Commissaria Diritti Umani. auspica collaborazione fra Viminale e Ossigeno
Per garantire che il monitoraggio delle minacce ai giornalisti comprenda gli episodi non denunciati alle forze dell’ordine
OSSIGENO – 15 dicembre 2023 – La Commissaria per i Diritti Umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatovic, auspica che il Centro di documentazione del Ministero dell’Interno sulle minacce ai giornalisti stabilisca e mantenga una stretta cooperazione con le organizzazioni della società civile che, come fa Ossigeno per l’Informazione, “forniscono informazioni essenziali che integrano l’attività di monitoraggio del Centro”.
La Commissaria ne sottolinea l’importanza nelle pagine del Rapporto sulla sua visita ufficiale in Italia effettuata a giugno 2023, con una tappa nella sede di Ossigeno presso la Casa del Jazz di Roma.
Nel Rapporto pubblicato il 14 dicembre 2023 si legge: “Mentre l’attività di monitoraggio ufficiale del Centro di coordinamento (del Ministero dell’Interno, ndr) si basa sui dati provenienti dalle denunce penali formali, le organizzazioni della società civile lavorano per garantire che altri episodi di minacce e molestie (ad esempio SLAPP ed episodi di violenza durante manifestazioni pubbliche), che potrebbero non essere formalmente denunciate dalle vittime, siano incluse nel monitoraggio”.
Ossigeno per l’Informazione condivide le considerazioni della Commissaria dei Diritti Umani e le fa proprie, augurandosi di riuscire a stabilire un proficuo scambio di dati con il Centro di documentazione del Ministero dell’Interno al fine di produrre un quadro ancora più completo della situazione e dell’andamento delle minacce e intimidazioni ai giornalisti in Italia, per consentire ai decisori politici e ai rappresentanti dei giornalisti di fare valutazioni basate sulla realtà dei fatti.
Qui di seguito, si può leggere il testo integrale della parte del Rapporto che riguarda le minacce ai giornalisti e la loro sicurezza e l’invito della Commissaria.
In Italia la diffamazione resta un reato penale, come definito dall’articolo 595 del codice penale e dall’articolo 13 della legge n. 47/1948 (Legge sulla Stampa). L’azione legale contro la diffamazione può essere intrapresa sia attraverso procedimenti penali che civili ed è punibile con multe e reclusione (fino a sei anni in circostanze aggravate).
164. Il Commissario osserva che, sebbene siano migliaia le cause intentate contro giornalisti italiani, solo poche di esse si concludono con una condanna. Molti degli interlocutori del Commissario hanno sottolineato che ciò indica che queste cause legali sono per lo più azioni legali strategiche contro la partecipazione pubblica (SLAPP). La natura dispendiosa in termini di tempo dei contenziosi e gli alti costi ad essi associati compromettono la capacità dei giornalisti e degli operatori dei media di svolgere il proprio lavoro e possono scoraggiare le indagini e i resoconti giornalistici, portando potenzialmente all’autocensura. (Consultare i dati forniti dal Centro di Coordinamento per le attività di Monitoraggio, Analisi e Scambio Permanente di Informazioni sugli atti intimidatori contro i giornalisti (disponibili qui) e i dati a cura della ONG Ossigeno per l’Informazione (disponibili qui).
165. Il Commissario, insieme ad altre organizzazioni internazionali e organismi per i diritti umani, ha ripetutamente invitato le autorità italiane a rimuovere l’imposizione di pene detentive e ammende sproporzionate in relazione alla diffamazione. Nota inoltre che la Corte costituzionale italiana ha dichiarato incostituzionale l’articolo 13 della legge sulla stampa.94 La Corte costituzionale sottolinea inoltre la necessità che i giudici prendano in considerazione l’ordinazione di pene detentive solo in casi di “eccezionale gravità” e ha invitato il Parlamento a riformare il quadro della diffamazione. . Il Commissario si rammarica che il Parlamento italiano non abbia ancora approvato la legislazione per attuare la sentenza della Corte Costituzionale.
3.1.2. LIBERTÀ DEI MEDIA E SICUREZZA DEI GIORNALISTI
166. La libertà dei media in Italia continua a essere minacciata da varie forme di intimidazione.95 In questo contesto difficile, il Commissario accoglie con favore lo sviluppo positivo di un meccanismo per la protezione dei giornalisti che è ampiamente riconosciuto come una buona pratica. Il Centro di Coordinamento per le attività di monitoraggio, analisi e scambio permanente di informazioni sugli atti intimidatori contro i giornalisti (Centro di Coordinamento) ha il mandato di prevenire, individuare e contrastare le intimidazioni e le violenze contro i giornalisti, anche adottando specifiche misure di protezione.
167. Durante la visita, i rappresentanti del Centro di coordinamento hanno sottolineato che le minacce su Internet e sui social media sono un fenomeno in crescita. Hanno affermato che un numero significativo di minacce riguarda i giornalisti che lavorano contro l’incitamento all’odio. Hanno inoltre sottolineato l’importanza di sensibilizzare e offrire formazione ai giornalisti al fine di affrontare il problema della sotto-denuncia di tali minacce.
168. Il Commissario esprime preoccupazione per l’elevato numero di attacchi, intimidazioni e episodi di molestie legali contro giornalisti e operatori dei media in Italia. Di conseguenza, esorta il Parlamento a intraprendere una riforma globale del quadro giuridico pertinente al fine di depenalizzare completamente la diffamazione e garantire che le cause legali non vengano utilizzate come SLAPP.
169. Il Commissario elogia il lavoro del Centro di coordinamento e ritiene che la sua l’esperienza potrebbe essere utilizzata come esempio per altri Stati membri per migliorare il monitoraggio delle
minacce e violenze contro i giornalisti e sostenere gli sforzi dei decisori politici per proteggere la libertà e garantire la sicurezza dei giornalisti e degli operatori dei media. Coglie questa opportunità per
riconoscere l’impegno del Centro di coordinamento per lo scambio di informazioni con le organizzazioni della società civile che lavorano su questi temi e sottolinea l’importanza di mantenere una stretta cooperazione con tali organizzazioni, che forniscono informazioni essenziali che integrano l’attività di monitoraggio del Centro.
(Mentre l’attività di monitoraggio ufficiale del Centro di coordinamento si basa sui dati provenienti dalle denunce penali formali, le organizzazioni della società civile lavorano per garantire che altri episodi di minacce e molestie (ad esempio SLAPP ed episodi di violenza durante manifestazioni), che potrebbero non essere formalmente denunciate dalle vittime, siano incluse nel monitoraggio). ASP
Leggi il testo integrale del Rapporto in italiano sul sito del Consiglio d’Europa
Lascia un Commento
Vuoi partecipare alla discussione?Sentitevi liberi di contribuire!