Querele bavaglio. La nuova direttiva della Commissione UE
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A difesa di giornalisti e difensori dei diritti umani – Italia e gli altri 26 paesi dovranno approvarla entro due anni – Una Raccomandazione
OSSIGENO – Bruxelles, 27 aprile 2022 – Giornalisti e difensori dei diritti umani insieme in una Direttiva (proposta di legge) europea e in una Raccomandazione annunciate oggi, 27 aprile, dalla Commissione europea, con il supporto del Parlamento europeo.
La Direttiva (che entrerà in vigore allo scadere di due anni da oggi, previa l’approvazione dei Paesi Ue che dovranno includerla nella legislazione nazionale) e la Raccomandazione (che entra in vigore oggi) mirano a proteggere sia i giornalisti sia i difensori dei diritti umani impegnati a denunciare le procedure contrarie al pubblico interesse (le cosiddette SLAPPs).
“I giornalisti – si legge nel testo della Raccomandazione – svolgono un ruolo importante nel facilitare il dibattito pubblico sulla diffusione di informazioni, opinioni e idee. E’ essenziale che a loro venga lasciato lo spazio necessario per contribuire a un dibattito aperto, libero ed equo per opporsi alla disinformazione e alle interferenze manipolative, compresi interventi di Paesi terzi. I giornalisti devono poter svolgere la loro attività in maniera efficace per garantire che i cittadini possano accedere a una pluralità di vedute nelle democrazie europee”.
Nel presentare oggi alla stampa internazionale a Bruxelles i testi dei due documenti (anche se quello della Direttiva potrebbe essere modificato dai singoli Paesi Ue), la Commissaria europea Vera Jourova ha esordito spiegando di aver fermamente voluto questa nuova proposta di legge europea anche “perché lo avevo promesso alla famiglia di Daphne Caruana Galizia”, la giornalista maltese barbaramente uccisa nell’esplosione della sua auto 5 anni fa e oggetto per anni di minacce e querele pretestuose per i suoi scritti sui giornali maltesi.
Dopo quell’assassinio, ha spiegato Jourova parlando con i giornalisti, “ci siamo resi conto dell’ampiezza del fenomeno” delle minacce ai giornalisti ed è iniziato il lavoro che ha portato alla formulazione di queste nuove disposizioni.
Per garantire la partecipazione dei cittadini in democrazie degne di questo nome, prosegue il testo della Raccomandazione pubblicata oggi, “è necessario accedere a un’informazione affidabile che possa portare ad esprimere idee in uno spazio pubblico dove accogliere liberamente diversi punti di vista”.
Per facilitare questo processo è importante che giornalisti e difensori dei diritti umani “vengano protetti da procedure giudiziarie punitive che scoraggino la partecipazione del pubblico” (dall’acronimo inglese SLAPP). Tali procedure rappresentano un abuso e appesantiscono il lavoro dei tribunali non per “fare giustizia” ma per penalizzare gli imputati costringendoli al silenzio. Processi infondati possono trasformarsi in abusi legali in materia civile o penale ma anche amministrativa. “Spesso – procede il testo della Raccomandazione – questi processi vengono avviati da enti o individui potenti (lobby, compagnie o organismi statali) nel tentativo di ridurre al silenzio il dibattito pubblico”, a volte basandosi anche su procedure chiaramente infondate o criminose che possono avere un effetto negativo sulla credibilità e reputazione dei giornalisti, sulla loro capacità di svolgere la propria attività e incidendo gravemente sulle loro risorse finanziarie.
L’esistenza di tali procedure rischia quindi di avere un effetto deterrente sul lavoro dei giornalisti e dei difensori dei diritti umani contribuendo all’autocensura cui essi ricorrono per evitare ulteriori processi e diventando quindi un fattore di impoverimento del dibattito pubblico a danno di tutta la società”.
Un chiaro esempio dell’uso di SLAPPs è il caso della giornalista d’inchiesta Daphne Caruana Galizia che prima di essere assassinata a Malta aveva accumulato più di 40 processi per diffamazione per il suo lavoro.
Già nel 2021 la Commissione Ue aveva adottato una Raccomandazione per assicurare la protezione e sicurezza dei giornalisti e altri professionisti dei media in Europa. Nel documento odierno si invitano i Paesi membri dell’Ue ad affrontare in modo coerente ed efficace questo problema facilitando la consapevolezza del problema e incoraggiando la competenza specie tra i professionisti legali e tra coloro che avviano procedure chiaramente infondate e pretestuose. I Paesi dell’Ue dovranno quindi assicurarsi che sia possibile evitare questo tipo di procedura puntando su altri rimedi come ad esempio il pagamento dei danni a vantaggio di chi soffre per le conseguenze di una procedura per Slapp o imporre multe proporzionali e dissuasive agli autori di Slapp.
I Paesi Ue dovranno quindi rivedere le proprie procedure in fatto di diffamazione per garantire che esse non possano essere usate contro giornalisti e difensori dei diritti umani nell’ambito di processi pretestuosi chiaramente senza fondamento.
