Londra. Briefing governo solo per cronisti amici
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AEJ denuncia la decisione del governo Johnson di discriminare i giornalisti accreditati privilegiando i rapporti con i giornali filo governativi
L’Associazione dei Giornalisti Europei (Association of European Journalists-AEJ) ha pubblicato un documento con il quale chiede al governo inglese guidato dal primo ministro Boris Johnson di revocare le recenti misure faziose e restrittive che discriminano i giornalisti accreditati in parlamento. Queste misure prevedono che ai briefing convocati a Downing Street n.10, residenza del primo ministro, siano ammessi soltanto i corrispondenti di giornali amici del governo.
La presa di posizione è stata diffusa dopo che, lunedì 3 febbraio 2020, tutti i cronisti politici inglesi presenti hanno protestato contro l’arbitraria discriminazione ed esclusione di alcuni mezzi di informazione critici verso il Governo abbandonando il briefing che era stato organizzato nella residenza del primo ministro.
LE SPIEGAZIONI DEL GOVERNO – Un collaboratore di Johnson, secondo quanto riferisce AEJ, ha risposto alle contestazioni con queste parole: “Ci riserviamo il diritto di rilasciare informazioni a chi vogliamo, ovunque vogliamo.” La nuova linea di condotta del Governo, hanno spiegato i collaboratori del primo ministro, riserva ad alcuni giornalisti scelti dall’esecutivo il privilegio di partecipare ad alcuni briefing punto, sono riservati soltanto a una “internal lobby”, cioè a una parte della “lobby di Westminster” che riunisce tutti i cronisti accreditati in parlamento). Della “internal lobby” non fanno parte, fra gli altri, il Daily Mirror, organo che sostiene il Partito Laburista, né The Huffington Post.
L’INCIDENTE – L’AEJ riferisce che lo staff del primo ministro aveva invitato alcuni giornalisti politici a quella che è stata definita una “riunione tecnica” per dare informazioni sui piani di Boris Johnson riguardo agli accordi commerciali con l’Unione Europea nel dopo Brexit. Anche altri membri della “lobby di Westminster” (l’equivalente dell’Associazione Stampa Parlamentare italiana che riunisce i cronisti accreditata presso il Parlamento e il Governo) si sono presentati al briefing. Prima dell’inizio dei lavori sono stati invitati ad andarsene. Potevano partecipare all’incontro soltanto coloro che erano stati espressamente invitati. A quel punto tutti i presenti sono andati via, in segno di solidarietà verso i colleghi esclusi . Tra coloro che hanno lasciato Downing Street, c’erano la redattrice politica della BBC, Laura Kuensberg, e la redattrice politica del Daily Mirror, Pippa Crerari, che hanno definito la loro esclusione un fatto”triste e minaccioso”.
GLI EDITORI – La Società degli Editori, in una lettera firmata da tutte le testate giornalistiche nazionali e regionali e delle maggiori reti radiotelevisive hanno protestato per il divieto e hanno chiesto a Boris Johnson di fare marcia indietro e di rinunciare a convocare incontri stampa a Downing Street, invece che nella tradizionale e più comoda location in parlamento, perché i cambiamenti adottati potrebbero “ostacolare l’attività di una stampa libera”.
LE CRITICHE DELL’AEJ – Il rappresentante per la libertà di stampa di AEJ, William Horsley, ha dichiarato:
“Il governo inglese si mostra ipocrita poiché, mentre dichiara al mondo intero di essere un campione della libertà di stampacerca di sottrarre la sua attività alla doverosa sorveglianza dei media indipendenti, che sono essenziali in una società aperta”.
L’AEJ ha ricordato che, a luglio 2019, a Londra, l’Inghilterra ha ospitato la grande Conferenza Globale sulla Libertà dei Media e ha assunto il ruolo guida in una coalizione di 33 Stati, con l’obiettivo esplicito di assicurare da parte delle nazioni aderenti il rispetto degli standard internazionali accettati dalle Nazioni Unite sulla libertà di stampa.
I 33 stati hanno inoltre annunciato la loro intenzione di fare una significativa pressione sugli altri Stati attraverso mezzi diplomatici per incoraggiarli a disfarsi delle leggi e delle pratiche repressive che soffocano con limitazioni arbitrarie la libertà di stampa.
Nel contesto della Coalizione Globale sulla Libertà dei Media, sostiene AEJ, il Ministro inglese degli Esteri Raab vuole assicurare che l’Inghilterra imporrà dure sanzioni ai responsabili di gravi violazioni dei diritti fondamentali. E la scorsa settimana, durante un discorso riguardo le prospettive post-Brexit per la Gran Bretagna, Raab a dichiarato che l’Inghilterra si sarebbe dimostrata “un vicino di casa ancora migliore, alleato e complice”, attraverso la sua adesione alla NATO, all’OSCE e al Consiglio d’Europa. Tra le priorità del Consiglio d’Europa vi è l’impegno degli Stati Membri a creare un “ambiente favorevole” all’informazione libera e indipendente che chieda conto delle azioni dei governi.
Ma i fatti, prosegue il documento di AEJ, mostrano che il governo si sta muovendo in tutt’altra direzione. Il governo Johnson in sei mesi, da quando è stato eletto, ha adottato prassi arbitrarie che hanno causato dure proteste da parte dei media britannici e dai partiti dell’opposizione. Il primo ministro e i suoi collaboratori hanno imposto rigide restrizioni per i contatti tra il primo ministro e i media e hanno boicottato sia il programma radio più rappresentativo della BBC, il Today Programme, e Channel 4 News, entrambi famosi per porre domande critiche ai rappresentanti del governo.
Il team di comunicazione di Johsnon ha inoltre cercato di bypassare i media mainstream inviando direttamente al pubblico messaggi confezionati dallo stesso team. “Il discorso alla nazione”, di Johnson, che ha segnato l’abbandono dell’Unione Europea da parte dell’Inghilterra a partire dal 31 gennaio, è stato filmato e realizzato dal suo stesso staff invece che da una rete TV nazionale. Lo staff del numero 10 di Downing Street si è detto furioso dopo aver visto che la BBC e altre reti, nelle loro dirette, avevano tagliato alcune parti del discorso.
ASP/mr
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