Bufera di minacce sui giornalisti del Piccolo per rivelazione sui pompieri di Quargnento
Le loro autopsie hanno riscontrato tracce di stupefacenti. Il Procuratore lo ha confermato. Ciò non ha fermato le minacce e i propositi di boicottaggio
OSSIGENO – 10 febbraio 2021 – Due giornalisti del bisettimanale “Il Piccolo” di Alessandria sono stati insultati, accusati di cinismo e barbarie e minacciati di morte da centinaia di utenti dei social network. Altri utenti hanno annunciato che avrebbero boicottato il giornale, hanno invitato i lettori a non acquistarlo più e a fargli mancare le inserzioni pubblicitarie con cui si finanzia.
I due giornalisti avevano appena rivelato una verità sgradevole: i tre vigili del fuoco rimasti uccisi oltre un anno prima, nella notte tra il 4 e il 5 novembre 2019, nell’incendio doloso di una cascina di Quargnento (Alessandria), in realtà non erano indenni da comportamenti criticabili: nei loro corpi sono state trovate tracce di sostanze stupefacenti, segno che ne avevano fatto uso nei giorni precedenti.
Alberto Marello, il direttore responsabile del bisettimanale di Alessandria “Il Piccolo”, e Monica Gasparini, responsabile delle pagine di cronaca del periodico, hanno pubblicato la notizia in esclusiva venerdì 15 gennaio 2021, in prima pagina. Il direttore ha firmato l’editoriale, Monica Gasparini il dettagliato articolo di cronaca. Hanno usato un linguaggio misurato, hanno badato bene a dire che questo risultato dell’autopsia non toglie nulla alla gloria che quei vigili avevano meritato in quell’ultimo adempimento dei loro doveri. Eppure questo non ha fermato le minacce personali contro di loro e contro l’intero giornale.
Minacce e insulti sono arrivati immediatamente e sono proseguite nei giorni successivi, a ondate. I redattori del “Piccolo” ne hanno contate 1300. I giornalisti e il giornale hanno ricevuto anche molte dichiarazioni di solidarietà, fra le quali quella del presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Alberto Sinigaglia, il quale ha attestato senza ombra di dubbio l’assoluta correttezza professionale e deontologica del loro operato.
Lo scoop ha creato serie difficoltà all’immagine del giornale e rischia di causarne anche alle finanze. Molti autori dei messaggi di protesta pensano che “Il Piccolo” non avrebbe dovuto pubblicare quella notizia, come non l’hanno pubblicata altri giornali, perché crea dolore e dispiacere a familiari, amici e colleghi di quelle vittime e perché non cambia la ricostruzione dei fatti oggetto del processo ai responsabili dell’incendio doloso alla cascina, processo che si è concluso qualche giorno dopo (l’8 febbraio 2021) con pesanti condanne. Molti autori delle proteste non vogliono sentire parlare del fatto che i giornalisti hanno il dovere deontologico, etico di pubblicare notizie di rilevante interesse pubblico come questa, anche se per qualcuno possono essere spiacevoli, dannose o sgradite.
Di fronte a questa situazione il direttore responsabile Alberto Marello ha ritenuto opportuno rassegnare le dimissioni nelle mani dell’editore. Invece Monica Gasparini è rimasta al suo posto. Ha continuato a seguire le udienze in tribunale, incurante delle minacce ricevute. Ma le forze dell’ordine l’hanno scortata quando andava a seguire le udienze del processo.
LE MINACCE – La bufera si è scatenata intorno alla mezzanotte del 14 gennaio, appena la prima pagina del “Piccolo” è stata pubblicata sul profilo Facebook del giornale. In un primo momento sono arrivati degli insulti. I giornalisti sono stati bollati come «bugiardi». Ma l’accusa è caduta subito di fronte alla conferma del procuratore della Repubblica di Alessandria, Enrico Cieri in una intervista video rilasciata al “Piccolo” e pubblicata in rete poco dopo le 10.30 di venerdì 15 gennaio.
Dunque la notizia è vera! Ma gli insulti non finiscono. Anzi ne arrivano di più pesanti insieme a vere e proprie minacce, del genere: «Non si può dar fuoco alla redazione?», «Vi appenderei in piazza uno ad uno». In poche ore i messaggi di questo tipo si moltiplicano. «Colpirne uno per educarli tutti», scrive un utente e un altro gli risponde postando una prima pagina degli anni ’70 che titolava “Attentati di Brigate rosse a direttori di due giornali”. E ancora «Il giornalista non merita di vivere», «Speriamo in altra charlie hebdo sotto la sede del “Piccolo”!», «Il giornalista va bruciato!». Anche il procuratore viene preso di mira da un utente che scrive: «Sparare in testa al pm subito immediatamente appena esce di casa». Il post riceve 12 “mi piace”. I messaggi sulla pagina Facebook sono subito centinaia, già dalla notte. Dopo 24 ore il giornale riceve oltre 1300 commenti.
