso.
Sto scrivendo queste righe dal Palazzo di Giustizia di Enna. Mi trovo nel corridoio, seduta su una panca accanto all’ingresso dell’aula d’udienza intitolata a Giovanni Romano, un giovanissimo magistrato che se ne è andato da questa terra troppo presto.
Sono stata seduta su questa panca per 15 udienze. Alcune sono durate oltre 10 ore! La vicenda giudiziaria che seguo, ormai da tre anni, riguarda un sacerdote che è a processo dopo essere stato rinviato a giudizio con l’imputazione di violenza sessuale aggravata a danno di minori.
Questo prete fu denunciato da un uomo che lo accusa di abusi subiti quando era minorenne. Ad aprile 2021 il prete fu messo agli arresti domiciliari dalla Squadra Mobile di Enna. Il processo ha spaccato in due la mia città, l’ha divisa tra colpevolisti ed innocentisti. Mi auguro che la sentenza del Tribunale di Enna, prevista il prossimo 10 gennaio 2024, metta fine a queste partigianerie.
Io ho fatto il mio lavoro di cronista cercando di mettermi sempre dalla parte dei miei concittadini e del loro diritto di sapere ciò che accade intorno a loro, ciò che non deve essere taciuto dai giornali essendo di pubblico interesse, ciò che neppure la celebrazione a porte chiuse del processo può nascondere, in quanto la giustizia è sempre amministrata in nome del popolo.
Non è stato facile mantenere l’equilibrio e l’aderenza ai doveri della mia professione. Non è mai facile quando sono in campo fazioni agguerrite che pretendono di tirare la coperta dalla loro parte. Mi sono trovata più volte isolata, incompresa anche dai miei colleghi, da alcuni che non hanno compreso ciò che facevo. Ho subito cattiverie e calunnie. Ma ho continuato a fare il mio lavoro di giornalista come mi è sembrato giusto: seguendo i fatti, cercando le notizie, controllandole e pubblicandole. Questo mi ha distinto dagli altri cronisti.
I miei colleghi di Enna non sono venuti al Palazzo di Giustizia in occasione di nessuna delle 15 udienze che, sebbene siano state celebrate a porte chiuse, hanno dato l’opportunità di conoscere gravi fatti emersi dagli atti e meritevoli di essere comunicati all’opinione pubblica.
Lo so che molti non la pensano come me, ma io sono convinta di non avere torto. Ho riflettuto molto per trovare il modo di convincere alcuni colleghi che puntualmente hanno cercato di sminuire o smentire le notizie vere che io pubblicavo dopo averle cercate trascorrendo ore e ore su questa panca dietro la porta dell’aula in cui si svolgeva l’udienza.
A un certo punto, per dare concretezza ai gravi fatti che raccontavo e che altri negavano facendo credere che li avessi inventati io, ho ritenuto necessario pubblicare il contenuto di alcune chat a sfondo sessuale tra il sacerdote e un giovane uomo. Quelle chat indicano la portata delle accuse di cui deve rispondere. Erano contenute nell’ordinanza di arresto del prete, un documento che era nelle mie mani come in quelle di centinaia di altri giornalisti che però non ne avevano dato notizia, non capisco perché.
Con quella notizia ho rotto una cortina di silenzio inspiegabile e a quel punto i legali del sacerdote, mi hanno denunciato per diffamazione e diffusione di atti procedurali, hanno chiesto il sequestro del mio computer e di tutti i miei supporti informatici.
Per fortuna la Procura ha chiesto l’archiviazione della querela, perché avevo pubblicato atti già noti alle parti, ma gli avvocati dell’imputato si sono opposti. Dunque, il processo è andato avanti. Il 21 marzo prossimo dovrò comparire davanti al Gup.
Nel frattempo mi è arrivata un’altra querela della stessa persona, per un altro articolo sulla stessa vicenda, sempre con le stesse modalità e richieste. Anche in questo caso c’è stata la richiesta di archiviazione del pm e l’opposizione dei legali del sacerdote. Dunque sarò in udienza davanti al Gup anche il 19 marzo 2024.
Queste due querele che pendono sulla mia testa mi angosciano, mi espongono a considerevoli spese legali. Spese che pesano molto sul mio bilancio personale di giornalista freelance.
Ringrazio molto l’Ordine dei Giornalisti, l’Assostampa sia siciliana che di Enna, il presidente della FNSI Vittorio Di Trapani e tutti gli altri che mi hanno manifestato la loro piena solidarietà.
Ma ancor di più sono grata a Ossigeno per l’Informazione, che ha compreso la mia situazione, si è messo al mio fianco nel processo e mi ha dato un sostegno concreto per pagare le spese legali.
Non vedo l’ora di vedere scritta la parola “fine” su questa vicenda che ha stravolto la mia vita.
Pierelisa Rizzo
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