Impunità. In Italia occorre introdurre reato di ostacolo all’informazione
Tra le proposte: abolire carcere per diffamazione, regolare rettifica, precisare responsabilità editori
In Italia è necessario introdurre nell’ordinamento alcune nuove norme a protezione dei giornalisti e a difesa della libertà di stampa. Questa l’opinione del direttore di Ossigeno per l’Informazione, Alberto Spampinato, che ha illustrato i dati italiani aggiornati sulla impunità per colpevoli dei crimini contro i giornalisti.
Lo ha detto al convegno “Giornalisti aggrediti, colpevoli impuniti”, che si è svolto a Roma, a Palazzo Madama, per iniziativa di Ossigeno per l’Informazione e con il Patrocinio dell’UNESCO, per celebrare la Giornata Internazionale dell’ONU per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti (IDEI 2018).
In particolare il direttore di Ossigeno ricorda la proposta di Ossigeno di introdurre un reato specifico per punire chi ostacola o impedisce deliberatamente l’esercizio del diritto di informazione e di espressione.
In materia di diffamazione a mezzo stampa, propone invece l’abolizione della pena detentiva che in Italia produce ogni anno condanne pari a oltre un secolo di carcere.
Per ridurre il ricorso alle querele (oltre 5 mila l’anno), oltre a un deterrente per punire chi ne fa un uso pretestuoso a scopo intimidatorio, dovrebbe essere riconosciuta la pubblicazione della rettifica quale condizione di non procedibilità e la cancellazione degli anacronistici reati di vilipendio e le aggravanti previste per l’offesa resta a un corpo politico, amministrativo o giudiziario, o di una rappresentanza di esso, o di una pubblica Autorità.
Dovrebbero essere previsto infine, oltre alla responsabilità dell’editore per le conseguenze legali di quanto pubblica, il suo dovere di fornire assistenza legale ai giornalisti querelati o citati in giudizio in relazione a una pubblicazione.
COA-DEB
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