Fanpage. “Più giornalisti rivendicano diritto di fare domande”
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Il numero di aggressioni cresce anche a causa di una maggiore resistenza dei cronisti al bavaglio dell’autocensura, ha dichiarato il direttore di Ossigeno all’Adnkronos
da Adnkronos – “L’abbiamo accertato, con tutte le verifiche che facciamo da dieci anni anni: c’è più di un caso al giorno di attacchi a giornalisti. E noi vediamo solo la punta di un iceberg, riusciamo a controllare circa il 6%, la parte sommersa è almeno 15 volte di più”.
Alberto Spampinato, direttore e fondatore di Ossigeno per l’informazione, l’Osservatorio che dal 2008 documenta minacce e intimidazioni ai danni di giornalisti, contattato dall’Adnkronos per commentare l’escalation degli ultimi giorni, non dà numeri aggiornati perché, spiega, “gli episodi più recenti non sono ancora stati verificati”, ma delinea un quadro allarmante.
“Non riusciamo a seguire tutti i casi, per questo – ricorda – nei giorni scorsi abbiamo chiesto aiuto, perché non riusciamo a rispondere a tutti gli S.O.S. che riceviamo. I nostri numeri si riferiscono ai casi che siamo stati in grado di verificare. Ad esempio, l’anno scorso abbiamo verificato 216 episodi. In alcuni erano coinvolti più di un giornalista, per cui alla fine abbiamo elencato 423 nomi. Ma i casi che abbiamo conosciuto durante l’anno sono stati 1183: gli altri 967 li abbiamo dovuti scartare. Quindi, da inizio anno, abbiamo deciso di non lasciare nel cassetto quei casi che non riusciamo a seguire, ma di farli conoscere a tutti. Da inizio febbraio, i casi che abbiamo dovuto mettere da parte sono già 60”.
Quanto agli ultimi episodi, Spampinato osserva: “Non si tratta di un aumento numerico, piuttosto si sono moltiplicati i casi in cui i giornalisti pretendono di fare il loro lavoro. Su questo incide molto anche l’esempio, c’è un effetto di imitazione positiva, di gente che riscopre il dovere di fare domande e di farle per avere risposte, non insulti e schiaffi. I giornalisti italiani non sono rassegnati, resistono al tentativo di imbavagliarli. Questo già è un fatto. A loro – conclude – bisogna dare risposte in termini di sicurezza con misure di prevenzione ma soprattutto perseguendo le persone che li attaccano, anche applicando, quando i casi di aggressione lo consentono, l’aggravante della metodologia mafiosa”.
RED
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