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La Cassazione conferma: sul caso Boffo il cardinal Bertone non è stato diffamato

Prosciolti i giornalisti che aveva querelato per gli articoli e una copertina dell’Espresso sul suo presunto coinvolgimento negli attacchi all’ex direttore di Avvenire

OSSIGENO 31 gennaio 2023 – La Corte di Cassazione a gennaio ha respinto come inammissibile il ricorso del cardinale Tarcisio Bertone contro l’assoluzione dei giornalisti Nello Trocchia, Emiliano Fittipaldi, Bruno Manfellotto e Vittorio Feltri. La sentenza conferma quelle di primo e secondo grado, e stabilisce che i quattro imputati non hanno diffamato l’alto prelato, ma esercitato il diritto di cronaca, che non può essere messo in discussione, purché vengano rispettati i principi di verità dei fatti, interesse pubblico e moderazione nei toni. Il cardinale Bertone è stato condannato al pagamento delle spese processuali e di una somma di 3.000 euro a favore della Cassa delle Ammende (leggi).

I GIUDIZI – Nel 2014 Trocchia e Fittipaldi pubblicarono sul settimanale L’Espresso un articolo intitolato “La macchina dei dossier”. Vi si riportavano dichiarazioni di Feltri, secondo cui il cardinale Bertone avrebbe avuto un ruolo attivo nella diffusione di informazioni false e lesive della reputazione di Dino Boffo, allora direttore del quotidiano cattolico Avvenire. Le accuse, dapprima pubblicate su Il Giornale nel 2009, avevano descritto Boffo come “noto omosessuale” coinvolto in presunti scandali personali. Queste accuse si rivelarono in seguito senza fondamento, ma il giornalista si dimise dalla sua carica.

Il cardinale Bertone querelò anche Bruno Manfellotto, autore della copertina dell’Espresso a lui dedicata. I giudici di primo grado stabilirono che il settimanale si era limitato a riportare fatti già noti, pubblicati anche da altre testate nazionali e internazionali.

La Corte d’Appello confermò le assoluzioni e sottolineò che Trocchia e Fittipaldi avevano riportato fedelmente le dichiarazioni di Feltri, a sua volta ascoltato sotto giuramento dalla Procura di Napoli, e che la copertina de L’Espresso e gli articoli pubblicati rispettavano i principi di verità, continenza e interesse pubblico. LT

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