Questo episodio rientra tra le violazioni verificate da Ossigeno per l'Informazione

Violazioni verificate

Lampedusa. Rabbia contro i giornalisti. Allarme dell’Odg

Tre aggressioni in poche ore e qualcuno cerca di giustificarle – E’ inaccettabile, dice Carlo Bartoli

OSSIGENO 14 luglio 2023 – Quando si comincia a giustificare pubblicamente le aggressioni ai giornalisti si supera il limite di guardia posto a difesa del diritto di informazione. Da tempo si temeva che ciò potesse accadere e il 4 e 5 luglio è accaduto, a Lampedusa, con tre aggressioni nel giro di poche ore. Leggi

I giornalisti si trovavano  in un luogo pubblico, stavano facendo legittimamente il loro lavoro, per raccontare, con parole, immagini e video quel che accade a Lampedusa con i continui sbarchi di immigranti: per raccontare fatti di indubbio interesse pubblico.

Dopo le aggressioni del 4 e 5 luglio, alcuni hanno espresso più comprensione per gli aggressori che per gli aggrediti, hanno accusato i giornalisti di rovinare l’immagine turistica dell’isola e gli affari di quanti a Lampedusa vivono di turismo e si considerano ingiustamente danneggiati dai continui arrivi di migranti e dall’attenzione suscitata dalle cronache su questo fenomeno e sulla gestione dell’accoglienza.

Quando si passa il limite fra critica e violenza bisogna correre ai ripari, fare qualcosa di più di quanto si fa di solito, se non si vuole lasciar correre e dare implicitamente ragione a chi, con le parole, con i calci e i pugni, pretende che i giornalisti non parlino di ciò che accade.

Le doverose dichiarazioni di solidarietà ai giornalisti e le condanne degli aggressori e di chi li giustifica non bastano. Occorre difendere attivamente il ruolo dei giornalisti e impegnarsi per farlo comprendere e accettare a chi lo nega.

L’ALLARME – Il primo ad avvertire pienamente questa esigenza e a dirlo è stato il presidente nazionale dell’Ordine dei giornalisti Carlo Bartoli, in un intervenuto a Lampedusa l’8 luglio 2023, durante un corso di formazione professionale: “Non possiamo legittimare, minimizzandole, le aggressioni e le minacce ai giornalisti che raccontano le migrazioni. Non esistono ragazzate, teste calde. Esiste un problema gravissimo da contrastare denunciando e facendo sì che gli autori vengano individuati e condannati.”

”Le migrazioni – ha aggiunto – sono certamente un fenomeno complesso da raccontare. Il primo tema per i giornalisti deve essere quello di usare un linguaggio sempre appropriato, non ideologizzato politicamente, giuridicamente corretto, fermo nel racconto della verità. Raccontiamo di persone e di vite umane. Le parole non possono mai essere un optional.”

Bartoli ha sottolineato il pericolo della generalizzazione di una contestazione sempre più estrema del ruolo dei giornalisti. “Quel che da fastidio sono le critiche generalizzate rivolte ai giornalisti mentre tantissimi colleghi lavorano bene sul tema dell’immigrazione. Siamo stanchi di sentir gettare fango su tutti per i pochi che non lo fanno bene. Questa pericolosa generalizzazione non avviene soltanto per il racconto delle migrazioni, ma per ogni fatto di cronaca, dove ormai sostanzialmente c’è sempre una colpa dei giornalisti. Queste generalizzazioni, queste parole, rischiano di armare persone incapaci di capire la realtà dei fatti, rischiano di far partire la caccia al cronista”.

“Lampedusa”, ha proseguito il presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine dei giornalisti, “è un’isola di accoglienza, di straordinaria umanità, un contenitore di storie bellissime, la terra di chi ha messo tutto a disposizione di chi deve essere aiutato. È un luogo bellissimo, un’isola viva, ricca di turismo e di rare bellezze naturali”.

LE AGGRESSIONI – Il 4 luglio a Lampedusa alcune persone del luogo hanno gridato “Se non ve ne andate vi ammazziamo”. Lo hanno detto  rivolgendosi al giornalista della Rai Lorenzo Santorelli e ai componenti della sua troupe del Tg1 che si trovavano sull’ormai noto Molo Favaloro, da anni principale punto di approdo per le navi dei migranti e location preferita di diverse troupe televisive per trasmettere le notizie dall’Isola.

