Rocchelli, parla il maresciallo dell’ antiterrorismo
Markiv poteva sparare, ha detto. Il 15 marzo sarà ascoltato l’imputato e il 22 marzo il tassista che portò il fotoreporter nella zona dell’attacco
Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotororeporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. Leggi qui i precedenti articoliVitaly Markiv era sulla collina e dalla sua postazione poteva vedere la Zeus Ceramica, la fabbrica a pochi metri dalla quale è avvenuto l’attacco nel quale sono rimasti uccisi Andy Rocchelli e Andrei Mironov.
Venerdì 22 febbraio 2019, nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Pavia, si è tenuta l’ottava udienza del processo a carico del soldato italo-ucraino Vitaly Markiv, accusato dell’omicidio del fotoreporter pavese Andy Rocchelli. L’udienza è stata più breve delle precedenti, è durata due ore e mezza. La Corte ha ascoltato un maresciallo del corpo antiterrorismo, che ha avuto il compito di analizzare il materiale trovato sul tablet sequestrato a Markiv e di confrontarlo con immagini e video presenti su fonti aperte, ovvero sui social network.
Per mantenere segreta la sua identità, il maresciallo, ha parlato al riparo di un paravento. I controlli sono stati rafforzati per evitare che qualcuno del pubblico lo fotografasse o effettuasse registrazioni durante l’udienza.
Dall’esame delle immagini acquisite, gli agenti del nucleo antiterrorismo hanno potuto confermare che, dalla postazione in cui si trovava Markiv ,era possibile aprire il fuoco verso la zona in cui furono colpiti Rocchelli, Mironov e William Roguelon, reporter francese, unico sopravvissuto all’attacco.
Questa valutazione non coincorda con quella effettuata, nella precedente udienza, dai due senatori ucraini, ex comandanti della guardia nazionale nella quale combatteva Markiv. Secondo loro, la visuale sulla zona dell’attacco dalla collina era estremamente ridotta. I senatori avevano dichiarato che Markiv non aveva accesso ai mortai, in uso solamente all’esercito ucraino, e il maresciallo ha confermato che dalle analisi del nucleo antiterrorismo non è stato possibile riscontrare la presenza di mortai nella postazione di Markiv.
Rispondendo alle domande del pm Andrea Zanoncelli il maresciallo ha poi riportato il contenuto di una intercettazione ambientale fatta mentre Markiv era in carcere. Durante una conversazione con alcuni rappresentanti dello stato ucraino Markiv avrebbe detto: «Se si dice a una persona “non andare nella savana, è pericoloso, lì c’è il leone e ti mangia” e questa persona ci va lo stesso e viene mangiata, che cosa si fa? Si mette in carcere il leone?».
Elementi che accentuano la distanza fra la tesi degli ex comandanti della guardia nazionale e la ricostruzione effettuata invece dalla squadra dell’antiterrorismo.
Ora l’attenzione si concentra sulle prossime due udienze, fondamentali per il processo: il 15 marzo verrà ascoltato l’imputato Vitaly Markiv, e il 22 marzo arriverà in Tribunale il tassista che il 24 maggio del 2014 portò vicino alla Zeus Ceramica Andy Rocchelli, Andrei Mironov e William Roguelon.
Giacomo Bertoni
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