Roma. Scritte offensive contro il cronista anti rave
“Infame”. E’ la quinta volta per Marco Pasqua del messaggero.it che è anche un attivista gay. Dice: mi insultano perché scrivo che queste feste illegali sono rischiose per chi vi partecipa
“Marco Pasqua infame”. Questa scritta murale è apparsa Roma, ai primi giorni di febbraio 2020, in via De Lollis, nel quartiere San Lorenzo. A rendere noto l’accaduto, sul suo profilo Facebook, è stato lo stesso Marco Pasqua, giornalista del Messaggero.it e attivista impegnato nella difesa dei diritti di lesbiche, gay e trans. Pasqua ha spiegato di non avere presentato alcuna denuncia formale e che questo non é il primo episodio di intimidazione di questo tipo che subisce. La scritta è siglata con un fulmine dentro un cuore. Poco lontano dal muretto dove è apparsa la scritta, c’è una struttura occupata che è luogo di aggregazione per studenti, alcuni dei quali appartenenti ai collettivi studenteschi, spiega Pasqua.
“Ho già presentato decine di denunce formali per fatti analoghi. Stavolta non l’ho fatto. Mi sono stancato. Però queste intimidazioni mi stimolano a proseguire nel mio lavoro. Quel giorno – ha raccontato il giornalista a Ossigeno – una persona che conosco e lavora in quella zona -mi ha avvertito che c’era quella scritta. Sono andato subito a verificare e ho denunciato il fatto sul mio profilo”.
I PRECEDENTI – Andando a ritroso nel tempo, l’ 11 maggio 2019, all’ingresso dell’Università La Sapienza di Roma, durante una festa non autorizzata, furono affissi dei manifesti raffiguranti il giornalista con la scritta “Io non posso entrare”. In quella circostanza, essendo comparsa sui manifesti anche la sua foto, Marco Pasqua presentò una denuncia alla Digos. “Non posso sapere con certezza chi siano gli autori, ma sicuramente sono persone alle quali non piacciono i miei articoli di denuncia contro le feste non autorizzate che si svolgono in luoghi pubblici e si fa pagare un biglietto per partecipare. Certamente i miei articoli hanno infastidito qualcuno”, afferma. A queste feste, che in media si svolgono due, tre volte l’anno, ha spiegato, partecipa molta gente, anche 3-4 mila persone e una volta è morto un ragazzo. “Io – prosegue il giornalista – ho denunciato i rischi, ne ho fermato alcune a San Lorenzo e per questo non sono il benvenuto in quel quartiere”.
Un altro episodio è accaduto nel marzo 2019 quando sui muri del quartiere Primavalle di Roma apparve la scritta “M. Pasqua Culo. Messaggero!”. La scritta – ricorda Pasqua – era firmata CAV che sta per “piazza Cavour”. Il giornalista aveva scritto alcuni articoli su “soggetti di estrema destra che si ritrovano in piazza Cavour. “In quella occasione anche il sindaco di Roma, Virginia Raggi, mi espresse la sua solidarietà”. Fabrizio Marrazzo, portavoce del Gay Center di Roma definì quella scritta un “atto omofobo ed intimidatorio contro la libertà di informazione”.
A maggio 2018 a San Lorenzo, apparve la scritta “Infame”, e a giugno dello stesso anno, dopo alcuni articoli sulla movida fuori controllo di Trastevere, un’altra scritta intimidatoria apparve sui muri di piazza San Cosimato, proprio in quel quartiere. “Dopo le mie denunce la polizia mise un presidio fisso tutti i fine settimana delle forze dell’ordine in quella piazza. Posso supporre che i trapper romani di San Calisto non abbiano gradito”.
COA
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