LE INTIMIDAZIONI – Intanto alle 8.45 del mattino del 15 gennaio il giornale di carta è arrivato nelle edicole, viene letto nei bar e infiamma gli animi. Mentre sono nei locali della redazione, sommersi dalle minacce sui social e via telefono, il vicedirettore del “Piccolo” e i poligrafici assistono a un episodio che li fa preoccupare ancora di più. Arriva un camion autopompa dei vigili del fuoco. Si affianca alla vetrata esterna dietro cui si trova la redazione. Accende la sirena facendola sibilare a lungo senza alcun motivo. Poi la spegne e si allontana. Saranno stati venti-trenta secondi di sirena, ma a coloro che si trovavano in redazione sono sembrati «minuti interminabili». Ancora lo raccontano.
Lo stesso giorno, in serata un gruppo di circa quindici persone si è fermato davanti all’ingresso ed è rimasto a fissare in volto tutti i giornalisti che entravano e uscivano della redazione. Quando si è fatto buio, alcune persone incappucciate hanno bussato ai vetri della redazione. Qualcuno ha attaccato adesivi alla porta d’ingresso. Nella notte sul muro esterno è apparsa la scritta “Santa Barbara vi vede”. Santa Barbara è la patrona dei pompieri.
La preoccupazione aumenta. Il giornale avverte le forze dell’ordine e arriva la polizia. Rimane a presidiare la redazione anche durante le notti successive. Su Facebook, intanto, la campagna d’odio si allarga: quattro consiglieri comunali di Casale Monferrato annunciano che non daranno più i loro comunicati stampa al giornale e invitano i cittadini a non acquistare né il giornale né inserzioni pubblicitarie sullo stesso.
LA CITTA’ SI DIVIDE – Il centralino del giornale e l’indirizzo mail vengono presi d’assalto dai cittadini. La città si divide, la pagina delle lettere ospita moltissimi interventi a favore e contro. Un lettore considera l’editoriale del 15 gennaio «un graffio su ferite ancora fresche». Un altro considera le minacce «una sconfitta della libertà di stampa». Un vigile del fuoco scrive il suo consenso al giornale: dobbiamo sapere le cose «anche quando quello che sentiamo non ci piace e non lo condividiamo». Intanto la giornalista Monica Gasparini ha continuato a seguire per “Il Piccolo” il processo penale sull’incendio di Quargnento scortata dagli agenti della Digos. Il processo di primo grado, che si è concluso lunedì 8 febbraio, ha confermato che i tre vigili del fuoco sono rimasti vittime di un’azione criminale mentre svolgevano il loro lavoro. I coniugi proprietari del cascinale di Quargnento sono stati condannati a 30 anni di reclusione per omicidio plurimo aggravato.
LA SOLIDARIETÀ – Il direttore del “Piccolo” ha rimesso il mandato nelle mani dell’editore, e attende ora la decisione della società editrice. E’ amareggiato. Ma non vuole rilasciare dichiarazioni. Il Presidente dell’Ordine dei Giornalisti del Piemonte Alberto Sinigaglia ha confortato la redazione con un messaggio. «Per quanto sorprendente e dolorosa, non si poteva tacere la notizia», afferma. E aggiunge: «Possono essere discutibili la vistosità di un titolo, il tono di un commento. Ed è naturale che quanto un tempo era limitato alla rubrica delle lettere dei lettori ora trovi un megafono nei social network. Ma un conto è criticare e dissentire, un altro è istigare all’odio, minacciare morte».
IL COMMENTO DI OSSIGENO – “Alberto Marello e Monica Gasparini hanno dato esempio di professionalità, equilibrio, correttezza deontologica e coraggio. Meritano la più ampia solidarietà”, ha commentato il direttore di Ossigeno per l’Informazione Alberto Spampinato. “Non dobbiamo dimenticare mai che i giornalisti sono innanzitutto i testimoni della verità, tanto più di quelle verità oggettive rappresentate dai referti medici. E’ dovere dei giornalisti dire anche le verità spiacevoli, sgradite, anche quelle che sfatano un mito. In queste cose l’interesse pubblico prevale perfino sulla pietà per le vittime. Di fronte a questa amara vicenda, semmai, dovremmo stupirci del fatto che, fra tanti colossi editoriali che si contendono l’audience, sia toccato a un piccolo giornale dire una verità così spiacevole che è interessante non perché riguarda i morti ma perché, come ogni tragedia, fa nascere dubbi e interrogativi su noi vivi. Spero che “Il Piccolo” possa continuare ad aiutare noi e i suoi lettori a cercare le risposte, possa andare avanti con lo stesso coraggio che il direttore ha mostrato pubblicando questa notizia triste ma vera”. GB
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