Processo Rocchelli, che cosa rivelano le indagini dei Ros
Foto e video sequestrati mostrano l’imputato in abiti militari. I suoi difensori minimizzano: non è strano, faceva parte della guardia nazionale
*Questa cronaca di Giacomo Bertoni è stata prodotta da Ossigeno per l’informazione in collaborazione con La Provincia Pavese, Unione Nazionale Cronisti Italiani, Ordine Giornalisti Lombardia per integrare le cronache dei media con un resoconto oggettivo, puntuale ed esauriente dello svolgimento del processo in corso al Tribunale di Pavia in cui è imputato il presunto responsabile dell’uccisione del fotororeporter italiano Andrea Rocchelli e del giornalista russo Andrey Mironov. Questo testo è stato pubblicato sul sito web ossigeno.info ed è stato inviato a Vienna al Rappresentante per la Libertà dei Media dell’Osce, che segue con attenzione la vicenda. Leggi qui i precedenti articoli
La quinta udienza del processo al presunto assassino del fotoreporter pavese Andy Rocchelli si è tenuta nell’aula della Corte d’Assise del Tribunale di Pavia venerdì 18 gennaio. E’stata incentrata sulle testimonianze dei cinque agenti del ROS (Raggruppamento Operativo Speciale dei Carabinieri) che hanno partecipato alle indagini e all’arresto dell’imputato Vitaly Markiv.
Il primo ad essere ascoltato è stato il colonnello Paolo Storoni, che ha coordinato l’arresto di Markiv e ha risposto alle domande del Pubblico ministero Andrea Zanoncelli.
«Dalle intercettazioni telefoniche fra l’imputato e sua madre – ha detto il colonnello – è emersa la sua partecipazione ad attività militari in Ucraina, e anche la necessità di ritornare in Italia per rinnovare il passaporto scaduto».
Il colonnello Paolo Storoni ha ricostruito l’arresto di Markiv, avvenuto il 30 giugno 2017, al suo arrivo all’aeroporto di Bologna con un volo proveniente da Kiev.
Gli altri militari del ROS hanno illustrato i dati presenti negli strumenti tecnologici appartenuti ad Andy Rocchelli e a Vitaly Markiv, da loro acquisiti e analizzati.
Da un tablet sequestrato a Markiv è emerso il video di una sparatoria. La scena è ripresa da una collina. Più in basso si vede la sagoma bianca dell’edificio della Zeus, l’azienda di ceramica. Si vedono dei binari con un treno abbandonato: lo stesso luogo nel quale, il 24 maggio 2014, Rocchelli, Mironov e Roguelon, subirono l’attacco costato la vita ai primi due.
Il confronto fra i dati Gps di Roguelon e del tablet di Markiv hanno confermato che si tratta proprio della stessa collina dalla quale sarebbero partiti i colpi che hanno ucciso Rocchelli e Mironov, e hanno ferito gravemente il fotoreporter francese Roguelon. La collina dista 1700 metri dal punto in cui si trovavano i fotoreporter. Dopo aver mostrato alcuni soldati, il video inquadra Markiv in abiti militari. Le analisi degli agenti del Ros dicono che il video sarebbe stato registrato sulla memoria del tablet l’8 giugno del 2014.
Sul tablet e sullo smartphone sequestrati a Markiv, secondo i Ros, sono conservate oltre duemila fotografie. Alcuni scatti mostrano un uomo incappucciato, con una catena di ferro al collo, rinchiuso nel bagagliaio di un’automobile, una Skoda Octavia. In alcune immagini scattate poco dopo, si vede lo stesso uomo, con il volto ancora coperto, gettato in una fossa mentre qualcuno non inquadrato nella ripresa lo ricopre di terra. Altre fotografie ritraggono Markiv davanti alla stessa Skoda Octavia.
Quando nell’aula è stata mostrata una foto di agenti della guardia nazionale ucraina con alle spalle una bandiera nazista, Markiv ha chiesto di prendere la parola e ha detto: «Non voglio che la guardia nazionale sia presentata come nazista. La bandiera ritratta in quella foto è soltanto un bottino di guerra».
Analizzando i social network, in modo particolare il profilo Facebook della moglie di Markiv, i ROS hanno trovato, fra l’altro, interviste di Markiv in abiti militari e video di emittenti televisive ucraine.
La prossima udienza è stata fissata per venerdì 25 gennaio.
Giacomo Bertoni
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