Libertà di stampa

Informazione. Le inadempienze taciute in Italia e contestate dall’UE

Le violazioni segnalate dall’UE nella Relazione 2024 sull’applicazione delle norme dello ‘stato di diritto’ – Le raccomandazioni indirizzate all’Italia. Le reazioni del governo – Il  silenzio dei giornali

OSSIGENO 6 nov 2024 – In Italia i giornalisti e i giornali che subiscono intimidazioni e minacce a causa del loro lavoro sono moltissimi. Le autorità non fanno il loro dovere per impedire che ciò avvenga e per punire i responsabili. Queste affermazioni a qualcuno possono sembrare sorprendenti, ma non dovrebbero cogliere di sorpresa nessuno.

Questa drammatica situazione e la mancanza di adeguati provvedimenti non sono una novità. Le cose vanno così da molti anni. In Italia se ne parla poco, ma Ossigeno ha mostrato la situazione documentando oltre settemila episodi e misurando un tasso di impunità superiore al 90 per cento. Anche le più autorevoli organizzazioni internazionali hanno segnalato il problema italiano, da tempo.

Non si spiega perciò perché, a luglio 2024, queste affermazioni abbiano suscitato risentite reazioni del governo italiano contro la Commissione Europea che le aveva appena inserite in un documento ufficiale. Né si spiegano il grande silenzio mediatico e la grande disattenzione del mondo politico sulla gravità degli attacchi contro i giornalisti che pubblicano notizie sgradite al potere.

Il silenzio e la disattenzione hanno riguardato anche l’incisivo richiamo che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha pronunciato il 24 luglio 2024, pochi giorni dopo l’aggressione al giornalista Andrea Joly da parte di militanti di un movimento di estrema destra avvenuta a Torino. Di fronte all’aumento di queste aggressioni e ai tentativi di minimizzarli, il presidente Mattarella ha detto: “Ogni atto contro la libera informazione, ogni sua riduzione a fake news, è un atto eversivo”. Anche questo autorevole richiamo ha avuto scarsa risonanza sui giornali e non ha suscitato commenti né ha aperto una discussione nel merito della questione.

LA RELAZIONE SULLO STATO DI DIRITTO

A proposito della relazione sullo Stato di diritto e la libertà di informazione in Italia, è utile spiegare cosa ha detto la Commissione Europea in quel documento e che cosa ha risposto il governo Meloni.

Procediamo con ordine.

Il documento europeo è il Rapporto 2024 sullo Stato di diritto che ha “raccomandato” alle autorità italiane di fare di meglio e di più, perché questi ingiustificabili attacchi ai giornalisti e la mancanza di adeguati interventi per creare una ambiente più sicuro per il loro lavoro, violano gli impegni che l’Italia ha contratto aderendo all’Unione Europea e ai trattati che l’Unione riconosce.

Bisogna ammettere che il Rapporto denuncia adesso un problema che esiste da decenni. Questo si spiega con il fatto che fino a poco tempo fa l’Unione non aveva mai contestato apertamente queste inadempienze agli Stati membri. Ha cominciato a farlo formalmente cinque anni fa istituendo i Rapporti annuali sullo “Stato di diritto”, nati per accertare e contestare in particolare le violazioni palesi e sfrontate di alcuni paesi membri che, oltre a violare diritti e patti fondamentali, ignorano la giurisprudenza della Corte Europea dei diritti umani.

Questi Rapporti, ormai da cinque anni, forniscono la mappa delle inadempienze di ciascuno dei 27 paesi, documentandole grazie anche alle informazioni fornite dalle organizzazioni non governative. Anno dopo anno, la scena dei singoli paesi viene illuminata meglio. La novità principale di quest’anno è che a ogni paese vengono fornite “raccomandazioni” su ciò che dovrebbe fare per mettersi in regola. I Rapporti degli anni scorsi aveva documentato in particolare le inadempienze della Polonia e dell’Ungheria. Quello del 2024 ha messo a fuoco molto meglio la situazione italiana. E ciò ha portato in primo piano finalmente anche i vuoti e le lacune legislative.

Fra le violazioni dello Stato di diritto e le inadempienze italiane, che il Rapporto certifica e raccomanda di superare, c’è il sistema di nomina degli amministratori della RAI che è sostanzialmente controllato dal governo e dalla maggioranza; secondo le norme dello Stato di diritto il sistema di informazione radiotelevisiva pubblico deve essere autonomo rispetto al governo. Un’altra violazione consiste nella mancata istituzione di una commissione nazionale di difesa dei diritti umani indipendente dal governo.

All’Italia come a ogni paese membro, il Rapporto chiede di colmare le lacune rilevate che si configurano come inadempienze dell’obbligo di attuare i principi dello “Stato di diritto”. Questi principi si attuano con norme fondamentali necessarie per rendere la democrazia giusta e il potere regolato dalle leggi e per consentire ai cittadini di partecipare consapevolmente alla vita pubblica. I principi dello Stato di diritto sono richiamati dai trattati di adesione all’UE e sono stati propugnati dalle Nazioni Unite, che nel 1966 li ha richiamati con due Convenzioni.

LE RACCOMANDAZIONI DELLA COMMISSIONE ALL’ITALIA

Secondo il Rapporto 2024 della Commissione Europea, l’Italia per essere in regola dovrebbe introdurre:

  1. norme adeguate a tutelare la libertà di stampa, la sicurezza dei giornalisti e il loro diritto a mantenere il segreto sulle fonti fiduciarie delle notizie
  2. leggi adeguate a impedire che le accuse di diffamazione a mezzo stampa siano facilmente utilizzabili per censurare le notizie sgradite e mettere in difficoltà i giornalisti che le pubblicano
  3. norme adeguate a garantire il pieno accesso alle informazioni giudiziarie
  4. una giusta regolamentazione del conflitto di interessi e dell’attività di lobbying
  5. un’istituzione nazionale per i diritti umani indipendente dal governo, come richiesto dai principi di Parigi delle Nazioni Unite
  6. norme per incanalare in modo trasparente le donazioni destinate a fondazioni e associazioni politiche e per introdurre un registro elettronico unico sul finanziamento dei partiti e delle campagne elettorali
  7. disposizioni e meccanismi per assicurare un finanziamento dei media del servizio pubblico radiotelevisivo (RAI) adeguato all’adempimento della loro missione di servizio pubblico e sufficiente a garantirne l’indipendenza.

Il Rapporto dice che manca tutto ciò e che le istituzioni parlamentari e di governo italiane non fanno abbastanza per colmare queste lacune.

È importante che un documento ufficiale della Commissione Europea elenchi autorevolmente queste inadempienze e che, evidenziando la mancanza di volontà politica necessaria per superarle, contribuisca a interrompere l’immobilismo delle istituzioni nazionali, che dura da molti anni. Il documento inoltre concorre a rompere il vero e proprio silenzio mediatico che avvolge la questione e aiuta a tenere questi problemi fuori dall’agenda politica. Nel frattempo, ogni anno a danno dei cittadini continuano a essere commesse impunemente in Italia moltissime violazioni delle norme dello Stato di diritto.

Alberto Spampinato

QUESTO ARTICOLO è stato pubblicato da Il Telespettatore, Bimestrale dell’Aiart – Associazione Cittadini Mediali, nel numero 7-10 – Luglio/Ottobre 2024 con il titolo “Diritto di informazione. Le inadempienze italiane taciute in Italia e contestate dall’Europa”

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