Minacciato dopo inchiesta Rai su narcos Albania
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Sei morto, sappiamo dove sei, hanno scritto su Fb a Valerio Cataldi (Rai3) dopo la messa in onda del programma sui traffici di Tirana e i collegamenti della mafia albanese con la ‘ndrangheta per il traffico di droga
Il giornalista Valerio Cataldi, inviato di Rai 3 e presidente dell’Associazione Carta di Roma, ha ricevuto minacce di morte e insulti sui social network. Tutto è cominciato il 7 agosto 2019, il giorno in cui è andata in onda la puntata dedicata ai traffici in Albania del suo documentario “Narcotica”, un’inchiesta sul narcotraffico internazionale. Le minacce sono arrivate nella chat di messaggistica privata del suo profilo Facebook da account con nominativi albanesi. Probabilmente sono identità fittizie.
LE MINACCE – “Guardati le spalle. Sei morto. Stai attento. Sappiamo dove sei”: è una delle minacce più pesanti che il giornalista ha ricevuto da un utente che, come foto del profilo, ha scelto un fucile di precisione.
Cataldi ha raccontato a Ossigeno che le minacce sono tornate a farsi più insistenti dopo che egli è ritornato in Albania, come inviato, dopo il terremoto che ha sconvolto il paese il 26 novembre2019. Dopo aver reso pubblico il fatto, il giornalista sta ora valutando di formalizzare la denuncia. Intanto ha ricevuto solidarietà dalle istituzioni di categoria dei giornalisti.
NARCOTICA – Il documentario inchiesta realizzato da Valerio Cataldi per Rai 3 è un viaggio di cinque puntate sulle rotte del narcotraffico. Il procuratore Nicola Gratteri e alcuni investigatori hanno raccontato come le loro indagini hanno permesso di scoprire gli affari della ‘ndrangheta con i narcotrafficanti del Sud America.
La quarta puntata di Narcotica ha acceso un faro sull’Albania. Sulla produzione di marijuana e sull’emergente mafiosa in quel paese, che ormai contende alla ‘ndrangheta i flussi di cocaina dal Sud America. In questa puntata, Valerio Cataldi intervista il procuratore Francesco Mandoi, che vive a Tirana, e coordina le indagini sui traffici, facendo da punto collegamento con l’Italia; poi intervista l’ex direttore della polizia di stato albanese, che parla di corruzione e di un “crimine che è riuscito a penetrare nelle strutture statali. La polizia non riesce a colpire con efficacia il crimine perché fino a due anni fa gli stessi poliziotti lavoravano con i criminali”, afferma e poi racconta indagini per traffico di droga anche a carico dei capi della polizia e dell’ex ministro dell’interno del governo albanese, il cui nome, già prima di diventare ministro, era associato al traffico di stupefacenti per le sue parentele.
Dopo la messa in onda della puntata, anche il primo ministro albanese, Edi Rama, ha attaccato duramente il giornalista italiano definendo il suo “giornalismo spazzatura, pura invenzione”.
RDM
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