Libri. Cassazione, legittimo scrivere: da Fininvest soldi a mafia, secondo un pentito
Il giornalista Ferruccio Pinotti e il magistrato Luca Tescaroli l’hanno scritto nel 2008 nel libro ‘Colletti sporchi’. Citati per danni, assolti in Tribunale e in Appello, sono stati processati per 7 anni
OSSIGENO 15 novembre 2021 – Concludendo un iter giudiziario durato 7 anni, la Terza Sezione Civile della Corte di Cassazione, con sentenza n. 17965 del 23 giugno 2021, ha respinto in maniera definitiva il ricorso della Fininvest contro il giornalista e scrittore Ferruccio Pinotti, il magistrato Luca Tescaroli e la casa editrice Rcs Libri, condannandola a pagare le spese processuali.
Autori ed editore erano accusati di diffamazione aggravata a mezzo stampa per le affermazioni contenute nel libro “Colletti sporchi” pubblicato a novembre 2008, in cui sostengono che la società di Silvio Berlusconi dava soldi alla mafia. Citati in giudizio per risarcimento danni nel 2014 dalla Fininvest, autori ed editore erano già stati assolti in primo grado dal Tribunale di Verona e poi dalla Corte d’appello di Venezia (leggi).
LA SENTENZA – Nel libro, Ferruccio Pinotti e Luca Tescaroli, difesi dagli avvocati Caterina Malavenda e Valentino Sirianni, avevano “evocato il coinvolgimento di Fininvest nel riciclaggio di denaro di provenienza mafiosa”, riportando le dichiarazioni del collaboratore di giustizia Salvatore Cancemi, il quale riferiva di “versamenti periodici di somme a titolo di contributo effettuati a Cosa Nostra da persone fisiche appartenenti al gruppo Fininvest”.
La Cassazione ha confermato la “verifica dell’avvenuto esame, da parte del giudice del merito, della sussistenza dei requisiti della continenza, della veridicità dei fatti narrati e dell’interesse pubblico alla diffusione delle notizie”, nonché “della congruità e logicità della motivazione”, ed ha respinto il ricorso della Fininvest, difesa dall’avvocato Fabio Roscioli del Foro di Roma.
LT
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