Commissione Parlamentare Antimafia monitorerà minacce a giornalisti
Nei prossimi mesi, come nella scorsa legislatura, la Commissione Parlamentare Antimafia si occuperà ancora delle minacce e delle intimidazioni ai giornalisti. Lo prevede la legge istitutiva della Commissione, approvata martedì 17 luglio 2018 dalla Camera dei Deputati (in prima lettura, si attende ora il voto del Senato).
Alla Commissione sono state affidate nuove finalità (vedi la scheda del Servizio Studi della Camera). Fra queste finalità c’è quella di “programmare un’attività volta a contrastare, monitorare e valutare il rapporto tra le mafie e l’informazione, con particolare riferimento alle diverse forme in cui si manifesta la violenza o l’intimidazione nei confronti dei giornalisti”.
Nella precedente legistatura, conclusa a dicembre 2017, la Commissione aveva svolto, da luglio 2014 a luglio 2015, un’inchiesta speciale su questo tema, muovendo da una ricerca affidata a Ossigeno per l’Informazione e svolgendo 34 audizioni di esperti e di giornalisti che avevano subito intimidazioni, minacce e ritorsioni a causa del loro lavoro. La Relazione conclusiva dell’on. Claudio Fava fu approvata il 5 agosto 2015 dalla Commissione Parlamentare Antimafia con voto unanime (leggi il testo integrale). Questa Relazione espone i risultati dell’inchiesta e formula importanti proposte.
Fra i problemi da risolvere, la Relazione indica l’impunità per chi minaccia i giornalisti e il diffuso e e incontrastat0 uso intimidatorio delle querele e delle cause per diffamazione, e anche la condizione di precarietà economica, giuridica e contrattuale di migliaia di giornaIisti freelance. Questa, condizione li pone “in uno stato di fragilità” e li rende facilmente ricattabili. Presentando la relazione, l’on. Fava affermò che la prima e più efficace protezione per i giornalisti freelance consiste nell’inserimento di questa figura professionale nel contratto collettivo professionale con tutele adeguate. In quella occasione, la presidente della Commissione, on. Rosi Bindi, definì preoccupante il quadro emersod all’inchiesta, tale da richiedere l’intervento attivo di tutte le istituzioni ed è perciò opportuno che la Commissione Parlamentare Antimafia, aggiunse Rosi Bindi, si proponga ai giornalisti quale punto di riferimento per denunciare nuove minacce.
La questione fu ripresa nella la Relazione Conclusiva della Commissione per la XVII Legislatura (LEGGI).
ASP
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