Querela, sequestro e danni per critiche ad azienda Brioni in crisi
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Sequestro preventivo di 7 file allegati ad articolo del CorriereQuotidiano.it. Querelato l’autore. Chiesti danni all’editore
Il 17 novembre 2017 la polizia giudiziaria di Catania, su disposizione del Tribunale de L’Aquila, ha effettuato il sequestro preventivo di sette file riproducenti buste paga di dirigenti delle aziende Brioni S.p.A. e Roman Style S.p.A., leader nel settore dell’abbigliamento maschile, che operano in Abruzzo. I file erano allegati a un articolo di Mauro D’Agostino, collaboratore del giornale online il CorriereQuotidiano.it, pubblicato il 7 giugno 2017. Un mese prima del sequestro dei file, il 17 ottobre, i carabinieri di Collecorvino (Pescara) avevano notificato a Mauro D’Agostino l’apertura di un’indagine a suo carico per diffamazione, a seguito di una querela dell’azienda.
L’Ufficio di Assistenza Legale Gratuita di Ossigeno ha assunto la difesa di Mauro D’Agostino, che non ha avuto questa assistenza dal suo editore (leggi la motivazione).
Le aziende avevano intimato al giornale la rimozione dell’articolo già il giorno dopo la pubblicazione dell’articolo, definendolo lesivo dell’immagine della società e dannoso per i rapporti commerciali.
Mauro D’Agostino aveva pubblicato quell’articolo nel quadro di un’inchiesta a puntate che il corrierequotidiano.it ha ospitato fra il 10 marzo e il 19 giugno 2017.
Secondo la prospettazione dall’autore dell’articolo, dai file sequestrati emergeva che alcuni dirigenti si erano assegnati dei premi di produzione mentre il fatturato della società scendeva progressivamente.
Nel 2016 l’azienda aveva dichiararato che 400 degli oltre mille dipendenti dei tre stabilimenti che si trovano in provincia di Pescara erano in esubero. Nel corso della vertenza su cui erano intervenuti il Governo, la Regione e i sindacati, gli esuberi erano stati ridotti a 139 e affiancati da uscite incentivate e da una riduzione dell’orario di lavoro e delle paghe.
CAUSA PER DANNI – Dieci giorni dopo il sequestro preventivo dei file, il 28 novembre 2017, la società editrice del CorriereQuotidiano.it (SL Mediainvest s.r.l), ha avuto notifica dell’avvio di una procedura di mediazione, preludio a una citazione per danni, da parte della stessa società Brioni. Nel documento si legge che “l’istanza – presentata al Tribunale civile di Roma – è rivolta nei confronti della testata corrierequotidiano.it per diffamazione a mezzo stampa”. Sono contestati 14 articoli , prevalentemente a firma di D’Agostino, pubblicati tra il 10 marzo e il 29 settembre 2017.
In essi D’Agostino, prendendo spunto da un incidente accaduto a un operaio all’interno dell’azienda, scrive di un presunto mancato rispetto delle norme di sicurezza, di carenza dei servizi igienici, di cattiva gestione degli stipendi e delle gare d’appalto. Presumibilmente D’Agostino è stato querelato per gli stessi articoli. Tra quelli contestati in sede civile c’è anche l’articolo a cui erano allegati i file sequestrati.
RDM
Al di là del singolo episodio che non conosco, occorre al più presto una norma in grado di conciliare il diritto-dovere di cronaca e il diritto alla tutela della persona. Una norma che impedisca condizionamenti anche psicologici futuri dei giornalisti dagli attacchi alla libertà di informare. In che modo? Consentendo al destinatario di un articolo di replicare sulla testata, al giornalista di controreplicare e a un giurì arbitro di decidere se l’articolo sia stato “diffamante”. Ciò sarà in grado di rendere al presunto diffamato l’onore di una cronaca terza capace di ristabilire la verità. In alternativa al giurì occorrerebbe una sezione specializzata, sulla falsariga dell’attuale art. 96 riformato della Costituzione sul Tribunale dei ministri riguardo alle indagini preliminari. Anche l’informazione è un diritto di rango costituzionale. Bisogna uscire dalle vuote affermazioni dell’art. 21 che rimane una norma del tutto inefficace. Ci sono diffamazioni vere e strumentali. I valori in gioco sono di rango costituzionale e credo che la Costituzione vada modificata sulle effettive tutele della funzione informativa. Sul piano civile i giornalisti dovrebbero essere comunque coperti per legge da un’assicurazione obbligatoria contro il rischio di azioni risarcitorie. Peraltro spesso, e concludo, c’è un paradosso di cui nessuno parla. Nella realtà può anche accadere che a mettere il bavaglio sia proprio l’editore. In che modo? Demansionando un giornalista scomodo e impedendogli di continuare a scrivere. O licenziandolo. “Procedure”, queste, come sappiamo, oggi ancora più praticabili dalle “moderne” (contro)riforme del lavoro.
invece di una querela basterebbe una rettifica