Il caso Molise e l’inarrestabile valanga di querele pretestuose
In altri paesi le querele passano attraverso un filtro di ammissibilità – In Italia no e possono produrre processi mostruosi contro i giornalisti
OSSIGENO 27 LUGLIO 2022 – Il processo penale che si celebrerà a dicembre 2022 a carico dell’ex presidente della Giunta regionale del Molise Paolo Frattura, accusato di calunnia continuata nei confronti della giornalista di Campobasso Manuela Petescia (Leggi: Ex Presidente Regione Molise a giudizio per calunnia a una giornalista) appare di straordinario interesse, per vari motivi.
Innanzitutto per l’eccezionalità del caso.
Infatti nelle commedie accade spesso ed è divertente che un accusatore sia costretto a prendere il posto dell’accusato sul banco degli imputati. Ma nelle aule giudiziarie accade raramente e ancor più raramente per quanto riguarda i processi nati da querele contro i giornalisti. Ma anche i fatti rari talvolta accadono. (“Se può accadere, accade” è il titolo di un gustoso film con Jack Nicholson) e quando accadono vanno segnalati perché sono i sintomi rivelatori di malesseri poco evidenti. In questo caso dell’aggravarsi di una particolare malattia professionale che colpisce i giornalisti onesti, coraggiosi, perbene, a causa di un malfunzionamento della giustizia. Una questione di interesse generale.
L’ANTEFATTO – In questo caso l’antefatto è un processo penale che è durato sette lunghi anni, nel quale vittima e imputato recitavano parti invertite rispetto a quelle che interpreteranno nel processo che avrà inizio a dicembre 2022. Ossigeno ha ricostruito in dettaglio le fasi del processo nell’articolo di Giacomo Bertoni (leggi).
In breve, l’ex presidente del Molise, quando era ancora in carica, querelò la giornalista e un magistrato accusandoli di avere ordito contro di lui un ricatto a scopo di estorsione. Quel processo si è concluso pochi mesi fa. I giudici hanno stabilito che quelle accuse, reiterate nel corso di sette anni, sono false, inconsistenti.
Poiché chi accusa falsamente qualcuno di aver commesso un reato incorre nel reato di calunnia (art. 368 codice penale), il procuratore competente ha contestato all’uomo politico questo reato punibile con la reclusione da 2 a 6 anni. Su questa base si è arrivati al suo rinvio a giudizio. I fatti sono contro di lui, ma vedremo come saranno giudicati.
ABUSARE DELLA GIUSTIZIA – La vicenda di Manuela Petescia dimostra che in questo paese con l’inganno e la spregiudicatezza, con un vero e proprio abuso del diritto, è possibile far lavorare per lungo tempo la macchina della giustizia contro i propri avversari personali. Come? Molto semplicemente: abusando del diritto di querelare, un diritto che spetta a ogni cittadino.
In altri paesi l’abuso del diritto per interesse personale è un reato in sé, e inoltre le querele (ovvero le denunce presentate alle autorità da privati cittadini che accusano altre persone di aver commesso un reato a loro danno) sono sottoposte a un rigoroso filtraggio di ammissibilità da parte dei procuratori. Soltanto alcune querele danno luogo a un processo.
In Italia invece, per vari motivi, innanzitutto per effetto dell’obbligo dei magistrati di esercitare l’azione penale per ogni formale notizia di reato ricevuta, tutte le querele formalmente ben congegnate danno luogo a un processo. Di conseguenza è possibile che si producano processi mostruosi come quello contro la giornalista Manuela Petescia, costretta a provare la sua innocenza; processi come quelli nei confronti di altri diecimila giornalisti querelati e processati ogni anno per diffamazione a mezzo stampa e nove volte su dieci prosciolti (ma dopo due-otto anni e migliaia di euro di spese legali che in molti casi restano a carico anche di coloro che ne escono prosciolti).
C’è qualcosa che non va nel processo penale, e questo qualcosa viene sistematicamente usato a proprio vantaggio da coloro che vogliono colpire e danneggiare i giornalisti per impedire che pubblichino notizie sgradite. Da dieci anni Ossigeno per l’Informazione documenta questo triste fenomeno con centinaia di esempi. Il Parlamento ne ha discusso. I Governi se ne sono lavati le mani. E non è cambiato nulla. Eppure sarebbe urgente intervenire per fermare l’inarrestabile valanga di querele pretestuose, ingiustificate, infondate che imbavagliano i giornalisti. Ossigeno lo dice da tempo e confida che prima o poi se ne accorgeranno anche i solerti promotori delle non rinviabili riforme della giustizia. ASP
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