Padova. Il cronista fermato per 4 ore dalla polizia: loro sapevano già chi ero
Edoardo Fioretto del Mattino di Padova ricostruisce l’incidente del 12 aprile 2024 durante una protesta degli attivisti di Ultima Generazione
OSSIGENO 6 luglio 2024 – Nel pomeriggio del 12 aprile, la Digos di Padova ha fermato il giornalista Edoardo Fioretto, 29 anni, collaboratore del quotidiano “Il Mattino di Padova”, e lo ha trattenuto in questura per oltre quattro ore impedendogli ogni contatto con l’esterno. E’ stato fermato mentre documentava un’azione di protesta del gruppo ambientalista Ultima Generazione. Il giornalista è stato poi rilasciato senza che gli fosse contestata alcuna violazione (leggi).
Edoardo Fioretto stava seguendo per conto del suo giornale la protesta di un gruppo di attivisti di ‘Ultima Generazione’ che tentava di introdursi a Palazzo Zabarella dov’era in corso la mostra di pittura “da Monet a Matisse”.
Insieme a lui la polizia ha fermato altre sei persone: un turista risultato estraneo alla protesta e cinque che invece sono risultati attivisti del movimento che protesta per i cambiamenti climatici. Il Sindacato dei giornalisti e l’Odg regionale del Veneto hanno chiesto di fare chiarezza sul fermo del giornalista, un episodio che ricorda quanto accaduto a Messina il 6 novembre 2023 al giornalista Fabrizio Bertè (vedi Ossigeno).
Edoardo Fioretto stava intervistando uno degli organizzatori della manifestazione di protesta indetta da Ultima Generazione, che stava seguendo per il suo lavoro. Numerose anche le prese di posizione politiche in segno di solidarietà al cronista di Padova, e una interrogazione al ministro dell’Interno Piantedosi.
IL CRONISTA – “L’episodio è stato davvero spiacevole. Mi auguro che non accada più – ha dichiarato Edoardo Fioretto a Ossigeno -. Mi sembra palese che la questura di Padova abbia commesso un errore. Si sono appigliati al fatto formale che non avevo in tasca il tesserino di giornalista (Fioretto è stato iscritto tre giorni dopo all’albo dei giornalisti, elenco pubblicisti ndr). Ma sapevano benissimo chi ero. Mi capita spesso di seguire per lavoro manifestazioni potenzialmente ‘calde’ in tutto il Veneto, da quelle pro-Palestina a quelle di Forza Nuova. Documento anche gli scontri fra manifestanti e polizia. Sono spesso accanto a loro. Scrivo articoli sulle lungaggini burocratiche dei loro uffici. Quindi in questura sapevano chi sono e che cosa faccio. Dopo il fatto ci siamo informati in procura ed è risultato che non sono mai stato indagato. Forse il fermo immotivato che ho subito può inserirsi in questo contesto: il tentativo, purtroppo riuscito, di fermare un giornalista nel suo lavoro. Mi auguro che per il futuro ci sia più rispetto per noi cronisti”.
LE REAZIONI – Quanto è capitato al cronista del Mattino è un segnale allarmante, un’ennesima ferita inferta all’articolo 21 della Costituzione, ha detto a Ossigeno Monica Andolfatto, segretaria del Sindacato dei giornalisti del Veneto. “Il suo presunto reato consisterebbe nel trovarsi a Palazzo Zabarella nel momento in cui gli attivisti di Ultima Generazione stavano facendo scattare un blitz e sono stati bloccati dalla polizia – prosegue la segretaria -. Fioretto si è subito qualificato, ma non ha potuto esibire il tesserino perché gli è stato consegnato materialmente solamente tre giorni dopo il fatto. Però in questura lo conoscevano bene, sapevano del suo lavoro. Averlo trattenuto oltre quattro ore senza alcun contatto con l’esterno, neppure con l’avvocata del giornale, lasciata all’ingresso della questura, è stato un abuso. Perché tutto questo? Per intimidire chi fa cronaca?”, si è domandata Monica Andolfatto. LT
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