Ordinaria censura. Lirio Abbate: il boss nascosto dal silenzio
Questo articolo è disponibile anche in:
La lunga latitanza di Matteo Messina Denaro. Perché i boss attaccano i giornalisti che parlano di loro. L’ intervento alla Casa del Jazz alla rassegna di Ossigeno
OSSIGENO 16 giugno 2023 – Il capomafia Matteo Messina Denaro ha potuto restare latitante per trent’anni grazie anche al silenzio che i mafiosi impongono su di loro e sulle loro imprese. Nella sua latitanza, “è stato avvolto in una bambagia protettiva: da persone della borghesia, medici che falsificavano le cartelle sanitarie, un medico curante compiacente e protetto dalla massoneria di cui faceva parte”. Così l’ex super latitante per trent’anni è sfuggito alla giustizia fino all’arresto avvenuto lo scorso marzo in una clinica privata di Palermo, perché il suo stesso corpo lo ha tradito. Lo ha detto dal palco della Casa del Jazz il giornalista Lirio Abbate, il 9 giugno 2023, ospite del primo appuntamento con “Storie di ordinaria censura”, rassegna di musica e parole promossa da Ossigeno in collaborazione con la Fondazione Musica per Roma (leggi). Ecco alcuni brani del suo intervento.
“Stasera siamo qui, in un parco confiscato alla mafia e – ha detto – restituito alla collettività; qui, dove un tempo viveva il boss Enrico Nicoletti, oggi ascoltiamo buona musica, seduti comodamente, in un parco che ospita bambini e famiglie”.
Messina Denaro è stato “tradito dal suo corpo, con il sopraggiungere di una malattia inaspettata”, ha aggiunto, “è riuscito in silenzio ad arricchirsi, a inquinare l’economia legale con le sue imprese illegali, a infiltrarsi nella democrazia del nostro Paese con i suoi candidati politici collusi e corrotti”.
“Tempo fa alcuni mafiosi mi dissero: non è il carcere che ci spaventa, né l’avviso di garanzia, ma la notizia pubblica. I mafiosi temono il cronista che riesce a mostrare le loro contraddizioni, a smontare la loro aurea di potenza, a volte anche ricorrendo all’ironia, come faceva Peppino Impastato”.
E’ per questo, ha sottolineato, che i mafiosi, i potenti e coloro che si schierano dalla loro parte alzano il tiro contro i cronisti che rivelano verità scomode, come documentano migliaia di episodi mostrati con il monitoraggio dall’Osservatorio di Ossigeno per l’informazione sui giornalisti minacciati “che fa un lavoro straordinario e importantissimo”.
In Italia molti cronisti ricevono intimidazioni a causa del loro lavoro, “sono giornalisti di grandi giornali, corrispondenti da piccoli centri che raccontano cosa fa il capomafia locale o perché il sindaco che non fa bene il suo lavoro di pubblico amministratore. Lo raccontano sulla base di un lavoro di inchiesta, con carte e dati alla mano, ci mettono la faccia e la firma e, oltre alle intimidazioni, spesso devono difendersi anche dall’accusa di non farsi i fatti propri. Dobbiamo ammirare e sostenere il coraggio e la forza d’animo di questi miei colleghi”. GPA
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!