Il caso Civetta. Perchè il Sistema Siracusa non fa notizia?
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I 15 arresti ordinati a febbraio 2018 dalle Procure di Messina e Roma non hanno rivelato soltanto il falso complotto contro l’ENI
La clamorosa operazione congiunta delle Procure di Roma e Messina che il 6 febbraio 2018 ha portato la Guardia di Finanza ad arrestare 15 persone, fra cui un magistrato (Giancarlo Longo, ormai ex pm della Procura di Siracusa, che poi ha ottenuto gli arresti domiciliari) ha fatto sensazione sui giornali nazionali per la scoperta degli autori del depistaggio delle indagini sugli autori di un falso complotto contro l’amministratore delegato dell’Eni.
Scarsa attenzione ha invece destato il non meno interessante versante siracusano della stessa operazione giudiziaria che ha illuminato importanti retroscena delle vicende messe in luce fin dal 2011 dai giornalisti del quindicinale di Siracusa La Civetta di Minerva, che rivelarono una rete di relazioni d’interesse fra magistrati, avvocati e imprenditori (vedi).
Infatti fra gli arrestati e i fermati del 6 febbraio 2018 ci sono persone che furono indicate con un ruolo rilevante nelle vicende denunciate in esclusiva e in solitudine, a dicembre del 2011, dai giornalisti del periodico aretuseo.
Quegli articoli segnalarono rapporti di affari e relazioni poco chiare fra magistrati, penalisti, imprenditori. L’inchiesta della Civetta diede spunto ad alcune interrogazioni parlamentari e nel 2012 indusse il Ministro della Giustizia Paola Severino a inviare gli ispettori alla Procura di Siracusa e, a seguito dell’ispezione, ad adottare provvedimenti severissimi nei confronti del capo e di alcuni sostituti di quella Procura (vedi).
Per la pubblicazione degli articoli che avevano dato spunto all’ispezione, i giornalisti della Civetta furono isolati, denigrati, querelati per diffamazione e accusati di complotto. Molte di quelle accuse sono state ritenute infondate dai giudici e tre anni dopo sono cadute (leggi). Ma tre giornalisti (il direttore Franco Oddo, la vice direttrice Marina Di Michele e Carmelo Maiorca) sono tuttora sotto processo (leggi) Per Maiorca l’accusa di associazione a delinquere è stata archiviata, ma rimane quella di diffamazione.
Per quegli stessi articoli, la Civetta ha ottenuto il Premio Mario Francese.
La vicenda, da un lato dimostra quanto sia potente il giornalismo d’inchiesta, anche quando è praticato da un piccolo giornale (leggi), dall’altro ricorda l’Italia di Pinocchio, finito in gattabuia per aver denunciato un furto, come commentò Ossigeno nel 2014 (leggi), facendo notare che processi come questi, in un paese rispettoso del diritto di informazione, non avrebbero neppure dovuto iniziare.
In quel commento, Ossigeno elogiò il giornalismo d’inchiesta praticato da quel piccolo giornale e fece notare la strana circostanza che le notizie di indubbio interesse pubblico rivelate da quei cronisti locali non erano state riprese e pubblicate dagli altri giornali. Né lo sono state successivamente.
Adesso, con l’operazione giudiziaria del 6 febbraio 2018, si era presentata una nuova occasione per dare la visibilità che meritano alle notizie sul cosiddetto “Sistema Siracusa”, innanzitutto poiché fra i fermati e accusati di avere avuto un ruolo rilevante, c’è l’avvocato penalista siracusano Piero Amara, ci sono gli imprenditori Fabrizio Centofanti e Enzo Bigotti (quest’ultimo già coinvolto nel caso Consip).
Inoltre, fra le persone per cui sono state disposte misure di custodia cautelari, c’è il giornalista Giuseppe Guastella, che dalle colonne del giornale locale che dirige, Il Diario, nel 2012 diede voce senza contraddittorio a coloro che considerarono l’inchiesta della Civetta un tentativo di estorsione, accusa poi archiviata “per infondatezza di reato”. Per Giuseppe Guastella, di cui Ossigeno si è occupato nel 2017 (leggi), sono stati ordinati gli arresti domiciliari con l’accusa di aver ricevuto denaro da Amara per divulgare sulla sua testata online (diario1984.it) informazioni diffamatorie nei confronti dei magistrati Marco Bisogni e Tommaso Pagano, “incaricati di valutare i fascicoli iscritti nei confronti di clienti degli avvocati Amara e Calafiore”. L’UNCI (Unione Nazionale Cronisti Italiani) ha disposto la sospensione cautelativa del giornalista.
È toccato ancora una volta agli stessi giornalisti della Civetta mettere in luce il versante siracusano della maxi inchiesta nel numero del settimanale pubblicato il 16 febbraio, che contiene un corposo dossier sull’operazione delle procure di Messina e Roma.
In quel numero, Marina De Michele ha sottolineato che gli ultimi sviluppi che investono la Procura di Siracusa sono dovuti a un esposto denuncia (leggi i particolari in calce a questo articolo) firmato il 23 settembre 2016 dai sostituti procuratori di Siracusa Margherita Brianese, Salvatore Grillo, Magda Guarnaccia, Davide Lucignani, Antonio Nicastro, Vincenzo Nitti, Tommaso Pagano, Andrea Palmieri, cioè da “tutti i sostituti” con l’astensione di due di loro, Maurizio Musco e Marco Di Mauro raggiunti da avviso di garanzia, contro il loro collega Giancarlo Longo.
