Diffamazione. 10 regole per difendersi meglio dalle querele pretestuose
Questo intervento di Alberto Spampinato è stato pronunciato il 15 dicembre 2020 durante la presentazione del decalogo “Tu vuoi il bavaglio ? Io mi difendo” – GUARDA IL VIDEO DELL’ EVENTO e LEGGI la presentazione dell’iniziativa
OSSIGENO 15 dicembre 2020 – Innanzitutto desidero ringraziare l’Associazione Stampa Romana, Lazzaro Pappagallo e Giovanni Del Giaccio per questo decalogo “Tu vuoi il bavaglio ? Io mi difendo” che è una bussola molto utile per i giornalisti che devono orientarsi di fronte a una querela temeraria. Con questa iniziativa il sindacato dei giornalisti fa un passo importante verso la difesa attiva dei diritti dei cronisti.
Non è il primo passo che il sindacato fa in questa direzione. Negli ultimi dieci anni infatti il sindacato ha acquisito una consapevolezza, che mancava, riguardo alla pioggia di querele e cause per diffamazione intentate contro i giornalisti, pretestuosamente, strumentalmente, in modo temerario, per ostacolare la pubblicazione di notizie sgradite a chi dispone di potere. Il sindacato ha preso consapevolezza riguardo ai problemi che nascono dalle gravi inadeguatezze del quadro legislativo italiano, riguardo alle limitazioni che nel nostro paese possono essere imposte al corretto esercizio della libertà di informazione. Riguardo al fatto che in un paese libero non dovrebbe essere necessario sottoporre un giornalista a un processo giudiziario per riconoscere la correttezza del suo operato.
Ossigeno per l’Informazione è nato nel 2008 proprio per aiutare il sindacato e l’Ordine dei giornalisti ad acquisire questa consapevolezza che mancava. Quando è nato Ossigeno non era facile dire che c’erano questi problemi. Dire che c’erano le querele pretestuose era come bestemmiare in chiesa. Per fortuna non è più così. Ossigeno rivendica con orgoglio di avere dato un contributo non trascurabile a questo cambiamento, di averlo dato documentando in modo incontrovertibile migliaia di episodi, aiutando i cronisti in difficoltà, spiegando che c’erano (e ci sono ancora oggi) leggi, procedure, norme da cambiare, indicando quali sono le cose da cambiare.
Per fortuna, il sindacato, l’Ordine dei giornalisti, altre associazioni ormai fanno a gara con noi di Ossigeno per segnalare gli episodi di intimidazione e di minaccia, le querele temerarie. Ne siamo veramente lieti. Ma ci tocca ricordare che quelle leggi, quelle procedure ingiuste e punitive, quelle norme che lasciano soli i giornalisti di fronte a problemi che non sono soltanto loro, non sono state ancora cambiate.
Certamente monitorare, denunciare pubblicamente le violazioni, le querele temerarie, le minacce, le intimidazioni è utile, è importante per fare comprendere qual è la situazione attuale. Quanto continua ad essere grave. Ma, diciamolo, è come misurare la febbre a un malato: il termometro non cambia le condizioni del malato, ci vuole altro per curare la malattia. Così per curare questa malattia che affligge i giornalisti non basta contare i malati ed esibirli, occorre cambiare quelle leggi, quelle norme, quelle procedure. E inoltre, poiché ci vuole tempo per questi cambiamenti, intanto occorre assistere concretamente tutti coloro che senza colpa ne rimangono vittime.
Certamente è utile e importante che il sindacato, l’Ordine, le associazioni si costituiscano parte civile nei processi punitivi a carico dei giornalisti, ma dovrebbero anche farsi carico dei costi che questi giornalisti devono sopportare per difendersi in quei processi. Perché è ormai accertato da tempo che essi, nella maggior parte dei casi, i cronisti devono sostenere quei costi da soli, senza l’aiuto dell’editore. E questo li mette in condizioni di grave debolezza, considerato che questi costi non sono irrilevanti e che i redditi dei giornalisti spesso sono molto esigui. Perciò Ossigeno ha creato un Ufficio che fornisce assistenza legale gratuita a quei giornalisti che non hanno né la manleva né la tutela legale dell’editore, a coloro che senza questo aiuto devono rinunciare a difendersi. Bisognerebbe potenziare questo servizio.
