Diffamazione. Assolto Travaglio querelato 10 anni fa da Minzolini e Graziadei (Tg1)
Il giornalista ha rinunciato alla prescrizione. Aveva criticato un servizio giornalistico sulla riforma delle intercettazioni trasmesso il 3 luglio 2010 dal telegiornale della Rai
OSSIGENO 14 dicembre 2020 – Marco Travaglio non diffamò i giornalisti Augusto Minzolini né Grazia Graziadei, pertanto non deve risarcire quest’ultima versandole 40mila euro, tra danni e spese legali, come aveva stabilito 2018 il Tribunale di Roma. Lo ha deciso lunedì 14 dicembre 2020 la Corte di Appello di Roma, rovesciando clamorosamente la condanna di primo grado. Per vedere riconosciuta la sua correttezza riconosciuta da una sentenza, Marco Travaglio ha rinunciato alla prescrizione che era già maturata.
Il processo penale per diffamazione a mezzo stampa ebbe inizio dieci anni fa e ha avuto un andamento molto controverso, con un palleggio senza precedenti fra GUP e Corte di Cassazione.
Il processo nacque nel 2010 da una querela dell’allora direttore del TG1 Augusto Minzolini e della sua redattrice Grazia Graziadei, contro i giornalisti Marco Travaglio e Antonio Padellaro, difesi dall’Avv. Andrea Di Pietro. In primo grado il direttore del giornale, Antonio Padellaro, era stato assolto.
Il processo penale per diffamazione a mezzo stampa fu promosso contro Travaglio e Padellaro per un articolo pubblicato su “Il Fatto Quotidiano” il 4 luglio 2010 in cui si criticava aspramente la mancanza di terzietà in un servizio del TG1, andato in onda la sera prima. Il servizio in questione aveva ad oggetto il tema scottante della riforma voluta dal Governo Berlusconi per limitare le intercettazioni telefoniche, facendo credere che milioni di italiani fossero spiati dalle Procure italiane, quando invece, secondo Travaglio, ma anche secondo l’ANM, interpretando bene i dati del Ministero, in Italia le persone intercettate non superavano le 30.000 unità.
Per protestare contro quella riforma ritenuta liberticida da magistrati e giornalisti era nato il movimento No Bavaglio, promosso da noti giornalisti e personaggi della cultura e dello spettacolo. Una manifestazione del movimento aveva riempito Piazza del Popolo a Roma pochi giorni prima. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano aveva detto che non avrebbe firmato quella riforma delle intercettazioni voluta dal Governo Berlusconi.
Il percorso processuale di questa vicenda è stato molto travagliato. Dopo tre sentenze di non luogo a procedere in favore di Travaglio e Padellaro annullate da altrettante sentenze della Corte di Cassazione, è arrivato il rinvio a giudizio di un quarto GUP e la condanna salatissima in primo grado del Tribunale di Roma e ora dall’assoluzione in Corte di Appello. Ma non è ancora finita perché questa sentenza, le cui motivazioni saranno depositate tra 90 giorni, potrà ancora essere impugnata in Cassazione.
Ossigeno esprime soddisfazione per questa sentenza che riconosce il diritto di critica e rappresenta una importante vittoria per la libertà di informazione. Questa vicenda è anche, però, l’ennesima conferma delle lungaggini processuali e delle enormi difficoltà che incontrano i giornalisti a esercitare liberamente il diritto di espressione e d’informazione.
ASP
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