Bologna. Condannati in appello aggressori giornalista Enrico Barbetti del “Carlino”
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Pene ridotte ma confermato risarcimento dei danni – L’avvocato: questa sentenza arriva dopo 8 anni, troppi – Il cronista riportò una frattura al gomito – Fu aggredito da antagonisti mentre seguiva la visita di Matteo Salvini a un campo nomadi
OSSIGENO 18 marzo 2022 – La Corte d’Appello di Bologna il 28 febbraio 2022 ha confermato le condanne a 11 attivisti dei collettivi antagonisti ritenuti responsabili dell’assalto dell’8 novembre 2014 all’automobile del leader della Lega, Matteo Salvini, e dell’aggressione al giornalista del ‘Resto del Carlino’ Enrico Barbetti, che seguiva per conto del suo giornale la visita del politico ad un campo nomadi. In primo grado, i giudici avevano condannato gli imputati a pene detentive da 6 a 12 mesi per lesioni aggravate e disposto il risarcimento dei danni al giornalista, da liquidare in sede civile (vedi Ossigeno). In Appello le condanne sono state mitigate (leggi), e per 10 attivisti è stata esclusa la sospensione condizionale della pena subordinata al risarcimento dei danni alle parti civili.
IL COMMENTO DELL’AVVOCATO – Enrico Barbetti ha ringraziato Ossigeno per l’attenzione e la solidarietà che gli ha manifestato dopo l’aggressione e ha affidato al suo avvocato difensore, professor Tommaso Guerini, il compito di commentare la sentenza.
“Non è mai semplice commentare una sentenza che interviene a troppi anni dai fatti. Una decisione, per essere davvero “giusta”, deve essere presa in un lasso temporale ragionevole, per garantire i diritti di imputati e vittime – ha dichiarato il legale. – C’è però soddisfazione perché rimangono inalterati i risarcimenti già riconosciuti in primo grado e si conferma l’impianto accusatorio. Enrico Barbetti fu vittima di un’aggressione violenta e vile, motivata solo da un furore ideologico che in una democrazia evoluta non può e non deve trovare giustificazione. La sentenza riconosce questo principio, ristabilisce il giusto ordine tra i valori in campo – non ultimo la libertà di stampa – e qualifica come criminali comportamenti che si sosteneva fossero legittimi in quanto espressione di un non meglio precisato diritto al dissenso.” LT
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