Editoriale

Neppure Mattarella ha scalfito il grande silenzio dei giornali sui giornalisti minacciati

Ha avuto poca risonanza il richiamo del presidente della Repubblica lanciato il 24 luglio dal Quirinale. Che cosa appare e che cosa rimane in ombra

OSSIGENO 20 settembre 2024 – Neppure il forte richiamo del presidente della Repubblica Sergio Mattarella è riuscito a rompere il grande silenzio che da sempre avvolge e nasconde il problema della marea dilagante di intimidazioni, aggressioni e minacce che ogni anno in Italia colpisce i giornalisti italiani che pubblicano notizie sgradite al potere.

Il presidente Mattarella ha provato a rompere quel silenzio il 24 luglio 2024, quattro giorni dopo la vile aggressione al cronista di Torino Andrea Joly (picchiato perché fotografa e filmava senza il permesso degli interessati una festa di CasaPound). E’ intervenuto dopo i tentativi di colpevolizzare l’aggredito e di svilire le prerogative e i diritti dei giornalisti.

Con un discorso al Quirinale (LEGGI) Sergio Mattarella ha tenuto una breve lezione magistrale sulla libertà di stampa, ricordando che cosa è consentito ai giornalisti in uno stato di diritto. E ha richiamato le responsabilità e i doveri della politica, ricordando a tutti che “ogni atto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo”.

Quell’occasione era propizia per rompere il silenzio mediatico e politico sulle minacce ai giornalisti. Al Quirinale c’erano molti cronisti, i giornalisti della stampa parlamentare e i direttori dei giornali, per il tradizionale scambio di auguri con il capo dello Stato prima della pausa estiva. Inoltre il tema affrontato da Mattarella era attuale e le sue considerazioni (che Ossigeno ha riproposto in questo articolo) meritavano di essere ampiamente diffuse, commentate, discusse, fatte conoscere a lettori e ai telespettatori.

Nonostante tutto ciò il discorso di Sergio Mattarella ha avuto poca risonanza, qualche resoconto, pochi commenti, è stato relegato sul sito web del Quirinale.

Evidentemente per i giornali italiani la questione delle intimidazioni ai giornalisti è tabù: non se ne deve parlare neppure per confutarla, anche se, come ha detto il Presidente, “si vanno, negli ultimi tempi, infittendo contestazioni, intimidazioni, quando non aggressioni, nei confronti di giornalisti, che si trovano a documentare fatti” com’è loro compito.

Ossigeno per l’Informazione ha documentato migliaia e migliaia questi attacchi in questi ultimi anni. I giornali si sono occupati di una parte infinitesima di questa grande marea.

Per l’esattezza, Ossigeno ne ha documentato 7200 dal 2006 a oggi e inoltre, nel 2016, con dati ufficiali del Ministero della Giustizia, ha mostrato che ogni anno in Italia vengono attivate mediamente sei mila azioni legali pretestuose, il 90 per cento delle quali oggi possiamo definire SLAPP, cioè azioni attuate abusando della macchina giudiziaria per oscurare la libertà di informazione e limitare la piena partecipazione dei cittadini alla vita pubblica.

La notizia più oscurata dai giornali riguarda proprio l’esistenza e la consistenza di una questione dei giornalisti minacciati. L’oscuramento, sebbene non sia motivato, appare intenzionale, essendo stato attivato anche di fronte a una viva preoccupazione manifestata dal Capo dello Stato.

Vedremo se di fronte a tale richiamo i giornali e i loro direttori manterranno in vigore la tacita regola di mostrare in tv e sui notiziari in rete e a stampa solo una piccola parte del problema, sminuendone la portata, come avviene adesso con la scelta di dare notizia soltanto delle intimidazioni che colpiscono i giornalisti e commentatori più popolari e famosi e di quelle provenienti da esponenti politici e di governo. Queste intimidazioni certamente meritano grande attenzione. Ma è fuorviante parlare soltanto di esse, lasciare in ombra le intimidazioni, molto più numerose, rivolte ai cronisti meno noti, più deboli, spesso precari, malpagati e indifesi. Sono molti di più e  anch’essi meritano attenzione e visibilità. Molte volte, come ha mostrato Ossigeno in questi anni, hanno bisogno anche di solidarietà pubblica, aiuto e assistenza, per continuare a fare il loro lavoro con la schiena dritta. ASP

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