Querele. La Cassazione accoglie ricorsi sul merito
Il Parlamento approvi la riforma della diffamazione per eliminare le norme punitive per i giornalisti
OSSIGENO 26 GIUGNO 2023 – di Pierluigi Franz – Voglio segnalare la sentenza con cui la Corte di Cassazione il 13 ottobre 2022 ha annullato senza rinvio la condanna di due direttori responsabili, i giornalisti Peter Gomez ed Ersilio Mattioni, che nel 2021 erano stati condannati dalla Corte d’Appello di Milano a versare complessivamente seimila euro per danni da diffamazione all’ allora vice presidente della Regione Lombardia Mario Mantovani, che nel 2016 si era ritenuto offeso dalla pubblicazione di due articoli. Sono stati prosciolti “perché il fatto non sussiste perché, in maniera assorbente rispetto agli altri motivi, difetta la offensività della condotta incriminata”
Con questa sentenza (n, 503 del 2023, scaricabile a questo link ) la quinta sezione penale della Cassazione apre una strada che sembrava ostruita. E’ perciò importante non soltanto per i due assolti, ma per tutti i giornalisti italiani, perché apre la strada a una tipologia di ricorsi in materia di diffamazione che sembrava esclusa dalle recenti regole dettate dal Parlamento.
In base a a quelle regole i ricorsi alla Suprema Corte devono essere prevalentemente circoscritti a questioni di puro diritto e non di fatto. Invece questa sentenza ha consentito ai giornalisti e ai direttori responsabili accusati di diffamazione a mezzo stampa di far riesaminare le condanne subite proprio in merito alle affermazioni contenute in un articolo (o anche nel titolo) e ritenute denigratorie dal querelante.
In pratica per la diffamazione, la Cassazione fa un’eccezione alle nuove regole che il Parlamento aveva dato.
E’ un buon vantaggio per gli imputati, ma non risolve tutti i problemi.
Rimane necessario, come ha sollecitato ripetutamente anche “Ossigeno per l’Informazione”, che il Parlamento approvi al più presto una seria legge organica contro le querele pretestuose e/o temerarie, per evitare, ad esempio, come in questo caso, che paradossalmente giornalisti assolti in via definitiva dopo quasi sette anni di processo debbano pagare le parcelle degli avvocati che li hanno difesi nel processo penale.
Lasciare questo e altri pesi sulle spalle di pubblicisti, freelance, precari e altri giornalisti che lavorano per piccole testate, potrebbe spingerli a scegliere di non scrivere più una riga sulle notizie ritenute scomode.
Così si impedirebbe ai cittadini di essere compiutamente e correttamente informati e sarebbe una violazione dell’art. 21 della Costituzione. Il parlamento non può permettere che le querele pretestuose ed infondate, anche per effetto della lunga durata dei processi che ne conseguono, siano utilizzate impunemente come uno strumento di censura, come un inaccettabile bavaglio alla libertà di stampa.
Pier Luigi Franz
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