Certamente tutti i giornalisti dovrebbero avere l’assistenza legale dell’editore e la manleva. Invece la maggior parte non ce li hanno. Il sindacato potrebbe fare una mappa della situazione, testata per testata, e potrebbe battersi per estendere questa garanzia con nuove norme da inserire nei contratti collettivi di lavoro.
En passant, voglio ricordare un altro problema. Nel 2014 quando la società editrice del quotidiano l’Unità evitò il fallimento con un concordato preventivo, emerse un grave problema: i giornalisti che avevano processi in corso per diffamazione a mezzo stampa persero la tutela legale e la manleva dell’editore e quelli che sono stati condannati hanno dovuto pagare anche la quota di risarcimento che spettava all’editore. All’epoca tutti gridarono allo scandalo e dissero che avrebbero cambiato la legge per correggere questa ingiustizia. Ma sono passati sei anni e non si è fatto nulla. E intanto altri giornalisti si sono trovati nella stessa situazione. Ossigeno ne sta assistendo alcuni. Bisognerebbe riproporre la questione.
E veniamo al disegno di legge sulla diffamazione a mezzo stampa attualmente all’esame dal Parlamento. Purtroppo questa della riforma è una gran presa in giro che dura da vent’anni e più. E’ difficile spiegare dove sta il raggiro, perché nessuno presta attenzione a queste cose, a ciò che fanno (e non fanno) il Governo e il Parlamento in questa materia. Non c’è l’attenzione continuativa dei giornali, né dei giornalisti specializzati, né delle associazioni di categoria. Riguardo all’attuale proposta di legge basta dire che essa propone di aumentare le multe da 20 a 40 volte e ciò farebbe chiudere bottega alla maggior parte dei giornali, ma in Parlamento non si sono levate voci di protesta. Lo stesso era accaduto nella precedente legislatura. Ossigeno ha studiato la questione in profondità, ha pubblicato dossier approfonditi con dati inediti veramente scandalosi che hanno dimostrano come la macchina della giustizia in questo campo funziona a rovescio. Abbiamo fornito noi questi dati al Parlamento che non li conosceva, e sono dati del Ministero della Giustizia! Nessun partito e nessun parlamentare ha proposto di depenalizzare la diffamazione a mezzo stampa come chiedono le istituzioni internazionali, come ha fatto il Regno Unito, come hanno fatto molti altri paesi. Eppure Ossigeno ha dimostrato ampiamente che se non si depenalizza almeno la forma colposa della diffamazione (cioè quella non intenzionale, dovuta a mero errore) i giornalisti onesti non potranno avere un’assicurazione professionale come gli altri professionisti.
In questi anni i dossier di Ossigeno sulla diffamazione a mezzo stampa in Italia hanno destato attenzione a livello internazionale. Hanno mostrato la strumentalità, l’inadeguatezza e la contraddittorietà delle misure proposte nel Parlamento italiano.
Purtroppo in Italia questi studi non destano alcun interesse, neppure fra i giornalisti. Eppure dovrebbero interessarle molto i giornalisti, perché riguardano aspetti fondamentali della loro professione.
Che fare, dunque? Certamente bisogna continuare a diffondere la consapevolezza dei problemi. Io credo che l’Associazione Stampa Romana e l’Associazione Stampa Parlamentare potrebbero accendere la luce su queste cose creando, insieme a Ossigeno e ai cronisti parlamentari, un Gruppo di osservazione permanente sui lavori parlamentari in questa materia. Ossigeno farà la sua parte per costituirlo. Inoltre mette la sua competenza in questa materia a disposizione dell’Associazione Stampa Romana e dell’Associazione Stampa Parlamentare per promuovere l’attenzione su questi argomenti all’interno delle redazioni e per fornire pareri, consigli e assistenza ai giornalisti in difficoltà a causa dei problemi descritti nel Decalogo.
ASP
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