Discorso in memoria di David Sassoli, giornalista, parlamentare, europeista
Pronunciato a Ronchi dei Legionari il 2 maggio 2022 da Maria Laura Franciosi alla commemorazione del Presidente del Parlamento Europeo promossa da Leali delle Notizie (vedi)
OSSIGENO 3 maggio 2022 – “La perdita subita non può essere descritta a parole. L’assassinio di Daphne segna una svolta perché ha colpito alla base la nostra democrazia in Europa”, ha detto nell’ottobre 2021 David Sassoli in occasione dell’annuncio del vincitore del primo “premio di giornalismo dedicato a Daphne Caruana Galizia”, la giornalista maltese assassinata 5 anni fa. Il suo discorso registrato è stato recentemente ritrasmesso in sala stampa all’ Europarlamento di Bruxelles.
E’ così che vorrei ricordare David Sasosli, a nome di “Ossigeno per l’Informazione” in questa cerimonia di commemorazione del “grande europeo” che fu , per dire che cosa egli ha rappresentato per l’Europa.
Da giornalista televisivo che aveva dedicato anni della sua vita a questa professione, David Sassoli è stato un convinto difensore della libertà di stampa. ”Ancora oggi – aveva scritto in un messaggio al presidente di “Ossigeno”, Alberto Spampinato, in occasione del “Colloquio sulla libertà di stampa e la tutela dei giornalisti” organizzato al Circolo della Stampa di Bruxelles il 6 novembre 2019 – i giornalisti subiscono intimidazioni e minacce che mettono in pericolo la loro vita e il loro lavoro: è sbagliato pensare che questi temi ci riguardino solo marginalmente, perché minacciare un giornalista significa minacciare la libertà di tutti noi”.
“Contro l’intolleranza e i poteri criminali – proseguiva il messaggio di Sassoli – c’è bisogno anche di maggiore trasparenza, di condanne e di tante iniziative come il vostro incontro sulla libertà di stampa e la tutela dei giornalisti minacciati”. E assicurava: “il Parlamento europeo sarà in prima linea nelle azioni di sostegno e non di semplice condanna. Perché il diritto all’informazione è di tutti”. Una promessa mantenuta fino all’ultimo giorno della sua vita.
David Sassoli definì la reazione all’omicidio della giornalista maltese “una svolta per il giornalismo europeo, per la nostra politica e le nostre società, poiché (quel delitto , ndr) ha toccato il nucleo stesso della nostra identità europea. Nessuno può capire l’orrore che questa giornata ha significato per la sua famiglia. Vi ringrazio vivamente – ha poi detto rivolgendosi ai figli di Daphne presenti alla cerimonia – per essere qui con noi oggi”. E ha ricordato che ogni anno centinaia di giornalisti subiscono aggressioni fisiche e online e sono quotidianamente molestati, intimiditi, insultati. Spesso subiscono ripetutamente processi vessatori, come fu per Daphne.
“Sono felice – ha proseguito David Sassoli nel suo messaggio al Parlamento europeo registrato mentre era in ospedale a Roma – che, nonostante tutto questo, continuiamo a vedere numerosi esempi di reportage d’eccezione in tutto il mondo. La morte di Daphne ha portato a una rinascita del giornalismo investigativo: basti pensare a tutti i colleghi impegnati a portare avanti il suo lavoro. Esempi recenti, come i “Pandora Papers”, hanno dimostrato il potere unico di un giornalismo audace e risoluto, in particolare se svolto nel contesto di una rete internazionale. Creando trasparenza, il giornalismo investigativo consente agli elettori di prendere decisioni informate. Proteggere e sostenere i giornalisti è nell’interesse vitale delle società democratiche”.
“Il Parlamento- ha poi aggiunto Sassoli – è il primo a prendere la parola quando i diritti dei media sono sotto attacco, anche quando tali attacchi accadono tra noi… I giornalisti devono poter fare affidamento sulle autorità per proteggere e difendere i loro interessi, piuttosto che temerli” e ha auspicato che “questo premio possa diventare un potente simbolo in grado di promuovere una maggiore consapevolezza e uno stimolo a fare di più sull’argomento. Senza giornalismo indipendente non ci saranno società libere”.
Il “Premio Daphne Caruana Galizia per il Giornalismo” è stato assegnato ai giornalisti del Progetto Pegasus, coordinati dal Consorzio “Storie Proibite” (Forbidden Stories). Si tratta di un premio assegnato ai giornalisti da una giuria indipendente di giornalisti di tutta l’Unione europea.
“L’Europa – aveva anche detto Sassoli – è orgogliosa di essere una società libera, fondata sulla democrazia e sullo stato di diritto. Molte persone in tutto il mondo ci considerano un modello. Tuttavia, non dobbiamo mai dimenticare che i diritti e i privilegi di cui godiamo in Europa non possono essere dati per scontati. Non sono scolpiti nella pietra”. E ancora: “I giornalisti non dovrebbero mai temere per la loro vita e invece vengono insultati, arrestati, feriti”. E ha ricordato che, per il suo ruolo di custode dei diritti, “il Parlamento europeo è il primo a reagire quando si tenta di mettere a tacere i media”. E ha ringraziato la Commissione Europea che aveva in cantiere una raccomandazione e una direttiva per la protezione di giornali e giornalisti. Entrambe sono state pubblicate tre giorni fa, il 27 aprile, in tempo perché io potessi ricordarvele.
