Calabria. Agenti vietano a Klaus Davi di filmare durante messa in memoria del boss Tegano
Il rito di suffragio che si celebrava nel Duomo era stato annunciato da molti manifesti affissi per la città. La polizia chiamata dalla figlia del defunto
OSSIGENO 4 ottobre 2021 – Il giornalista e massmediologo Klaus Davi, che da anni pubblica video e notizie per illuminare i comportamenti di familiari e sodali di noti ‘ndranghetisti e per questo ha subito intimidazioni e aggressioni, il 7 agosto 2021 è stato costretto a uscire dalla Cattedrale di Reggio Calabria mentre si celebrava una messa di suffragio nel trigesimo della morte del boss Giovanni Tegano. Alcuni agenti, su richiesta dei familiari del defunto lo hanno fatto uscire, poi lo hanno riammesso a condizione di non effettuare riprese video. E’ un abuso, ha commentato il giornalista, e ha denunciato la figlia del boss.
Klaus Davi aveva notato i manifesti che annunciavano la funzione e aveva deciso di partecipare al rito per documentare il fatto che dopo le parole del Papa contro le mafie si celebrasse in Duomo la commemorazione di un capo delle ‘ndrine, protagonista delle più sanguinose guerre di ‘ndrangheta”.
“Tu disturbi la famiglia”, gli ha detto Angela Tegano, la figlia del boss, e ha chiamato la polizia per farlo allontanare. Gli agenti lo hanno accompagnato fuori dal Duomo, lo hanno identificato e dopo animata discussione gli hanno permesso di rientrare in chiesa vietandogli però di continuare a fare riprese con la spy cam (leggi).
VITTIMA DI UN ABUSO – “C’è stato uno schieramento di agenti perché disturbavo il dolore della famiglia? Chissà – ha raccontato Klaus Davi ad Ossigeno, che più volte ha riferito di intimidazioni e minacce (vedi) contro di lui – che cosa avrà raccontato la signora Tegano per smuovere perfino una funzionaria di polizia. I manifesti affissi per la città volevano proprio affermare la “potenza” della famiglia, che aveva ottenuto il Duomo per la messa di suffragio. Ho dovuto spegnere la spy cam mentre tutti gli altri presenti hanno potuto fare riprese. Mi ritengo vittima di un abuso. Ho consultato anche esperti di diritto canonico. Mi hanno confermato che le cerimonie in Duomo sono pubbliche, e che per il Concordato fra Stato italiano e Chiesa le forze dell’ordine non possono entrare in un luogo di culto armate, se non chiamate dal parroco per motivi di sicurezza. I poliziotti che mi hanno prelevato, certo in buona fede perché male informati, avevano le armi di ordinanza. Una situazione surreale, che mi ha spinto a sporgere denuncia ai Carabinieri per procurato allarme contro la signora Angela Tegano”, ha concluso il giornalista.
SOLIDARIETA’ – Klaus Davi ha ricevuto espressioni di vicinanza e solidarietà da Ossigeno per l’informazione. LT
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