Pippo Fava fu ucciso 38 anni fa a Catania dalla mafia che per altri neppure esisteva
Il giornalista denunciava apertamente gli intrecci tra politica, affari e “cavalieri dell’apocalisse”. La sua storia su “Ossigeno – Cercavano la verità” – Un ricordo di Attilio Bolzoni (leggi)
OSSIGENO 4 gennaio 2022 – Gli tesero un agguato, 38 anni fa, la sera del 5 gennaio 1984, sorprendendolo nei pressi del Teatro Stabile di Catania, la sua città. Fu ucciso così da Cosa nostra il giornalista Giuseppe “Pippo” Fava, 59 anni, dal 1982 direttore del mensile “I Siciliani” . Era impegnato da anni a denunciare le collusioni che legavano imprenditori, politici e mafiosi nella città in cui tutti negavano che la mafia fosse presente e in piena attività.
Ci sono voluti dieci anni anni per accertare che fu la mafia a uccidere il cronista. A lungo si cercò di far credere che si trattava di un delitto passionale, come è accaduto anche per coprire altri omicidi di matrice mafiosa. Alla fine i processi hanno accertato che fu il capomafia Nitto Santapaola insieme ad Aldo Ercolano a ordinare di mettere a tacere Pippo Fava. Lo ha confermato definitivamente la Cassazione nel 2003. Dai processi sono usciti assolti Marcello D’Agata, Francesco Giammusso e Vincenzo Santapaola, che erano stati condannati in primo grado come esecutori.
La storia professionale di Pippo Fava, una ricca documentazione e la ricostruzione del lungo iter processuale per accertare le responsabilità della sua morte si possono leggere sul sito di Ossigeno “Cercavano la verità” (giornalistiuccisi.it), dedicato ai trenta giornalisti uccisi da mafie, terrorismo e in zone di crisi.
CHI ERA – In occasione di questo trentottesimo anniversario, il giornalista Attilio Bolzoni che nel 1984 per il quotidiano “La Repubblica” si occupò del delitto Fava, racconta a Ossigeno quanto fu travagliata la ricerca della verità. Attilio Bolzoni, che adesso scrive per il quotidiano “Domani”, ha pubblicato sul blog “Mafie”, in venti puntate, la sentenza d’appello sul delitto del giornalista. Per Ossigeno rispolvera i ricordi e descrive chi era il giornalista, lo scrittore, lo sceneggiatore, il poliedrico intellettuale Giuseppe Fava. «Al di là delle sue denunce sui poteri criminali mafiosi a Catania, la cosa che più colpisce, ancora oggi, di Pippo Fava – sottolinea Bolzoni – è la duttilità e la modernità del suo giornalismo». In un colloquio pubblicato su “Cercavano la verità” (leggi) Bolzoni descrive anche come siano cambiati la mafia e il modo di fare giornalismo negli ultimi quarant’anni.
«Nella Catania dei primi anni Ottanta che negava l’esistenza della mafia, l’unica voce ‘altra’, forte, era quella di Pippo Fava che denunciava gli intrecci tra politica, affari e alcuni imprenditori, i “cavalieri del lavoro” al servizio della mafia o che da Cosa nostra traevano enormi vantaggi, quelli che egli chiamava “I Cavalieri dell’Apocalisse”».
RIMANDATE LE INIZIATIVE PER RICORDARLO – A causa del crescente numero di contagi da Covid-19 nella città di Catania, la Fondazione Fava ha deciso di rinviare a data da definire la consegna del Premio Giornalistico Nazionale 2022, quest’anno assegnato a Paolo Biondani (L’Espresso). Annullato anche il consueto presidio sotto la lapide del giornalista nel giorno dell’anniversario della sua uccisione.
(Ha collaborato Vincenzo Arena)
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