Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Roma. Cosa dicono i tre cronisti fermati e trattenuti dalla polizia per l’identificazione

L’incidente del 23 maggio ripropone l’esigenza, già avvertita, di realizzare iniziative di polizia e giornalisti per creare un clima di comprensione e rispetto reciproco

OSSIGENO 6 luglio 2024 – Ha suscitato proteste e richieste di chiarimenti il fermo di tre cronisti, a Roma, la mattina del 23 maggio 2024, effettuato da agenti di polizia della Digos nei pressi del Ministero del lavoro. Un comunicato ufficiale afferma che avevano rifiutato di farsi identificare. Questa versione è smentita dalle dichiarazioni rilasciate a Ossigeno dai tre fermati. In particolare, uno di loro, Roberto Di Matteo, fa notare con preoccupazione che il ministro dell’Interno ha avallato una ricostruzione che non rispetta la realtà dei fatti (leggi la sua dichiarazione).

OSSIGENO per l’Informazione ritiene che questo episodio e altri recenti episodi di Padova e Messina ripropongono con urgenza l’esigenza, già avvertita in occasione di altri incidenti, di realizzare iniziative congiunte di formazione di polizia e giornalisti per creare un clima di maggior comprensione e rispetto reciproco fra le forze di polizia impegnate in compiti di ordine pubblico e i giornalisti impegnati a documentare le manifestazioni di protesta, elaborando un codice di comportamento condiviso, come avviene in altri paesi, sul modello di quello messo a punto da Ecpmf, Ossigeno, EFJ, Index, OBCT e SEEMO, presentato il 4 dicembre 2019 (leggi il Codice).

I FERMATI del 23 maggio 2024 sono due giornalisti e un fotografo di cronaca: Angela Nittoli, giornalista freelance, videomaker, collaboratrice de ilfattoquotidiano.it, Roberto Di Matteo, giornalista freelance e videomaker; Massimo Barsoum, fotografo freelance, collaboratore del Corriere della Sera e di altre testate.

IL FATTO – Quel giorno ciascuno di loro aveva appreso da proprie fonti che gli attivisti per la difesa del clima di ‘Ultima Generazione’, noti per aver imbrattato vari monumenti con vernici lavabili, avrebbero fatto una delle loro spettacolari manifestazioni di protesta a Roma nei pressi del Ministero del Lavoro. Perciò si erano recati in quella zona per cercare di saperne di più. Erano lì quando alcuni agenti in divisa e altri in borghese li hanno fermati e hanno chiesto di mostrare i loro documenti e di spiegare perché si trovavano lì. I tre hanno mostrato i documenti e hanno dichiarato di essere rappresentanti della stampa e che, per lavoro, volevano documentare la manifestazione di Ultima Generazione. A questo punto gli agenti hanno ordinato a ognuno dei tre di non usare i telefoni cellulari e le attrezzature da ripresa, li hanno fatti salire su un’auto di servizio e li hanno portato al Commissariato di Castro Pretorio. negli uffici della polizia sono stati trattenuti per due ore con divieto di comunicare con l’esterno. Sono stati lasciati ad attendere in una cella di sicurezza, con la porta aperta ma sorvegliata. Due di loro, Roberto Di Matteo e Angela Nittoli, hanno subito una perquisizione personale. Angela Nittoli, ha raccontato sul suo giornale (leggi) come ha vissuto quelle due ore: con incredulità e disorientamento. Quando ha avuto il permesso di andare in bagno ha dovuto lasciare la porta socchiusa, con una poliziotta a piantonare..

La notizia del loro fermo si era diffusa subito e, a caldo, veniva giustificata informalmente con motivazioni rivelatesi infondate. Queste: rifiuto di farsi identificare, mancata esibizione del tesserino di iscrizione all’Ordine dei giornalisti.

Queste le dichiarazioni dei tre fermati

ANGELA NITTOLI – “Io e i miei colleghi “- racconta Angela Nittoli a Ossigeno – ci siamo qualificati subito come cronisti. Abbiamo mostrato i tesserini. Avevamo addosso le attrezzature di lavoro. Ciò che è successo è incomprensibile. Spero davvero che non capiti mai più, né a me, né ai miei colleghi che fanno cronaca per strada. Faccio questo lavoro da vent’anni e non mi era mai capitata una cosa simile. Il fermo, la perquisizione personale, la cella di sicurezza, dover andare in bagno con la porta socchiusa… E poi il rilascio senza spiegazioni!”

