“Basta articoli su mio padre!” Avvertimenti mafiosi a Josè Trovato
Dai familiari di un ergastolano condannato per un duplice omicidio del 1999 di cui il cronista continua a scrivere per ricordare una vittima innocente
OSSIGENO 22 settembre 2022 – Minacciato per la terza volta in quasi vent’anni da un mafioso e dai suoi familiari, per convincerlo a non scrivere altri articoli su di loro. E’ quanto accade al giornalista Josè Trovato, componente del Gruppo cronisti dell’Assostampa Sicilia, che il 27 giugno 2022 ha presentato al Commissariato di Leonforte (Enna) una denuncia contro i responsabili di alcuni profili Facebook riconducibili ai familiari di Rosario Mauceri, rappresentante della famiglia mafiosa del paese, che sta scontando l’ergastolo in carcere per avere ucciso due persone nel 1999 (leggi).
L’uomo aveva già minacciato José Trovato nel 2005, quando era ancora a piede libero e gli aveva intimato di non scrivere più articoli su di lui. Il giornalista lo aveva perciò denunciato.
Poi, nel 2009, Josè Trovato fu informato dalla polizia e dai carabinieri che la stessa persona, nonostante fosse detenuta in carcere a Caltanissetta, stava organizzando un attentato contro di lui. Voleva fargli “saltare la testa”, come riferito da un informatore rimasto anonimo.
Per le ultime minacce, denunciate il 27 giugno 2022, Josè Trovato ha ricevuto solidarietà dall’Ordine dei giornalisti, dall’Assostampa siciliana, dai suoi colleghi di Enna, dal Gruppo cronisti siciliani e da Ossigeno per l’Informazione.
I MESSAGGI MINACCIOSI – “Sei un povero giornalista da strapazzo, dici sempre le stesse cose, sei ridicolo cambia disco” -, ha scritto a giugno 2022 il figlio di Rosario Mauceri sul profilo Facebook del giornalista, corredando il post con un emoticon che strizza l’occhio. “Josè Trovato – ha aggiunto – ti chiedo solo di smettere di parlare di mio padre perché quello che stiamo passando noi tu nemmeno lo capisci, anzi ti sforzi solo a peggiorare le cose e a provocare danni alla mia famiglia con tutta questa merda che butti su di noi, ora basta”.
IL CONTESTO – Quando Josè Trovato cominciò a scrivere articoli su Rosario Mauceri, era un giovane cronista che “quando tutti dicevano che lì la mafia non c’era” si sforzava di raccontare cos’era la mafia in provincia di Enna e che cosa faceva”. Allora, ricorda il giornalista, “tutti sapevano che quell’uomo nel 1999 aveva assassinato Filippo Musica ed Elisa Valenti, anche se ancora non era stato condannato in via definitiva per questo”. La sua attenzione rivolta all’organizzatore di quei delitti e gli articoli che dicono come il territorio ennese sia importante per gli interessi criminali delle cosche, hanno irritato Rosario Mauceri e i suoi familiari e li hanno spinti a minacciarlo.
Pochi giorni prima delle ultime minacce, Josè Trovato aveva presentato a Roma, al Senato, il suo libro ‘Mafia 2.0…21‘, si preparava a replicare la presentazione a Leonforte e in un post aveva annunciato che avrebbe parlato dei commenti dei familiari dei mafiosi sui social.
IL COMMENTO DEL GIORNALISTA – Josè Trovato, al ‘Giornale di Sicilia’ fino al 2019 e oggi direttore della testata online EnnaOra.it e collaboratore di Livesicilia.it e del mensile d’inchiesta ‘S’, ha così commentato i fatti per Ossigeno per l’Informazione: “In questa storia il momento più brutto per me è stato quando il questore mi comunicò che i carabinieri avevano scoperto che dal carcere Rosario Mauceri stava cercando un modo per “farmi saltare la testa”. Non mi sono mai lasciato intimidire. In questi anni, come cronista e nei miei libri, mi sono battuto affinché nessuno dimenticasse che una delle persone assassinate da Rosario Mauceri, e per cui è stato condannato all’ergastolo, era una ragazza giovanissima, Elisa Valenti, punita con la morte solo perché era fidanzata con Filippo Musica, l’altro assassinato, che era il vero obiettivo dei sicari. Elisa è una vittima innocente di mafia, come ha riconosciuto il Ministero dell’Interno. Io ho proposto di intitolarle una strada o una piazza a Leonforte. Credo che questa proposta non faccia piacere alla famiglia di Rosario Mauceri. Ma sono certo che io non smetterò di scrivere queste cose”.
LIBRI – Oltre a quello già citato, Josè Trovato ha pubblicato altri due libri sullo stesso argomento:
‘La mafia in provincia di Enna – una storia negata’ nel 2008
‘Mafia Balorda’ nel 2015.
SOLIDARIETA’ – Ossigeno esprime piena solidarietà a Josè Trovato, di cui ha parlato già in passato (vedi). Il suo caso dimostra che ci vuole tenacia e coraggio per tenere alta l’attenzione sui crimini della mafia, per fare conoscere le sue malefatte nello stesso territorio in cui sono commesse, e ci ricorda perché è importante monitorare il fenomeno delle minacce ai cronisti: per avere modo di schierarsi al loro fianco, per aiutarli a rompere l’isolamento, per aiutarli a continuare il loro lavoro anche in zone ad alta intensità criminale e mafiosa. Rendere pubbliche le intimidazioni e chiedere protezione per chi viene minacciato può contribuire a rendere meno pericoloso un mestiere che è sempre più difficile esercitare con serenità. LT
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