“Da 4 anni chiediamo verità e giustizia per Andrea e Andrej”
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Il messaggio inviato dai famigliari di Andrea Rocchelli a “Ossigeno per l’Informazione” in occasione della Giornata internazionale per mettere fine all’impunità per i crimini contro i giornalisti
Quattro anni e mezzo fa l’uccisione di Andrea Rocchelli e Andrej Mironov, il ferimento grave di William Roguelon, perpetrati a Sloviansk in Ucraina il 24 maggio 2014 aprivano un “caso”, inizialmente liquidato come incidente sullo sfondo del conflitto armato nel Donbass.
La realtà emerse poi: due fotogiornalisti e un interprete d’eccezione, di generazioni diverse, tra i venti e i 60 anni, inermi e armati solo delle loro macchine fotografiche erano divenuti bersaglio di un attacco accanito con armi pesanti e leggere, che ne aveva colpito a morte due, l’italiano Andrea e il russo Andrej.
La loro è la storia di un impegno per l’informazione che non cercava scoop né era frutto di improvvisazione o temerarietà: Andrea e Andrej collaboravano in piena sintonia e volevano raccontare la vita delle famiglie rimaste intrappolate in una guerra civile non dichiarata, fratricida e ignota alla pubblica opinione. Diritti violati e violenze occultate in una quotidianità stravolta, terrore e disperazione si colgono negli scatti di Andrea, che con Andrej frequentava ogni giorno case e rifugi sotterranei dei civili, dei loro bambini e degli altri orfani creati dal conflitto.
Da parte ucraina i silenzi, il disimpegno e la superficialità nello svolgimento delle indagini, le manovre dilatorie, d’insabbiamento burocratico e persino di depistaggio non sono mancate in questi anni e il risultato è lo sguardo puntato altrove da parte di chi avrebbe dovuto e potuto ricostruire la dinamica dei fatti, peraltro chiaramente attestata da alcuni testimoni oculari.
Sono partite lunghe, queste che si giocano, da una parte, tra chi, come noi, familiari di Andrea Rocchelli, ma anche amici di Andrej Mironov, colleghi ed estimatori dell’uno e dell’altro, vogliamo far luce e mettere a fuoco le responsabilità dirette e indirette, gli esecutori e i decisori della morte di due giornalisti onesti e coraggiosi e, dall’altra parte, chi ha interesse a lasciar sopire e deviare le ricerche.
Va detto che la giustizia italiana si è invece mossa con determinazione e competenza, mettendo a segno risultati di grande rilevanza e che al nostro fianco si è schierata con fermezza la Federazione italiana della Stampa, da sempre in prima linea nella difesa dell’indipendenza, incolumità e sicurezza dei giornalisti. Il tempo logora la determinazione dei singoli, ma siamo convinti che istituzioni italiane e internazionali continuino a leggere in questa partita, che ha come posta la giustizia e la verità, un impegno cruciale per la garanzia della libertà d’informazione, per la difesa dei diritti umani violati. ASP
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