Diffamazione. FNSI e ODG, modificate il disegno di legge in Senato
Se le nostre richieste non saranno accolte ci mobiliteremo, hanno detto – Cosa chiedono al Parlamento
OSSIGENO 25 ottobre 2023 – di Michele Cassano – ANSA – “Sull’informazione sta calando il buio”. È netta la posizione espressa da Alessandra Costante, segretaria della Fnsi, in una conferenza stampa convocata insieme all’Ordine dei giornalisti per lanciare l’allarme sul disegno di legge in materia di diffamazione a mezzo stampa adottato dalla commissione Giustizia del Senato quale testo base per la prosecuzione dei lavori.
Entro l’8 novembre dovranno essere presentati gli emendamenti e gli organismi di rappresentanza dei giornalisti hanno presentato una serie di proposte di modifica. Se non verranno accettate, il sindacato si dice pronto a mobilitarsi e a scendere in piazza.
Tra i punti critici del nuovo testo, che abolisce il carcere per i giornalisti, come chiesto dagli organismi internazionali, ci sono
- le sanzioni fino a 50mila euro, ritenute assolutamente sproporzionate rispetto alla media retributiva di collaboratori (10mila euro annui) e lavoratori autonomi (18mila euro);
- la rettifica automatica senza alcun commento da parte del direttore di testata o del singolo giornalista
- il fatto che il giornalista non possa più difendersi nel foro di registrazione della testata, ma deve farlo in quello del querelante, costringendo – è stato spiegato – “colleghi che sono ai margini della professione a una sorta di costoso turismo giudiziario”.
- Inoltre, non si affronta “la piaga delle querele temerarie”, nonostante da almeno 10 anni tutta la categoria chieda di intervenire.
“Rivolgiamo un appello ai membri della Commissione Giustizia affinché possano recepire queste nostre richieste – ha sottolineato Carlo Bartoli, presidente del Consiglio nazionale dell’Ordine -. Prevedere queste sanzioni, oltre al risarcimento del danno, significa consigliare a chi fa questa professione di cambiare mestiere. Sono norme che non tengono conto della realtà concreta della professione e possono reprimere il grado di libertà del paese. Non sono suggerimenti che diamo a cuor leggero: sono il portato di preoccupazioni decennali, che anche i principali organismi internazionali esprimono sul grado di libertà in Italia”.
“È un testo totalmente indigeribile e sbagliato, che pone a carico dei giornalisti sanzioni e limitazioni intollerabili – ha affermato Costante -. Esiste solo l’interesse del querelante e scompare quello preminente della collettività all’informazione. Scompare l’art.21 della Costituzione. Ci auguriamo che le modifiche vengano accettate dalle forze politiche, perché sono una condizione minima per rendere accettabile questa legge”.
“Mi viene voglia di dire ridateci il carcere – ha proseguito -, perché penso che tanti colleghi preferirebbero andare in galera piuttosto che pagare cifre spropositate. È essenziale un testo moderno che cancelli il carcere, ma con questi interventi si finisce per imbavagliare la stampa”.
“Questa non è una questione di categoria, riguarda tutti i cittadini – ha aggiunto Vittorio di Trapani, presidente Fnsi -. Si calca la mano sulla diffamazione, mentre non c’è nulla sulle querele temerarie e sulla tutela delle fonti che viene aggirata, in molti casi attraverso il sequestro dei beni. È in gioco l’articolo 21, che non è nostro, è dei cittadini. Troppe norme imbavagliano l’interesse pubblico a sapere e, piuttosto che avvicinarci agli standard europei, con questa legge ci allontaniamo”. (ANSA).
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