L’aggressione a Selvaggia Lucarelli e le idee per proteggere i giornalisti
Chi deve garantire la sicurezza durante le manifestazioni pubbliche di protesta? Gli organizzatori? La polizia? – Cresce la preoccupazione fra cronisti e troupe della RAI
OSSIGENO 17 dicembre 2021 – “Perché lei è venuta qui, oggi a questa manifestazione?”, chiedeva la giornalista e blogger Selvaggia Lucarelli ai partecipanti alla manifestazione dei no-green pass, sabato 20 novembre 2021, al Circo Massimo a Roma. Per non farsi riconoscere, lei indossava cappello, occhialoni e una grande mascherina. Ma uno dei manifestanti l’ha riconosciuta come la giornalista che critica apertamente chi non vuole vaccinarsi e chi rifiuta le misure restrittive del Governo ed è scoppiato l’incidente.
Le ha intimato di andarsene dal corteo e poiché lei non lo faceva l’ha colpita con una testata che ha raggiunto il suo smartphone con il quale, tuttavia, la giornalista è riuscita a riprendere la scena dell’aggressione. Alla fine altri manifestanti hanno bloccato l’aggressore che cercava di colpirla ancora.
L’episodio ha suscitato proteste dal mondo giornalistico, discussioni e qualche polemica sul fatto che le forze dell’ordine non fossero intervenute per difendere la giornalista in incognito. La polizia c’era, ma era schierata a una certa distanza dal corteo, in Via dei Cerchi.
Dopo l’aggressione, Selvaggia Lucarelli è andata da loro e ha denunciato l’accaduto. “Sono stata aggredita, i giornalisti rischiano molto laggiù, perché non andate nella spianata?” – ha chiesto agli agenti – “Noi non possiamo avvicinarci alla piazza – le è stato risposto – a meno che non ci sia dato un ordine in questo senso” (leggi). Successivamente la giornalista ha denunciato formalmente il suo aggressore alla Digos di Milano, che è risultato essere una persona già nota alle forze dell’ordine.
Contattata da Ossigeno, Selvaggia Lucarelli ha rilasciato questa dichiarazione: “Io ho denunciato il mio aggressore. Non sono l’unica giornalista ad aver subito aggressioni da no vax e mi stupisce il fatto che quasi nessuno dei miei colleghi abbia fatto lo stesso. Io trovo che sia importante farlo, perché chi denuncia non protegge soltanto se stesso ma difende il diritto di informare”. Diritto che appartiene a tutti. Su ‘il Domani’, la giornalista ha scritto che “quel famoso ‘bilanciamento dei diritti’ tra l’ordine pubblico e il diritto di manifestare, dovrebbe includere anche quello dei giornalisti di documentare in sicurezza”.
Ossigeno ha registrato molti episodi in cui giornalisti e blogger sono stati insultati, aggrediti, ostacolati nel loro lavoro durante le manifestazioni di protesta contro le misure adottate dalle autorità per combattere la pandemia. L’aggressione a Selvaggia Lucarelli è forse quello più noto, quello che ha suscitato più commenti mediatici a favore e contro. Alcuni lo hanno condannato come l’ennesimo attacco alla libertà d’informazione e altri hanno tirato in ballo la sua vis polemica per il fatto di essere molto diretta verso i bersagli delle sue critiche. No-vax compresi.
L’ANALISI – In effetti l’episodio si presta a varie letture. Ricorda che il mestiere del giornalista è dare notizie e fare domande, anche scomode e poco gradite. Ricorda che quando si organizza una manifestazione pubblica, gli organizzatori devono impegnarsi al massimo per evitare violenze (vedi Ossigeno), senza pensare che questo compito spetti esclusivamente alle forze di polizia. L’aggressore di Selvaggia Lucarelli è stato fermato da altri manifestanti, ma forse si sarebbe potuto fare di più.
PROTEZIONE – Anche i giornalisti e le troupe della Rai hanno cominciato a domandarsi se sia saggio andare in situzioni a rischio senza essere accompagnati da qualcuno che guardi loro le spalle. Una richiesta in tal senso è stata accennata il 17 ottobre 2021 da parte dell’Usigrai, del c.d.r. del TG3 e da Rainews24, in un comunicato seguìto alle violenze, insulti e ostacoli posti alle troupe Rai durante le manifestazioni al porto di Trieste.
“Crediamo sia arrivato il momento di aprire una riflessione sulla reale necessità e opportunità – scrivono – di continuare a seguire in maniera così costante queste manifestazioni. È un tema che affronteremo con le redazioni e le direzioni di testata”. Dovremmo allora, in mancanza di requisiti minimi di sicurezza, cominciare a considerare un arretramento del diritto sociale all’informazione? Non ci sembra questa la strada. Ossigeno per l’informazione (leggi l’editoriale di Alberto Spampinato), è da tempo sulla posizione di dover garantire, a chi va nelle piazze a documentare manifestazioni o altre situazioni a rischio, la necessaria protezione per lavorare in sicurezza. Un problema che deve essere affrontato in sinergia dagli editori e dalle forze dell’ordine. Ma i primi non possono tirarsene fuori. LT
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