Messina. Chiesti 1,5 milioni € a un cronista di Repubblica
Con una diffida, da persone citate negli articoli di Fabrizio Bertè sugli appalti dell’Università dello Stretto
OSSIGENO 19 gennaio 2024 – Tra ottobre e dicembre 2023 il giornalista Fabrizio Bertè, 33anni collaboratore precario di “Repubblica” da Messina, e il suo editore, hanno ricevuto, dai legali delle persone citate in due articoli, l’annuncio di querele per diffamazione e due diffide a versare entro un mese 1,5 milioni di euro a titolo di risarcimento danni. Le diffide intimano al giornalista di rivelare le fonti dei suoi articoli, pubblicati sull’edizione siciliana del quotidiano.
GLI ARTICOLI contestati riferiscono gli sviluppi giudiziari e il contesto di un’inchiesta della Procura di Messina sulla regolarità di appalti del valore complessivo di 37,5 milioni € assegnati, fra settembre e dicembre 2021, dall’Università di Messina con affidamento diretto per acquisti e lavori.
Gli articoli riferiscono che si tratta di appalti pubblici sui quali l’Autorità Nazionale Anti Corruzione (ANAC) ha segnalato alcune inadempienze. Riferiscono anche alcuni accertamenti della Procura di Catania sullo svolgimento di un concorso per dirigente amministrativo dalla cui graduatoria è stata scelto uno dei firmatari delle assegnazioni degli appalti, che ora insieme a un altro vincitore di quel concorso ha reagito con querela e richiesta di danni .
I legali di queste due persone, ritenendosi citate negli articoli in termini scorretti e offensivi, chiedono 500mila euro di risarcimento danni ciascuno per ogni articolo pubblicato. Oltre ad annunciare querela, hanno presentato un esposto al consiglio di disciplina dell’Ordine dei Giornalisti della Sicilia.
L’ARTICOLISTA – Fabrizio Bertè, che ha firmato gli articoli, ha detto che la richiesta di risarcimento milionaria non è stata preceduta da richieste di precisazione o rettifica. “Io sono un giornalista precario. E’ facile immaginare – ha dichiarato a Ossigeno – che queste diffide ti travolgono. Non schiacciano solo la tua vita lavorativa, ma anche quella personale. Sono un vero e proprio freno alla libertà di stampa. Peccato che non si parli di questi bavagli come e quanto si dovrebbe. Ringrazio Ossigeno per la vicinanza in questa vicenda”.
GB
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