Don Coluccia aggredito come Brumotti. Mostrano zone di spaccio
Come definire questa rischiosa attività che accomuna il prete di Roma e l’inviato di “Striscia la notizia”
OSSIGENO 9 settembre 2023 – Don Antonio Coluccia, vicario parrocchiale a Grottarossa, gira da anni per i quartieri più difficili di Roma brandendo il Vangelo e a volte punta la videocamera su alcuni luoghi per denunciare a viso aperto il traffico di droga che si svolge nelle zone di spaccio. A causa di questa attività ha subito minacce ed è protetto dalle forze dell’ordine.
Il 29 agosto a Roma, a Tor Bella Monaca, mentre partecipava a una marcia per la legalità è stato aggredito da un giovane che ha tentato di investirlo con una moto. Non c’è riuscito perché un agente della scorta si è frapposto davanti all’aggressore, è stato travolto, ha reagito facendo fuoco con la sua arma. Sono finiti in ospedale sia lui che l’aggressore. La Procura di Roma e la Direzione Distrettuale Antimafia hanno aperto un fascicolo (vedi qui).
Il sacerdote ha raccontato: “Mi sento in pericolo già da tempo perché sto portando via i soldi alle associazioni criminali, il loro welfare, la droga. Ogni volta che io presidio una piazza di spaccio sono 10-15-20mila euro che se ne vanno. Ecco perché, a chi è assoggettato a questo mondo, non va bene la mia azione pastorale, non vanno bene polizia di Stato, carabinieri, e guardia di finanza” (vedi qui).
La rischiosa azione pastorale di don Antonio ricorda le rischiose video-inchieste di Vittorio Brumotti, l’inviato di “Striscia la Notizia” che è andato con le sue telecamere in numerose piazze di spaccio di varie città italiane filmando a viso aperto lo spaccio, per mostrare in tv che questa attività proibita e molto esecrata si svolge pubblicamente in luoghi pubblici. Nel corso di questa attività Vittorio Brumotti è stato più volte minacciato e aggredito. Il notiziario di Ossigeno ne ha dato conto.
Vittorio Brumotti e don Antonio Coluccia fanno entrambi un’attività di documentazione diretta, fanno riprese video e ogni volta rischiano di essere aggrediti. Perché lo fanno? Per denunciare in modo documentato gravi fatti di pubblico interesse.
C’è chi tiene a sottolineare che loro non sono giornalisti, ma certamente quel che fanno va al di là della testimonianza personale, somiglia molto al miglior giornalismo e merita la protezione delle forze dell’ordine. GB
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