Ricordo anche l’apprezzamento di David Sassoli per l’assegnazione del Premio Nobel per la Pace 2021 alla filippina Maria Ressa e al russo Dmitry Muratov. Il Nobel è arrivato al momento giusto, ha detto, “in quanto ha evidenziato il ruolo cruciale che il giornalismo critico svolge nel garantire una pace duratura. Proteggere e sostenere i giornalisti è nell’interesse vitale delle società democratiche”. E ha concluso invitando ad abbattere i muri, come il muro di Berlino di cui conservava ancora vividi ricordi. Eppure, sono sorti nuovi muri. “I nostri confini – ha ricordato – in alcuni casi sono diventati i confini tra ciò che è morale e ciò che è immorale, tra umanità e disumanità. Muri eretti contro le persone che cercano riparo dal freddo, dalla fame, dalla guerra, dalla povertà. Abbiamo lottato al fianco di chi chiede più democrazia, più libertà, al fianco delle donne che chiedono diritti e tutele, a chi chiede di proteggere il proprio pensiero, al fianco di chi continua a chiedere informazioni libere e indipendenti”. E ricordando quell’esperienza giovanile al muro di Berlino ha concluso che “I muri tra le persone non vanno costruiti, ma demoliti. Sono passati anni da quel ricordo – ha concluso – ma non ho cambiato idea”.
E per il futuro ha invitato a “intraprendere azioni più incisive e coordinare il lavoro delle istituzioni, delle ONG, dei sindacati per creare nuovi spazi di dibattito che affrontino il problema in modo più diretto”.
Ho parlato di David Sassoli “giornalista” e difensore dei diritti dei giornalisti ma vorrei anche spendere qualche parola per il David Sassoli “europeista”, un presidente che ha trasformato il Parlamento europeo continuando a farlo funzionare, con gli strumenti tecnologici a disposizione, anche durante la pandemia da Covid. Anzi durante le chiusure imposte dalle autorità pubbliche per evitare i contagi, ha voluto aprire una parte dell’edificio di Bruxelles, con tutte le dovute cautele, alle donne e ai bambini e alle persone senza fissa dimora perché potessero trovare un rifugio e un piatto caldo dalle cucine dell’Europarlamento durante la pandemia. Un tocco di umanità poco conosciuto che ha commosso molti di noi giornalisti anche se lasciato passare sotto silenzio per evitare polemiche. “Qualcosa ora veramente ci chiama in causa” ha detto Sassoli in un incontro con i giornalisti accreditati presso le istituzioni Ue, aggiungendo che “il Covid ci ha aiutato a ridurre le distanze” anche se ci ha costretti al “distanziamento”.
“La sfida ora è accorciare le distanze tra noi” e “rimettere insieme una visione europea condivisa sul futuro dell’Europa”. Il suo auspicio era quello di lavorare sui trattati coinvolgendo i cittadini chiamati a collaborare alle iniziative per il rinnovamento dell’Unione europea. “Il ruolo dei cittadini”, diceva, “è fondamentale per il futuro dell’Europa” e l’attivismo in corso tra gruppi di cittadini per delineare questo futuro lo dimostra. La pandemia ha dimostrato che una politica europea della salute è possibile, anche se sono stati fatti degli errori. Ma pensiamo cosa sarebbe successo se ogni Paese dell’Ue avesse trattato o distribuito scorte e vaccini individualmente! “Avremmo avuto la guerra” è stato il suo commento in occasione di un incontro con la stampa internazionale a Bruxelles. E ha ricordato cosa aveva rappresentato per l’Europa all’inizio di questo secolo un’altra pandemia, quella della “mucca pazza”, che aveva visto i Paesi Ue dividersi tra loro chiudendo frontiere e bloccando scorte.
La battaglia quindi per una democrazia è combattere insieme per far funzionare meglio la macchina europea. E risolvere insieme un altro grande problema: quello dell’immigrazione. Dopo aver affrontato insieme il Covid, ha spiegato nella stessa occasione Sassoli, “dobbiamo renderci conto che un’Europa che cerca di proteggere i suoi cittadini dal Covid deve anche salvare la gente in mare” e per quanto possibile offrire loro la possibilità di produrre, “studiando nuove regole di ammissione per realizzare finalmente una politica europea di immigrazione e asilo condivisa tra tutti”. Solo allora si potrà parlare di “cittadinanza europea” che si ottiene “sul fronte dell’eguaglianza”.
Permettetemi infine di ricordare in questo luogo di grande importanza storica per la vicinanza con una regione che solo qualche decina di anni fa ha vissuto storie di guerra e di distruzione quello che David Sassoli aveva auspicato sollecitando l’allargamento dell’Ue ai Paesi dei Balcani occidentali “nel cammino verso un futuro europeo comune” promuovendo e sottoscrivendo a Bruxelles, il 28 giugno 2021, una “dichiarazione comune “ con i presidenti dei Parlamenti degli Stati della regione, nella convinzione che “la prospettiva europea e un processo di adesione dei Paesi dei Balcani occidentali all’Unione europea” possa realizzarsi “nell’interesse politico, economico e di sicurezza dell’Unione” vero “investimento geo-strategico in un’Europa stabile, forte e unita”.
Il nome di David Sassoli che voi avete voluto celebrare in questa località impregnata di storia si può così ricollegare a quello di altri grandi europeisti che hanno aperto la strada all’integrazione europea, come Jacques Delors, Norberto Bobbio, Altiero Spinelli, Vaclav Havel, Bronislaw Geremek, Ivo Andric e tanti altri che hanno contribuito ad avviare l’Europa verso un futuro di dialogo e collaborazione politica e culturale, dove la libertà di espressione dei cittadini e degli organi di informazione possa regnare sovrana.
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