I Cc in redazione di Fanpage. Un viaggio a vuoto
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Il pm di Rovigo ha chiesto i filmati originali dell’inchiesta sullo scandalo dei rifiuti in Veneto. Il direttore non li ha consegnati per non rivelare l’identità delle fonti fiduciarie
Il 17 giugno 2019 il giornalista Francesco Piccinini, direttore del notiziario online Fanpage, ha rifiutato di consegnare ai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Venezia le registrazioni originali delle interviste video effettuate dai suoi cronisti per la video inchiesta pubblicata nelle scorse settimane, che ha rivelato un grave caso di smaltimento illecito di rifiuti inquinanti fatto intorno a Este (Padova) a opera della Susa, una azienda di compostaggio. Un caso su cui indaga la Procura di Rovigo.
Le interviste agli informatori erano state pubblicate da Fanpage in modo da rendere non conoscibile la loro identità. I carabinieri si sono presentati a Napoli, nella redazione di Fanpage, muniti di un mandato della Procura della Repubblica di Rovigo. Gli inquirenti volevano proprio conoscere le fonti fiduciarie che avevano istradato gli autori dell’inchiesta: Sacha Biazzo e gli altri cronisti componenti il team Backstair.
Piccinini ha opposto il segreto professionale dei giornalisti, che impone di non rivelare l’identità delle fonti fiduciarie. Subito dopo, ha convocato una conferenza stampa nella redazione di Fanpage e ha raccontato l’accaduto.
Nel giorni precedenti Fanpage aveva reso noto che il responsabile dei rapporti esterni dell’azienda Sesa di Este, Francesco Ghidin, e un altro esponente dell’azienda avevano offerto al direttore e ai cronisti di Fanpage un investimento pubblicitario di 300 mila euro in tre anni a condizione di poter “visionare”, prima della pubblicazione, la video inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti in Veneto. “L’importante è che non ci rompete troppo le palle, capito? Perché purtroppo se sparate, sparate, sparate, gli altri mi dicono: perché dobbiamo pagare chi ci spara?”, dicono gli offerenti in un video registrato da Fanpage e pubblicato insieme alla notizia che l’offerta era stata rifiutata.
IL DIRETTORE PICCININI – Francesco Piccinini ha dichiarato a Ossigeno: “Come successo in passato, nell’ambito dell’inchiesta “Bloody Money”, mi ritrovo ancora oggi a riaffermare a gran voce come il giornalismo d’inchiesta sia il sostentamento di un vero paese democratico. Proprio per questo, negli ultimi anni, le inchieste hanno ricoperto una parte sempre più preponderante del mio lavoro e di quello di Fanpage.it, tanto da veder nascere il team “Backstair”, una squadra di video reporter e giornalisti dedicata al lavoro d’inchiesta. Inchieste come “Bloody Money” e “L’offerta” smascherano un sistema malato presente a più livelli della nostra società sul quale possiamo intervenire soltanto denunciandolo e mostrandolo per quello che è. Nella realizzazione del nostro lavoro le fonti sono ovviamente fondamentali e proprio per questo Fanpage.it si è opposta alla richiesta del Noe di Venezia di rivelare le stesse all’atto di acquisire il materiale relativo all’inchiesta sulla Sesa. A tale proposito vorrei ringraziare Fnsi, il Sindacato unitario giornalisti della Campania, l’Unione cronisti della Campania e tutti coloro che hanno difeso e sostenuto il nostro lavoro esponendosi pubblicamente, ma anche scrivendoci in provato”.
L’INCHIESTA su rifiuti in Veneto ha avuto grande risonanza politica. Ha impegnato i cronisti di Fanpage per quasi un anno. La Sesa – spiega tra l’altro l’inchiesta – è uno dei più grandi impianti di compostaggio d’Europa. Ha un fatturato di 90 milioni di euro. I ricavi superano gli 8 milioni. Produce ogni anno 68 mila tonnellate di compost che viene sversato sui campi come fertilizzante. Fanpage ha mostrato che nella bassa padovana, in alcuni terreni agricoli intorno a Este, sarebbe stato effettuato dall’impresa di Este uno sversamento di compost contenete plastica e metalli pesanti.
LA RISONANZA dell’inchiesta è stata amplificata falla sua pubblicazione avvenuta mentre il parlamento discuteva un emendamento per trasferire dalle regioni al ministero dell’Ambiente alcune competenze sul trattamento dei compost.
Un
ulteriore elemento di richiamo è venuto dal fatto che il giornalista Francesco
Ghidin, il dipendente della Sesa che teneva i rapporti con Fanpage e ha
partecipato all’offerta pubblicitaria, era in quel momento anche consulente per
la comunicazione del sottosegretario all’Ambiente ….Vania, della Lega. Dopo la
pubblicazione dell’inchiesta di Fanpage Ghidini ha lasciato quest’ultimo incarico.
Nel frattempo è stato posto sotto inchiesta disciplinare dall’Ordine dei
Giornalisti del Veneto
Fanpage e i suoi giornalisti hanno ricevuto ampie attestazioni di solidarietà.
“Chi fa le inchieste coraggiose deve essere protetto non può essere molestato” ha commentato il presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti, che ha visitato la redazione il giorno dopo la visita dei carabinieri.
L’offerta di una cospicua campagna pubblicitaria fatta a Fanpage dal rappresentate dell’azienda Sesa è stata considerata un evidente tentativo di comprare il silenzio della testata ed è stata condannata come tale da più parti, fra l’altro dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra (M5S), dal sottosegretario Vito Crimi (M5S), da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.
Il 17 giugno 2019 il giornalista Francesco Piccinini, direttore del notiziario online Fanpage, ha rifiutato di consegnare rivelare alla polizia giudiziaria le sue fonti, quelle del cronista Sacha Biazzo e degli altri componenti il team Backstair che ha rivelato un grave caso di smaltimento illecito di rifiuti intorno a Este (Padova) a opera della Susa, una azienda di compostaggio. Piccinini inoltre ha rifiutato di consegnare ai carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Venezia, che erano andati nella redazione di Napoli con questa richiesta, le video registrazioni originali delle interviste video effettuate dai cronisti e pubblicate in modo da rendere nn conoscibile la loro identità.
Nel giorni precedenti Fanpage aveva reso noto che il responsabile dei rapporti esterni dell’azienda Sesa di Este, Francesco Ghidin, aveva offerto al direttore e ai cronisti di Fanpage un finanziamento di 300 mila euro, poi ridotto a 100mila a condizione di poter visionare prima della pubblicazione la video inchiesta sullo smaltimento dei rifiuti in Veneto. La proposta è stata rifiutata dai giornale e ed è stata decumentata con un video pubblicato in rete.
Per entrambe le vicende Fanpage e i suoi giornaisti hanno ricevuto ampie attestazioni di solidarietà.
“Chi fa le inchieste coraggiose deve essere protetto non può essere molestato” ha commentato il presidente della FNSI, Giuseppe Giulietti, ha anche preso parte alla conferenza stampa convocata da Fanpage nella sua redazione, subito dopo la visita dei carabinieri.
L’offerta di denaro da parte del rappresentate dell’azienda Sesa è stata considerata un evidente tentativo di comprare il silenzio della testata ed è stata condannata come tale da più parte, fra l’altro dal presidente della Commissione Parlamentare Antimafia, Nicola Morra (M5S), dal sottosegretario Vito Crimi (M5S), da Nicola Fratoianni di Sinistra Italiana.
ASP
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