Catania. Scoop su perquisizione al TAR. Un cronista sotto processo da 18 mesi
Un giudice amministrativo che ha subito quella perquisizione lo ha denunciato per rivelazione di segreto d’ufficio e ora chiede di perquisire il giornalista
Da gennaio 2019 il giornalista Antonio Condorelli è indagato per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio per aver raccontato per primo che la Guardia di Finanza aveva appena eseguito una perquisizione negli uffici del Tribunale Amministrativo Regionale (TAR) di Catania. Il procedimento è nato dalla denuncia di un giudice amministrativo tar della Sicilia. L’articolo contestato è stato pubblicato il 18 gennaio 2019 su LiveSicilia. A Condorelli hanno espresso solidarietà Ossigeno, Fnsi e l’Assostampa siciliana. Il sindacato dei giornalisti ha sottolineato in una nota che tutte le notizie contestate sono state pubblicate su LiveSicilia “in orari successivi al verificarsi degli eventi”.
I FATTI – Antonio Condorelli ha spiegato come ha appreso quella notizia senza violare alcun segreto: quel giorno era stato insospettito dalla presenza di una volante della Guardia di Finanza nei pressi del Tar di Catania. Aveva perciò fatto qualche verifica e poi aveva scritto sul quotidiano online LiveSicilia che era in corso un blitz presso il TAR, indicando il TAR come il “regno di Trebastoni”.
Poco dopo la Procura della Repubblica di Catania diffuse un comunicato rendendo nota l’operazione delle fiamme gialle e precisando che era stata effettuata una perquisizione nei confronti del giudice amministrativo del TAR Dauno Trebastoni, indagato per corruzione in atti giudiziari.
Quest’ultimo reagì alla pubblicazione della notizia di Antonio Condorelli denunciandolo per rivelazione e utilizzazione del segreto d’ufficio, nonostante la circostanza che egli era indagato fosse stata confermata dal comunicato della Procura della Repubblica.
I RISCONTRI – In seguito alla denuncia, Antonio Condorelli è stato interrogato e ha dato la sua versione. La Procura ha estratto dal sistema editoriale del quotidiano catanese i 14 aggiornamenti dell’articolo pubblicato su LiveSicilia. Gli inquirenti hanno inoltre acquisito i tabulati telefonici del giornalista. L’analisi di questi tabulati ha confermato la versione già fornita dal cronista: era stato incuriosito dalla presenza della “volante” della Guardia di Finanza e aveva scattato qualche foto. Poi, all’interno del tribunale, aveva ascoltato due persone, forse due avvocati, che parlavano fra loro di una perquisizione in atto nei confronti del giudice Trebastoni. Antonio Condorelli aveva chiamato la segreteria del procuratore capo, ma senza apprendere da questa fonte alcun particolare, e al cellulare l’avvocato Attilio Luigi Maria Toscano, il quale gli aveva detto, come riferito nell’articolo pubblicato poco dopo, di essere indagato insieme al giudice Trebastoni.
L’INCHIESTA GIUDIZIARIA – Il pm ha proposto di archiviare il procedimento a carico di Antonio Condorelli. Ma i difensori del giudice Dauno Trebastoni hanno fatto opposizione chiedendo indagini più approfondite sul giornalista, proponendo fra l’altro di perquisire la sua abitazione e il suo studio e di sequestrargli computer e telefono cellulare. L’udienza in camera di consiglio per decidere è convocata il prossimo 10 dicembre 2020.
IL CRONISTA – Antonio Condorelli ha dichiarato a Ossigeno di essere preoccupato dal protrarsi dell’inchiesta giudiziaria a fronte degli accertamenti già svolti, che dimostrano pienamente l’insussistenza delle accuse che gli sono state mosse.
ASP – RDM
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