MASSIMO BARSOUM – “Ciò che è successo è strano, é incomprensibile – dice Massimo Barsoum a Ossigeno – perché la prima cosa che io e gli altri abbiamo fatto è stata qualificarci come ‘stampa’. Quando i miei colleghi hanno esibito le loro tessere professionali, gli agenti non hanno voluto vederle. Hanno voluto solo carte di identità. Io sono un fotografo di cronaca nera, lavoro per la La Presse e il Corriere della Sera. Non avevo con me la tessera professionale perché la mia iscrizione all’albo è in itinere. Ma sono conosciuto come foto cronista ed era evidente che fossi là per il mio lavoro. Me ne sono stato tranquillo ad aspettare. Non è la prima volta che mi accade di essere fermato. Perciò quando mi reco in un luogo per lavoro e ci sono polizia e carabinieri, in genere li anticipo qualificandomi subito come rappresentante della stampa. Loro controllano i miei documenti, accertano che sono lì per lavoro e tutto finisce lì. Questa volta non so cos’è successo. Hanno esagerato. Non ce n’era davvero bisogno”.

ROBERTO DI MATTEO – “Ciò che è accaduto – ha dichiarato Roberto Di Matteo a Ossigeno – io e i miei colleghi lo abbiamo raccontato e ripetuto più volte con dovizia di particolari: la cella, la perquisizione, il verbale per noi incompleto. Pensavamo che bene o male la vicenda, seppur grave, si fosse chiusa così. Invece il vero problema è nato dopo, con tutte le implicazioni correlate, dal comunicato diffuso secondo il quale noi tre eravamo stati portati in commissariato perché non ci eravamo fatti identificare dimostrando di essere dei giornalisti. Questo non è vero! Come possono dirlo? Evidentemente gli agenti che ci hanno fermato hanno fornito una relazione di servizio che permette di dirlo, che ha dato modo al Ministro Piantedosi di dire in conferenza stampa che c’era stato un equivoco. Non capisco. Perché mai io avrei dovuto rifiutare di farmi identificare, sapendo che bastava questo per andare a fare il mio lavoro? Non riesco proprio a spiegarmelo. Per me è devastante. Mi chiedo: se un servitore dello Stato mente o riferisce i fatti in modo impreciso e il Ministro accetta la sua versione senza verificare se i fatti sono andati proprio in quel modo, fin dove possono spingersi le forze di polizia di un paese democratico? Fino a che punto possono esercitare l’uso legittimo della forza fisica? Dopo quello che ho vissuto non so rispondere a questa domanda e questo mi fa paura” (Leggi la sua dichiarazione integrale).

ACCUSE E SCUSE – L’Ordine nazionale dei giornalisti e la Federazione nazionale della stampa si sono schierati “a fianco dei giornalisti ai quali è stato impedito di svolgere il loro lavoro, subendo anche un danno economico, e sosterranno i colleghi che vorranno chiedere risarcimenti allo Stato che ha violato i loro diritti”. Una nota del Dipartimento della Pubblica Sicurezza afferma che “non è mai stata data una direttiva operativa che preveda l’identificazione di giornalisti e operatori dell’informazione in occasione di manifestazioni pubbliche”, e che quanto capitato ai giornalisti a Roma dipende dal fatto che non si sarebbero qualificati come tali. Circostanza che gli interessati hanno smentito, affermando invece di essersi immediatamente qualificati come stampa. Neanche le generiche scuse del Ministro Piantedosi hanno placato le polemiche, alimentate anche dal fatto che negli ultimi mesi altri giornalisti sono stati fermati dalla polizia in circostanze analoghe: Fabrizio Bertè a Messina (vedi Ossigeno) e Edoardo Fioretto a Padova (leggi).

IL PREFETTO GRASSI – Per chiarire la vicenda e dissipare i dubbi, il 10 giugno Fnsi e Odg nazionale hanno incontrate al Viminale il Prefetto Raffaele Grassi, vicedirettore generale della PS, direttore centrale della polizia criminale. Il Prefetto ha assicurato che non esiste alcuna direttiva della polizia per limitare il lavoro dei giornalisti che seguono le manifestazioni di piazza. A nome del ministero, si è detto dispiaciuto dell’accaduto, ha continuato ad assicurare che si è trattato di episodi isolati e ha garantito che non si ripeteranno (leggi). ASP – LT

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