L’Italia non è un porto sicuro per i giornalisti
L’installazione “Anyting to say?” a Spoleto in solidarietà con Assange, Snowden, Manning- Il linguaggio dell’arte e le minacce ai giornalisti italiani
Sabato 6 luglio 2019, a Spoleto, in Piazza Campello, sotto un sole cocente vicino al tramonto. anch’io, come altri giornalisti, ho partecipato all’evento #anythingtosay? Sono salito in piedi sulla sedia di bronzo posta dallo scultore Davide Dormino accanto alle impassibili sculture di Julian Assange, Edward Snowden e Chelsea Manning e mi sono schierato dalla loro parte.
Come gli altri che hanno preso la parola, ho dichiarato la mia solidarietà verso di loro, che dopo dodici anni sono ancora perseguiti ingiustamente e in modo spropositato dalle autorità degli Stati Uniti per avere rivelato, nel 2007, una montagna di documenti segreti. Documenti che mostrano bugie e interessati silenzi del potere su molti episodi di interesse pubblico relativi alla guerra in Afghanistan, alla corruzione in Kenyia e alla gestione del campo di prigionia di Guantanamo. Ho esteso la solidarietà a tutte le fonti fiduciarie riservate senza le quali molte notizie di grande interesse pubblico, tenute gelosamente nascoste dai potenti, non potrebbero mai raggiungere i giornali e i lettori, molti scandali sarebbero noti soltanto a chi ne trae vantaggio.
Questa installazione fa parte del programma del Fuori Festival dei due mondi di Spoleto. Ho apprezzato che nel programma di quest’anno si sia trovato uno spazio, sia pure marginale, per parlare di questioni così drammatiche e attuali usando il potente linguaggio dell’arte, molto più coinvolgente ed espressivo del giornalismo. Mi auguro che l’istallazione di Davide Dormino continui a girare e a spingere persone come me a salire su quella sedia davanti ad altri che, magari, ancora si chiedono da che parte stare in questa faccenda.
Spero poi che si cominci a usare il linguaggio dell’arte anche per parlare di ciò che accade di brutto ai giornalisti in Italia, per fare capire che questo Paese, come direbbe qualcuno, per i giornalisti non è un porto sicuro. E’ scientificamente provato ma ancora molti non lo sanno o non vogliono crederci.
Ossigeno per l’informazione ha documentato quasi quattromila gravi attacchi nei confronti di altrettanti giornalisti, di giornalisti che hanno agito correttamente, nel rispetto delle leggi e nell’interesse pubblico. Lo abbiamo documentato in modo dettagliato e incontrovertibile. Ma non è cambiato nulla.
Evidentemente, il linguaggio che usiamo non è abbastanza convincente. Perciò sarebbe proprio il caso di cominciare a parlare di queste cose attraverso il cinema, la televisione, la scultura, le arti visive, e altri linguaggi creativi in grado di suscitare più forti emozioni e di far comprendere quale drammatica, rischiosa e, allo stesso tempo, avvincente condizione vivono i giornalisti italiani. Gli spunti non mancano.
ASP
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