Inoltre essi dovrebbero garantire che le pene nei processi per diffamazione non siano eccessive e sproporzionate. Si incoraggiano inoltre i Paesi Ue “a rimuovere senza indugio dai loro sistemi legali le condanne al carcere per reati di diffamazione”.
La Raccomandazione invita quindi organizzazioni autonome e associazioni professionali ad adeguare i loro standard deontologici e codici di condotta a quando indicato e invita a offrire opportunità di formazione alle professioni legali che potranno così accrescere la loro capacità di individuare i casi di processi infondati o illegittimi.
Allargando quindi questa formazione ai giornalisti, associazioni di categoria e professionisti dell’informazione e ai difensori dei diritti umani servirà ad aiutarli a riconoscere il problema e a fornir loro le competenze legali necessarie per evitare di incorrere nel rischio di procedure legali addestrandoli a conoscere meglio il problema e sapersi difendere.
La formazione dei giornalisti dovrà anche ispirarsi agli standard etici e alle linee guida fissate dalle associazioni stampa nazionali, e dovrà poter utilizzare tutte le tecnologie, compresa quella online.
In tal modo si potranno avere professionisti legali e giornalisti in grado di conoscere le procedure e capaci di lavorare con consapevolezza. Vanno anche coinvolti gli studi legali che difendono gratuitamente i giornalisti presi di mira da procedure giudiziarie pretestuose, i centri universitari che forniscono questo tipo di supporto, le organizzazioni che segnalano e denunciano i casi di “Slapp” e le organizzazioni che forniscono assistenza finanziaria o altro a chi è oggetto di processi pretestuosi o chiaramente infondati. I Paesi Ue dovrebbero quindi fornire fondi e promuovere il finanziamento a livello europeo di organizzazioni che forniscono guida e supporto a chi è oggetto di procedure infondate e pretestuose.
Un monitoraggio più sistematico contro procedure di questo tipo sarà quindi necessario per far fronte a questo problema. I dati raccolti dovrebbero includere sufficienti informazioni per meglio quantificare e comprendere al fine di fornire il necessario supporto alle vittime. I Paesi Ue dovrebbero incaricare uno o più enti della raccolta e analisi dei dati sulle procedure processuali chiaramente infondate o processi pretestuosi avviati nei tribunali nazionali.
Per facilitare la raccolta dei dati le autorità preposte a questo potranno stabilire punti di incontro in modo che le autorità giudiziarie, le organizzazioni professionali e quelle non governative, i difensori dei diritti umani, i giornalisti e altri possano condividere i dati sulle procedure processuali chiaramente infondate o pretestuose.
A una di tali autorità dovrà essere affidato il compito di coordinare le informazioni e riferire sui dati raccolti a livello nazionale dalla Commissione Ue su base annuale a partire dal 2023.
I Paesi membri devono garantire la veridicità dei dati raccolti e assicurarsi quindi che il processo di raccolta dati segua standard professionali che le autorità che assicurano tale processo possano garantire come autonomi. I dati raccolti vanno poi pubblicati in maniera accessibile sui siti web e altri strumenti di informazione. Tra i dati raccolti vanno anche incluse le informazioni relative ad ogni caso, se ad esempio ci sia stata reiterazione prima dell’avvio del processo contro uno stesso imputato o un querelante.
Un ultimo avvertimento della Raccomandazione è che ogni Paese membro possa garantire che le proprie norme applicabili ai casi di diffamazione non incidano sulla libertà di espressione e sull‘ esistenza di un sistema di informazione pluralistico e sulla partecipazione del pubblico. In particolare si raccomanda che le pene per reati di diffamazione non siano eccessive o sproporzionate. E’ per questo che si invitano i Paesi membri a rimuovere dal loro sistema legislativo le condanne al carcere per questo tipo di reati.
La formazione professionale dei giornalisti e difensori dei diritti umani viene incoraggiata al massimo anche per rafforzare la loro capacità di difendersi dai processi penali chiaramente infondati.
Gli standard etici vanno anche inclusi nella formazione dei giornalisti anche con la testimonianza di chi è stato colpito da procedure processuali pretestuose.
I Paesi Ue dovrebbero infine identificare e sostenere le organizzazioni che offrono guida e supporto per questi obiettivi, siano esse associazioni di professionisti legali, consigli professionali, associazioni di difensori dei diritti umani, associazioni a livello sindacale, uffici legali che lavorano pro bono (gratuitamente) e altre Ong.
I Paesi membri dovrebbero affidare a una o più entità il compito di raccogliere ed elaborare, nel rispetto delle norme e protezione dati, i casi di procedure infondate o pretestuose (Slapp) avviate sotto la loro giurisdizione.
La Raccomandazione conclude infine invitando I Paesi Ue a utilizzare al massimo i fondi disponibili a livello europeo per mettere in atto le norme specifiche indicate in questo documento e favorire il finanziamento di enti pubblici o privati, comprese le organizzazioni volontarie specie nell’ambito del programma CERV e della Giustizia europea.
La Raccomandazione della Commissione Ue del 27 aprile 2022 è stata firmata dal Commissario europeo alla Giustizia Didier Reynders
MLF
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