Ossigeno assiste gli ex de l’Unità
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La dissoluzione dell’editore ha lasciato gli ex redattori querelati soli a rispondere in giudizio nei processi per diffamazione intentati 12-13 anni fa
Quest’anno Ossigeno per l’Informazione ha deciso di destinare una parte dei fondi a sua disposizione per la difesa gratuita in giudizio ad alcuni ex giornalisti de l’Unità che, qualche anno fa, si sono ritrovati improvvisamente senza la protezione dell’editore. Come si sia arrivati a questa situazione lo abbiamo già raccontato in un altro articolo (leggi), ricostruendo gli accadimenti che hanno determinato la crisi e poi la cessazione delle pubblicazioni dell’ormai ex storico quotidiano fondato da Antonio Gramsci. Il fatto è che, nonostante l’editore si sia dissolto, a distanza di 12-13 anni dalla pubblicazione dei loro articoli, alcuni giornalisti sono ancora sotto processo per diffamazione a mezzo stampa.
La categoria dei giornalisti, complessivamente, ha sottovalutato e colpevolmente ignorato, fin dall’inizio, la pericolosità latente insita nello svolgimento della professione giornalistica, quasi che ciò non la riguardasse. Per comprendere quanto il mondo dell’informazione non sappia difendere davvero le proprie prerogative e i propri diritti, basti pensare alla categoria degli avvocati, che ha intrapreso iniziative di lotta civile contro la riforma della giustizia penale, in particolare sul tema della prescrizione. Tema cruciale, perché uno Stato che non è in grado di processare un cittadino nell’arco di sette anni e mezzo, o perfino il doppio, avrebbe il dovere di intervenire sulle cause reali della patologia. Perché il diritto alla prescrizione è di rango costituzionale, riconducibile all’articolo 111 della Costituzione, che prevede il diritto del cittadino a un giusto processo. E un processo non può essere giusto se non ha una ragionevole durata. Tutti hanno il diritto a non essere eternamente imputati per un fatto del quale si è praticamente persa la memoria e per il quale è ormai inesistente l’allarme sociale.
Nel mondo del giornalismo, invece, la più grande minaccia è rappresentata dall’isolamento. Un tempo la figura del giornalista era immediatamente associata a una realtà solida e protettiva: il suo giornale, la sua linea editoriale, il suo direttore.
Il giornalista sapeva che qualsiasi cosa fosse accaduta, non sarebbe rimasto solo.
Con la vicenda de l’Unità, questa visione del giornalista forte, armato di diritti e attrezzato nelle risorse sembra essere giunta al capolinea. Ma sulla vicenda di quella testata storica il mondo dell’informazione non sembra abbia fatto scioperi, convegni, riflessioni, manifestazioni, proteste. Nel 2015 quando esplose la situazione, in particolare quando iniziarono i primi pignoramenti dei beni dei giornalisti, gli unici a occuparsi della vicenda furono Ossigeno e uno sparuto gruppo di giornalisti direttamente coinvolti. Perfino il partito di riferimento non ha mosso un dito per salvare l’Unità e i suoi redattori. E con tutta probabilità non aveva alcun interesse a intervenire.
Oggi, a distanza di qualche anno, possiamo assumere la difesa in giudizio di alcuni giornalisti, aiutandoli a sostenere le spese per difendersi. Nel caso di Enrico Fierro, ex giornalista dell’Unità, il nostro intervento appare ancora più doveroso, perché è stato assolto in primo grado dall’accusa di aver diffamato un influente uomo politico. Ora è solo e senza editore, ma deve ancora difendersi in appello. E se per avventura la Corte dovesse ribaltare l’esito del primo grado, Fierro si troverebbe a dover sostenere le spese e il risarcimento dei danni con il proprio patrimonio e con le proprie risorse personali.
L’Unità – anche per il rilievo storico-politico della testata – è un caso clamoroso. Ma le vicende di cronisti orfani di tutela legale, lasciati soli davanti alla macchina della giustizia sono ormai tante e Ossigeno cerca di raccontarle e di documentarle. C’è una scelta che le istituzioni della categoria non possono più evitare: aprire un fronte con gli editori perché siano previsti accantonamenti di bilancio riservati a coprire in toto le disavventure giudiziarie dei giornalisti e dei collaboratori.
GFM
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