Lorenzo Santorelli e la sua troupe si stavano preparando per il collegamento in diretta con il Tg1 delle ore 20, quando sono stati circondati da una decina di persone. Alle minacce sono seguiti spintoni gesti violenti. Un uomo ha rotto l’attrezzatura tecnica della troupe impedendo così di realizzare il collegamento. Gli aggressori accusavano i giornalisti di parlare di Lampedusa solo per dire che ci sono continui sbarchi di migranti, dando l’idea di un’invasione e facendo così scappare i turisti. Una rabbia crescente, che il giorno seguente è esplosa ancora, con minacce e violenze contro altre due troupe (vedi qui).

IL FATTO – Lorenzo Santorelli ha descritto a Ossigeno la dinamica dei fatti. Appena la postazione per il collegamento è stata allestita, una decina di persone si è avvicinata con fare minaccioso e ha intimato al giornalista e alla sua troupe di andarsene: “Se non ve ne andate vi ammazziamo”, hanno gridato. Hanno accusato Lorenzo Santorelli di dare spazio solo a notizie riguardanti i migranti, rovinando così la reputazione dell’isola e scoraggiando i turisti. A un certo punto un uomo si è staccato dal gruppo, è andato davanti al giornalista e gli ha dato due spintoni. Un altro uomo intanto ha strappato di mano all’operatore la strumentazione necessaria per la diretta, l’ha gettata a terra e l’ha danneggiata. Il giornalista ha chiesto l’intervento dei carabinieri e ha denunciato le minacce, i danneggiamenti e l’interruzione di pubblico servizio. In difesa dei giornalisti della Rai sono intervenuti alcuni loro colleghi di Mediaset che sono stati a loro volta minacciati e aggrediti.

VANNO CAPITI? – Nel dare notizia delle aggressioni, alcuni notiziari hanno affermato che bisogna capire gli aggressori, “vanno anche capiti, perché lì si vive di turismo”. Siciliafan.it, testata giornalistica della Sicilia, ha dedicato all’accaduto un editoriale intitolato: “Lampedusani contro i giornalisti: vanno anche capiti, cosa è necessario fare”.

LE REAZIONI – L’Ordine dei Giornalisti della Sicilia ha preso posizione affermando: “Il giornalista e gli operatori sono stati accusati da alcuni giovani lampedusani di parlare sempre di immigrazione pregiudicando il turismo e determinando una ‘militarizzazione’ dell’isola. Violenze inaccettabili” (leggi qui). Gero Tedesco, segretario provinciale di Assostampa Agrigento, e Giuseppe Rizzuto, segretario regionale di Assostampa Sicilia, hanno commentato: “Quello che sta accadendo a Lampedusa, con le forti limitazioni all’esercizio dell’attività d’informazione da parte delle forze dell’ordine e le aggressioni fisiche e verbali a danno dei giornalisti, è grave e non tollerabile” (leggi qui). Il sindacato dei giornalisti ha invitato a distinguere nettamente le critiche dalle violenze.

OSSIGENO per l’Informazione ha espresso solidarietà ai giornalisti e agli operatori aggrediti ribadendo che il comportamento di chi usa la violenza per impedire l’esercizio del diritto di cronaca, per interrompere un pubblico servizio non è giustificabile in alcun modo. Ora, oltre a individuare e perseguire i violenti occorre che le forze dell’ordine e anche gli editori (per quanto è di loro competenza e responsabilità) garantiscano ai cronisti adeguate condizioni di sicurezza ogni volta che essi sono chiamati a lavorare in situazioni di prevedibile maggior rischio, come si è reso più volte necessario già durante la lunga fase della pandemia e in altre occasioni.

“In Italia i giornalisti sono già facile bersaglio dell’intolleranza, delle intimidazioni e di azioni giudiziarie ingiuste. Alla libertà di stampa resterà ancora meno spazio se si permetterà alle persone che si ritengono danneggiate dal racconto dei fatti di impedire il lavoro dei giornalisti compiendo impunemente atti di violenza”, ha dichiarato il presidente di Ossigeno, Alberto Spampinato.

IN SICILIA Ossigeno ha segnalato 18 giornalisti e operatori dell’informazione minacciati da gennaio a giugno 2023 e 420 in totale dal 2012. Il contatore di Ossigeno segna 6734 giornalisti minacciati in Italia dal 2006 ad oggi. I loro nomi sono nella Tabella dei minacciati consultabile online

(ha collaborato Giacomo Bertoni)

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