Giornalisti minacciati. Partito male il 2023. Il convegno di Ossigeno
Presentato a Roma il meta Rapporto annuale di Ossigeno che segnala una crescente sfiducia nella giustizia – 150 partecipanti – Dati, storie e testimonianze
OSSIGENO 28 settembre 2023 – Nei primi sei mesi del 2023 in Italia Ossigeno ha registrato 83 episodi di gravi intimidazioni e minacce a danno di 234 giornalisti. In media 1,3 vittime al giorno. Solo il 22% di loro ha presentato denuncia alle autorità. Questi i principali dati raccolti da Ossigeno per l’informazione, osservatorio non governativo sulla libertà di stampa, presentati al convegno-corso di formazione “Giornalisti. In Italia più minacce meno denunce”, promosso il 25 settembre alla Casa del Jazz di Roma in collaborazione con l’Ordine dei giornalisti del Lazio. Dati, storie e testimonianze si sono susseguiti nel corso della giornata che ha visto la partecipazione, a Roma e in diretta su Zoom e Youtube, di oltre 150 giornalisti.
Il presidente Alberto Spampinato ha spiegato così la triste conferma della tendenza negativa già riscontrata nel 2022: “Mentre le intimidazioni e le minacce nei confronti dei giornalisti rimangono frequenti e numerose (più numerose di ogni altro paese dell’Unione Europea), diminuiscono, invece, i giornalisti che trovano la forza e il coraggio di denunciare alle autorità le violenze e gli abusi subiti, e di chiedere la riparazione dei torti e la condanna degli aggressori. Un dato confermato anche dal Ministero dell’Interno. Questo calo delle denunce dice che in Italia molti giornalisti hanno meno fiducia di prima nella giustizia e nella capacità riparatoria dello Stato”.
Giornalisti e blogger vittime di violenza sono sfiduciati e rassegnati, come raccontano a Ossigeno durante i colloqui di accertamento delle minacce che l’Osservatorio svolge quotidianamente. Dicono: “Denunciare è costoso e faticoso, implica un tempo lunghissimo di accertamento del torto da parte della giustizia, senza la certezza che venga riconosciuto”. O ancora: “A cosa serve denunciare se le leggi continuano a permettere l’accanimento di coloro che provano a fermare il diritto di cronaca e di critica attraverso le querele temerarie?”. In Italia, da decenni, pesa su questo fenomeno l’immobilismo della politica e la mancanza di contromisure.
Manca, poi, quasi sempre, la forte reazione dei singoli minacciati e soprattutto quella dei loro colleghi e dell’intera categoria. Sono pochi i casi in cui altri giornalisti si identificano nel minacciato e reagiscono in modo unitario. “Serve una scorta mediatica”, ha detto il presidente dell’Ordine dei giornalisti del Lazio, Guido D’Ubaldo. (leggi) “Sì, ma non può essere concessa soltanto in certi momenti. Se è una cura, occorre applicarla con un protocollo, che non c’è stato finora” – ha rilanciato Spampinato – L’insieme di queste minacce, ritorsioni e abusi del diritto contro i cronisti sono davvero paragonabili a una malattia che indebolisce la libertà di informazione, ma è una malattia curabile, con opportuni interventi. Per prevenire le aggressioni, sarebbe auspicabile, ad esempio, che i responsabili delle redazioni assicurassero maggiori protezioni agli inviati in luoghi e situazioni potenzialmente rischiose, coinvolgendo le forze dell’ordine, le guardie giurate o altre figure”.
I giornalisti più esposti ad attacchi, come documentato da Ossigeno dal 2006, sono coloro che cercano, scoprono, analizzano e diffondono verità scomode. “Quando si fa giornalismo investigativo con notizie non oggetto di indagini della magistratura, facendo collegamenti socio-economici, mettendo in luce interessi nascosti, possono arrivare le intimidazioni”, ha detto la direttrice del Tacco d’Italia, già presidente del Premio Unesco “Guillermo Cano”, Maria Luisa (Marilù) Mastrogiovanni che in collegamento da Bari ha raccontato il suo “calvario che perdura da oltre dieci anni” fatto non solo di avvertimenti e minacce ma anche di querele intimidatorie, quelle che a livello europeo sono definite dall’acronimo SLAPPs (leggi).
L’abuso di azioni legali allo scopo di intimidire o mettere a tacere i giornalisti rappresenta un terzo delle minacce nel primo semestre 2023. “Sul tema il Parlamento europeo sta mettendo a punto una direttiva” ha ricordato l’avv. Andrea Di Pietro, coordinatore dello Sportello Legale di Ossigeno. “Tra le innovazioni della direttiva, che avrà effetto in sede civile, vi è il rigetto immediato del giudice delle cause evidentemente temerarie. Il giudice, inoltre, potrà condannare l’attore in malafede a pagare le spese legali al giornalista e, nei casi più gravi, anche al risarcimento del danno. Tuttavia – ha sottolineato Di Pietro – l’applicabilità è circoscritta alle cause che hanno implicazioni transfrontaliere, escludendo di fatto gran parte della platea dei giornalisti vittime di slapps in Italia”.
Sulla riforma della diffamazione a mezzo stampa in Italia è intervento Giuseppe F. Mennella, segretario di Ossigeno: “Dal primo tentativo, nel 1996, ad oggi in Parlamento si sono susseguiti quasi 50 disegni di legge, mai approvati. In Italia il diritto all’informazione è tutelato dalla Costituzione ma non abbastanza dalle leggi: permane il carcere per i giornalisti, non vi è distinzione tra dolo e colpa, non esiste il reato di ostacolo all’informazione”.
Hanno preso la parola, per Ossigeno, anche i giornalisti collaboratori dell’Osservatorio Grazia Pia Attolini, Giacomo Bertoni e Laura Turriziani. Nel corso del convegno è stato ricordato, nel centenario della nascita, Sergio Zavoli, presidente onorario di Ossigeno, scomparso nel 2020, e l’ex Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano, deceduto il giorno prima del convegno. Giorgio Napolitano è stato “il primo presidente della Rpubblica a dare credibilità e visibilità ai sui giornalisti minacciati in Italia prodotti da Ossigeno, già nel 2010”, ha ricordato Spampinato. GPA
Sul canale YouTube di Ossigeno è possibile rivedere il video del convegno.
Leggi il RAPPORTO completo PRIMO SEMESTRE 2023
Leggi le STORIE presentate al convegno
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