Memoria

Fumosa la terza inchiesta per la morte di Beppe Alfano

Il Pm ha chiesto l’archiviazione giudicando “poco concreta in termini di rilevanza probatoria” la pista nata dalle dichiarazioni del collaboratore di giustizia Carmelo D’Amico

Il 10 luglio 2019, la Procura di Messina ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta denominata ‘Alfano ter’ sull’omicidio del giornalista Beppe Alfano, ucciso dalla mafia l’8 gennaio 1993 a Barcellona Pozzo di Gotto. L’inchiesta era stata aperta dopo le dichiarazioni di Carmelo D’Amico, capo dell’ala militare di Cosa nostra nella zona.

Il procuratore aggiunto Vito Di Giorgio nella richiesta, vistata dal procuratore Maurizio De Lucia, come riporta La Gazzetta del Sud, spiega che “la pista investigativa che si è concentrata su Stefano Genovese e Basilio Condipodero si è dimostrata poco concreta in termini di rilevanza probatoria; al di là delle dichiarazioni rese da Carmelo D’Amico, nessun altro elemento di riscontro è stato acquisito a sostegno del coinvolgimento dei due indagati”.

Per l’uccisione di Beppe Alfano sono stati condannati, con sentenza passata in giudicato, Giuseppe Gullotti (ergastolo) come mandante, e Giuseppe Merlino (21 anni e 6 mesi) quale autore materiale, sicario che il pentito dichiara essere estraneo al delitto. Il procuratore aggiunto parla anche del movente e osserva che “gli accertamenti finalizzati a dimostrare un collegamento tra l’ omicidio del giornalista Giuseppe Alfano e la latitanza di Nitto Santapaola nel barcellonese hanno messo in luce punti di contatto tra i due aspetti (effettivamente l’Alfano stava compiendo indagini giornalistiche su detta latitanza)”, ma “non è possibile affermare con certezza che quelle indagini siano state la causa della sua morte”.

Sulla presenza del capomafia catanese nel Messinese e la sua mancata cattura, il magistrato parla di un “quadro complessivo, già di per sé abbastanza incerto ed opaco, che diviene ancora più fosco se si analizza il comportamento di alcuni appartenenti del tempo alla Sezione Anticrimine dei Carabinieri di Messina” che, “pur avendo avuto contezza della presenza del Santapaola in località Marchesana di Terme Vigliatore, non procedettero all’arresto di quell’importantissimo latitante”.

E resta anche il ‘giallo’ dell’inseguimento in zona dei carabinieri del Ros al boss Pietro Aglieri, che Pietro Aglieri non era. 

(ANSA)

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