“Sul nostro giornale, già il 7 aprile 2017 – commenta la vice direttrice della “Civetta” – avevamo messo in luce come solo il senso di assoluta impunità e l’arrogante supponenza del “comitato d’affari” aveva potuto suggerire di esportare l’estroso sistema Siracusa, possibile solo a Siracusa, addirittura fino a Milano. Quasi che anche presso altre Procure sussistessero le condizioni che qui, nella nostra città, hanno consentito per almeno quindici anni lo strapotere di poche menti raffinate. Infatti, ai tempi della nostra inchiesta di svelamento della galassia Amara, già altri episodi avrebbero dovuto alzare, per tempo, il livello di difesa della parte sana della magistratura come dell’avvocatura locale: tutti quelli in cui i nomi che ricorrono sono sempre gli stessi. Vicende che andrebbero tutte oggi riesaminate, analizzate atto dopo atto, per verificare se già d’allora non si fosse messo in moto quel meccanismo fatto di denunce pretestuose, scambi di favore, utilizzo perverso degli strumenti giudiziari, connivenze ai più alti livelli, che oggi il giudice Vermiglio attribuisce alla “regia occulta” dell’avvocato Piero Amara e all’invasiva attività dell’avvocato Giuseppe Calafiore a vantaggio del suo più importante cliente, il gruppo Frontino”.
La giornalista elenca alcuni degli episodi che andrebbero riletti: lo scandalo scommesse del calcio Catania, i cosiddetti fatti di Villa Corallo, il processo al sindaco e al vicesindaco di Augusta per la piattaforma Oikothen, il fallimento Sai8 per 74 milioni di euro con parcelle milionarie per i legali, tra cui Piero Amara, la Cisma, l’attacco alla Soprintendenza, Mare Rosso…
“In sostanza – aggiunge – la sensazione è che si sia sollevato al momento solo il coperchio di una pentola che andrebbe raschiata fino in fondo se veramente si volessero sradicare completamente le cellule cancerogene che hanno avvelenato la storia di una provincia che si voleva ‘babba‘ e si scopre verminaio. Ma sinceramente non crediamo che lo si vorrà fare”. In chiusura la giornalista invita a rileggere “i commenti trionfalistici, i panegirici alla lungimiranza e alla saggezza di certe scelte, gli elogi agli eccelsi studi professionali” pubblicati da “giornalisti compiacenti” sui media locali.
Sullo stesso numero della Civetta il diretore Franco Oddo ha commentato:
“Ci sono voluti anni di indagini della Guardia di Finanza e della Procura di Roma per riannodare i fili tra alcune srl (e alcuni personaggi) di cui allora (nel 2011, ndr) scrivemmo. Peccato che lo sguardo degli inquirenti romani si sia spinto fino ai primi mesi del 2012, senza scavare più a fondo: la nostra inchiesta dimostrava che il legame stretto fra l’avvocato e un certo mondo di mezzo era datato ancora prima di quell’anno e che, se dal 2012 ad oggi – secondo l’accusa del gip capitolino – la presunta associazione a delinquere aveva messo a punto un sofisticato sistema di scatole cinesi per consentire con false fatturazioni di operazioni inesistenti una evasione fiscale di notevole importo, è assai probabile che ciò avvenisse anche prima”.
“L’inchiesta della Civetta – ricorda Oddo – aveva un filo conduttore: quasi tutte le srl erano amministrate da praticanti degli studi legali dell’avv. Piero Amara ad Augusta, Siracusa e Catania (in qualche caso anche le mogli dei praticanti) o da congiunti del professionista o persone notoriamente a lui assai vicine. Si delineava il quadro inquietante di una rete di imprese semisommersa, di cui erano soci dirigenti di partecipate, ex politici, avvocati, figli di importanti magistrati (Rossi e Toscano), il figlio di un ex comandante della GdF di Siracusa, persino il magistrato dottor Maurizio Musco e la sorella (la Panama srl, amministrata dal dott. Sebastiano Miano, oggi tra gli arrestati), in un’altra società il fratello e in un’altra ancora il cognato. Ciò non significa che i soci di tutte le società individuate facessero parte del Sistema Siracusa, com’è stato poi chiamato, ma certo alcuni, oggi ancora indagati o arrestati con ordinanza custodiale del gip della Procura di Roma, lo erano”.
ASP
L’esposto degli otto sostituti procuratori del 23 settembre 2016
“È con profondo imbarazzo che i sottoscritti sostituti procuratori in servizio presso la Procura della Repubblica di Siracusa rappresentano di aver osservato fatti e situazioni tali da ingenerare grave preoccupazione per l’amministrazione della giustizia nel circondario di appartenenza. Nell’ambito della gestione di diversi procedimenti penali si sono infatti palesati elementi che inducono a temere che parte dell’azione della Procura della Repubblica possa essere oggetto di inquinamento funzionale alla tutela di interessi contrari alla corretta e indipendente amministrazione della giustizia (…) Soggetti portatori di specifici interessi economici ed imprenditoriali dimostrano una preoccupante attitudine ad orientare a proprio favore l’azione della Procura, rendendo fondato il timore che parte dell’ambiente giudiziario non sia immune a tale forza di infiltrazione”.
L’esposto continua con l’indicazione degli allegati relativi a “numerosi atti processuali penali” e diversi contenziosi amministrativi che “ciclicamente, intersecano con le vicende oggetto di trattazione, molti atti pertinenti a processi pendenti a Siracusa Messina Catania”, ancora coperti da segreto istruttorio”.
Leggi tutte le notizie di Ossigeno sull’inchiesta della Civetta di Minerva
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