Otto marzo. L’8 perché. Le risposte a Ossigeno da 10 croniste minacciate
Che cosa hanno detto per rispondere alla domanda “perché io non smetto” – I messaggi hanno avuto 10 mila visualizzazioni
OSSIGENO 10 marzo 2023 – Nella Giornata internazionale della donna, 10 croniste hanno raccontato a Ossigeno perché continuano a fare informazione nonostante qualcuno abbia cercato di farle smettere con minacce, intimidazioni e violenze di genere. Le loro risposte sono state pubblicate l’8 marzo sui profili social dell’Osservatorio. I post e i tweet lanciati da Ossigeno con l’hashtag “L’8 perché” hanno ottenuto in un solo giorno 10 mila visualizzazioni. Sono emersi in rete sovrapponendosi alla retorica che in questi anniversari tende a prendere il sopravvento sulle voci che narrano episodi di resistenza, di coraggio, di discriminazioni ancora da estirpare.
UNA MISSIONE – Alla base dell’impegno di tutte le croniste intervistate è apparsa una forte motivazione, insieme alla consapevolezza di assolvere a un dovere verso la collettività.
«Solo una informazione libera ci permette di difendere e garantire a tutte e a tutti i diritti», dice Sara Manisera, giornalista freelance accusata di diffamazione per un discorso sulle infiltrazioni dei clan al Nord.
Di vocazione parla Roberta Lanzolla, che ha ricevuto insulti da politici e utenti social, sottolineando la precarietà della professione.
Le fa eco Ines Conradi, vittima di aggressione, che vive il giornalismo come una missione.
Lucia Piemontese, che ha ricevuto insulti sessisti, definisce questa missione unica «perché aiuta a rendere l’opinione pubblica più libera e il potere più controllato».
Io non appartengo alla paura, aggiunge Rossella Puccio, vittima di aggressione, che confessa di aver dovuto «riaprire i sui cassetti interiori» per rispondere alla domanda di Ossigeno.
PER I FIGLI – Ai loro figli hanno dedicato la loro risposta due delle dieci croniste intervistate.
Claudia Marra, alla quale fu detto “Ti buttiamo l’acido in faccia” racconta: «L’8 perché i miei figli sappiano cosa vuol dire impegnarsi per la verità e cosa vuol dire fare la cosa giusta».
Alla figlia pensa anche Maria Bertone, minacciata di morte da un uomo affiliato ai clan dei Casalesi: «Lo devo a lei e a chi ha scelto di non avere paura della verità».
CONTRO L’ODIO – Non celebriamola come una festa perché è ancora presto per festeggiare, dice la giornalista sotto scorta Marilena Natale, che rivolge un pensiero alle donne afghane alle quali vengono negati i diritti fondamentali come quello dell’istruzione e della libertà.
Alle violenze di genere sono dedicati gli interventi di due giornaliste. Chiara Ciurlia, vittima di commenti sessisti su Facebook, richiama l’attenzione sull’importanza di combattere il linguaggio d’odio.
Sul tema insiste anche Marilù Mastrogiovanni, più volte intimidita e minacciata con querele temerarie, promotrice del Forum delle Giornaliste del Mediterraneo e che al suo impegno giornalistico ha aggiunto quello di ricercatrice sociale «per scoprire le più subdole forme di dominio nei confronti delle donne e contro i più innovativi spazi e forme di libertà e autodeterminazione».
Ossigeno ringrazia ciascuna di loro per aver accettato di aderire alla campagna promossa per l’8 marzo e tutti i lettori che hanno contribuito a diffondere le loro testimonianze come una voce corale. GPA
Sfoglia la galleria per leggere tutti i messaggi delle giornaliste.
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