Paolo Berizzi: La scorta pesa ma mi fa lavorare
La testimonanza del giornalista di Bergamo alla conferenza di Vienna con la partecipazione di decine di cronisti sotto attacco nei vari paesi
All’incontro sul tema “Giornalisti sotto attacco, una mnaccia alla libertà di stampa, promsso dall’Osce e ospitato all’Hofburg di Vienna (Leggi) , hanno partecipato ONG di tutto il mondo (per l’Italia, c’era Ossigeno) e oltre 30 giornalisti provenienti dai 57 paesi dell’Osce. I cronisti. dialogando fra loro, hanno raccontato le minacce che hanno subito e i problemi che non riescono a fronteggiare.
Per l’Italia, ha preso la parola il giornalista Paolo Berizzi, che da febbraio 2019 è sotto scorta (come altri 20 suoi colleghi italiani). Il cronista di Bergamo ha iniziato il discorso citando i dati del monitoraggio di Ossigeno per l’Informazione, il suo elenco di 3770 giornalisti e blogger che hanno subito intimidazioni in Italia dal 2006 al 2018. Poi ha raccontato le minacce di matrice neofascista che subisce da quando ha cominciato a descrivere, in modo documentato, sul quotidiano “La Repubblica” il rifiorire incontrastato di movimenti reazionari, neofascisti e neonazisti.
In Italia, ha detto, i giornalisti attraversano un momento difficile, il loro lavoro è sempre meno tollerato, ci sono attacchi che li delegittimano, alcuni esponenti del governo li hanno additati come sciacalli, molestatori di cui si farebbe volentieri a meno. Vivere sotto scorta, ha aggiunto, è pesante, “costringe a riorganizzare la propria vita, sia quella privata che quella lavorativa. Ma – ha concluso – questo è il prezzo da pagare per continuare a dire ciò che accade. Un giornalista non può tacere di fronte ai fatti, non può adeguarsi alle pressioni di chi vorrebbe farlo tacere, .Anzi di fronte alle minacce deve alzare la voce per tenere la luce accesa sulle nuove manifestazioni di quel fenomeno che Umberto Eco definì il fascismo eterno”. ASP
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