Giornalisti. Viminale, in 6 mesi più minacce dei 12 mesi precedenti
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Fra gennaio e giugno 2020 il Ministero dell’Interno ha rilevato intimidazioni a 83 cronisti, quasi la metà sui social – Annunciate nuove iniziative delle Prefetture
Il “Centro di coordinamento delle attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazione sul fenomeno degli atti intimidatori nei confronti dei giornalisti” del Ministero dell’Interno, ha registrato in Italia, dal 1 gennaio al 16 giugno 2020, 83 atti intimidatori nei confronti di giornalisti, in media 15 casi al mese. Il trend mensile è più che raddoppiato rispetto al biennio 2018-2019. Infatti il Viminale ha segnalato 73 casi nei dodici mesi del 2018 (in media 6 al mese) e 87 nei dodici mesi del 2019 (in media 7 al mese).
Questi dati sono stati resi noti il 25 gennaio 2020 dal Viminale con un comunicato stampa (leggi il resoconto ufficiale) e sono stati commentati il giorno stesso dal ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese.
In particolare risultano aumentate le minacce via social rilevate dal Viminale: nel 2018 e 2019 erano un quarto del totale (24% nel 2018 e 23,5% nel 2019), mentre nel 2020 sono arrivate al 43%.
Secondo le informazioni rese note, le intimidazioni sono riconducibili a matrici e motivazioni di diversa natura, inquadrabili in macro aree di riferimento: atti provenienti da ambienti della criminalità organizzata (10 episodi nel 2020), atti riconducibili a motivazioni socio-politiche (37 episodi nel 2020) ed atti provenienti da altri contesti (36 episodi nel 2020). Su 83 episodi registrati dall’inizio dell’anno, 70 (cioè l’82 %) si sono verificati in sole 5 regioni: Lazio, Campania, Sicilia, Calabria e Lombardia.
Sulla base di questi dati il Viminale ha deciso di potenziare l’attività operativa con l’attivazione di tavoli con i referenti locali delle associazioni di categoria dei giornalisti, per definire a livello locale gli interventi più idonei, di avviare iniziative di formazione congiunta, di rafforzare lo scambio di informazioni e di rivolgere un’attenzione specifica agli atti intimidatori diffusi sulla rete social.
Il ministro Luciana Lamorgese ha detto che le intimidazioni e le minacce sono già oggetto di costante attenzione, anche per adottare tempestivamente i provvedimenti di tutela dei giornalisti minacciati, e ha ricordato la direttiva inviata ai prefetti il 24 gennaio 2020, con la quale è stato avviato un “monitoraggio strutturato semestrale per conoscere e analizzare i fattori e gli scenari di rischio in sede locale, nonché le iniziative assunte e le misure adottate a livello territoriale”.
Proprio per arginare le minacce e le intimidazioni, il Ministero dell’Interno intende coinvolgere in modo più attivo le Prefetture, in modo da attivare entro breve tempo dei “tavoli di analisi del fenomeno cui parteciperanno l’Ordine professionale e le associazioni di categoria”, perché, ha aggiunto, “la libertà di stampa rappresenta un presidio fondante della nostra democrazia, che va preservato e difeso in tutti i territori”.
Il ministro ha ringraziato per il loro impegno le Prefetture, le forze di polizia e i rappresentanti del mondo dell’informazione, “che hanno consentito una maggiore collaborazione per migliorare l’attività sia in termini di prevenzione che di repressione dei fenomeni”.
Alla riunione del Centro di coordinamento del 25 giugno 2020 hanno partecipato in videconferenza il viceministro all’Interno Matteo Mauri, il capo di Gabinetto del Viminale Matteo Piantedosi, il capo della Polizia Franco Gabrielli, il vice capo della Polizia e direttore della Criminalpol Vittorio Rizzi, la vicepresidente e il segretario dell’Ordine nazionale dei giornalisti Elisabetta Cosci e Guido D’Ubaldo, e il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti. ( Fonte ANSA)
ASP
Leggi i dati del 2019 forniti dal Viminale il 20 gennaio 2020
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