Insulti ai giornalisti. Qual è la differenza fra il caso Prodi e il caso Donzelli
L’ex presidente del consiglio in qualche modo si è scusato, il dirigente di FdI ancora non lo ha fatto – Solo le scuse pubbliche sanano questi incidenti
OSSIGENO 4 aprile 2025 – Per il caso di Romano Prodi che tira i capelli a una giornalista accostato con il caso di Giovanni Donzelli che insulta volgarmente un giornalista, occorre inquadrare i due episodi e fare una premessa. Questa.
I personaggi politici, tutti, hanno il dovere di rispettare i giornalisti, anche quelli che li criticano, che dicono o scrivono cose da loro non gradite. Sono liberi di non rispondere alle loro domande, possono opporre un ‘no comment’, dire che non apprezzano ciò che pubblicano, possono contestare le loro affermazioni entrando nel merito.
Ma non possono dimenticare che i giornalisti pongono le domande e fanno sapere i fatti (quelli di interesse pubblico) perché questo è il loro lavoro, il loro dovere.
Perciò i politici non dovrebbe mai rispondere alle domande offendendo i giornalisti che le fanno. Né possono insultare, denigrare chi ha pubblicato notizie sgradite.
Se lo fanno sbagliano. Perché questi comportamenti, oltre a essere arroganti, poco educati, sono anche intimidatori e perciò violano il diritto di informazione, che è importante perché esso alimenta il dibattito pubblico. Queste violazioni possono essere più o meno gravi. La gravità dipende dall’intenzionalità dell’offesa. Dipende anche dal potere di cui dispone chi insulta il giornalista.
Per fortuna queste aggressioni verbali possono essere facilmente sanate e derubricate a semplici errori, presentando scuse pubbliche. Nel caso di Romano Prodi le scuse, più o meno esplicite, sono arrivate sia pure qualche giorno dopo, quando lui si è detto dispiaciuto. Nel caso di Donzelli non sono ancora arrivate. Questo fa la vera differenza fra i due episodi.
Romano Prodi, ex presidente del consiglio e della Commissione Europea ha sbagliato a rispondere con stizza a Lavinia Orefici, a metterle una mano sulla spalla con gesto paternalistico e a tirarle i capelli. Poi, qualche giorno dopo, si è detto dispiaciuto (leggi). Probabilmente era risentito per alcune interpretazioni strumentali del Manifesto di Ventotene.
Giovanni Donzelli, responsabile dell’organizzazione di FdI e vicepresidente del Copasir (Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica), ha aggredito il cronista del ‘Fatto Quotidiano’ Giacomo Salvini con parole pesanti davanti ai suoi colleghi dicendo, rivolgendosi a loro: “Finché c’è questo pezzo di merda non parlo” (leggi). Probabilmente era risentito per il libro ‘Fratelli di Chat’, in cui il giornalista ha raccontato le frasi che esponenti del suo partito si scambiavano nelle chat. ASP
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!