7 anni fa, in un giorno di tregua, ucciso a Gaza il fotoreporter Simone Camilli
Aveva 35 anni. La sua storia sul sito “Ossigeno – Cercavano la verità” che pubblica un profilo inedito con i ricordi del padre, il giornalista Pier Luigi Camilli
OSSIGENO 12 agosto 2021 – Sette anni fa, il 13 agosto 2014, fu ucciso dall’esplosione di un ordigno il fotoreporter Simone Camilli. Aveva 35 anni, era al lavoro per incarico dell’Associated Press, a Beit Lahia, nel nord della Striscia di Gaza, l’enclave del territorio palestinese confinante con Israele ed Egitto.
Da un mese, l’esercito di Tel Aviv conduceva una campagna militare contro la Striscia per distruggere i valichi clandestini verso Israele. Ma quel 13 agosto era un giorno di tregua. E quel giorno il fotoreporter italiano aveva deciso di documentare con la sua telecamera il rischioso lavoro di una squadra di artificieri della polizia di Gaza impegnata a disinnescare una delle tante bombe inesplose rimaste sul terreno che continuavano a mietere vittime fra i civili. Una deflagrazione improvvisa uccise Simone Camilli insieme all’interprete Ali Shehda, Abu Afash, e quattro poliziotti. Le esatte circostanze della morte non sono mai state chiarite.
IL RICODO DEL PADRE – In occasione del settimo anniversario dall’uccisione, Ossigeno per l’informazione ricorda Simone Camilli pubblicando un suo profilo inedito basato sui ricordi del padre, Pier Luigi Camilli, anche lui giornalista, che in un colloquio con Maria Laura Franciosi di Ossigeno ha ricostruito il profilo culturale e umano del figlio, la sua empatia con diverse religioni e culture, la sua attenzione per il mondo che soffre, la passione per il suo lavoro. Questo ricordo viene inserito nella pagina a lui dedicata del sito “Ossigeno – Cercavano la verità”, che raccoglie le storie dei trenta giornalisti uccisi da mafie, terrorismo e guerre vedi
CHI ERA – Simone Camilli era un fotoreporter e un giornalista audiovisivo, il suo obiettivo era puntato principalmente su immagini di guerra: voleva testimoniare l’orrore umano dei conflitti. Attraverso il giornalismo univa il desiderio di comprendere le più difficili realtà e la passione per la storia delle religioni (si era laureato con una tesi di laurea sul martirio nell’Islam contemporaneo). Ha iniziato la carriera collaborando con l’agenzia di stampa cattolica Asia News, ha proseguito con l’Associated Press (AP) da Roma, dove ha seguito la morte di Giovanni Paolo II, da Gerusalemme immortalando le immagini dei principali conflitti dell’area, e dal 2014 a Beirut. Camilli ha anche coperto alcuni avvenimenti in Europa, come le celebrazioni per la Dichiarazione di indipendenza del Kosovo. GPA
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