Perché la sentenza per la morte del fotoreporter Andrea Rocchelli ci riguarda tutti
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Dichiarazione di Alberto Spampinato, Presidente di Ossigeno, a conclusione del processo di assise di appello di Milano
OSSIGENO – 3 novembre 2020 – In attesa della sentenza del processo penale di appello ai responsabili della morte di Andrea Rocchelli, invito a leggere il dossier che Ossigeno per l’Informazione ha dedicato in questi giorni a questo coraggioso fotoreporter italiano ucciso in Ucraina nel 2014 durante gli scontri nella regione del Donbass. La sentenza è prevista in serata. Il dossier è stato pubblicato ieri nella ricorrenza della Giornata Internazionale dell’Onu per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI).
Il dossier permette di sapere ciò che i media non hanno riferito sull’andamento di questo procedimento iniziato due anni fa a Pavia, al quale pochi hanno prestato la dovuta attenzione. Ossigeno ha invece fornito una copertura giornalistica professionale di tutte le udienze del processo. Lo ha fatto a sostegno dei familiari di Andrea Rocchelli, che si sono costituiti parte civile e invocano verità e giustizia.
Spero anche io che in questo e in altri casi analoghi si faccia giustizia in nome della verità e si respingano pressioni politiche e ragioni diplomatici che pretendono di giustificare crimini che non possono essere giustificati né in tempo di pace né in tempo di guerra.
Ossigeno ha raccolto in un dossier le cronache del processo penale per la morte di Andrea Rocchelli, proprio per sollevare concretamente la questione della troppo vasta impunità di chi si macchia di simili reati. Ha voluto sollevare questa questione partendo da un caso specifico nel quale i giudici di primo grado hanno individuato un responsabile e lo hanno condannato a 24 anni di reclusione, considerandolo colpevole di concorso in omicidio per ciò che ha fatto mentre prestava servizio militare in una zona di conflitto, in un’altra nazione.
La Corte d’appello di Milano dirà oggi stesso come giudica la richiesta di annullare la condanna e come giudica lo Stato ucraino chiamato in causa quale responsabile civile di ciò che è accaduto nel 2014.
I buoni rapporti fra Italia e Ucraina non c’entrano nulla con ciò che i giudici devono decidere. Rapporti che miglioranno se sarà emessa una sentenza equa e giusta. Ritengo che per tutto ciò questo processo sia interessante per tutti coloro che hanno a cuore la lotta contro l’impunità per i crimini contro i giornalisti e per chiunque conosca le enormi difficoltà che spesso ostacolano il lavoro dei giudici impegnati a fare giustizia per un cronista ucciso in una zona di guerra. Mi auguro che il dossier di Ossigeno contribuisca a risvegliare l’attenzione per queste vicende. ASP
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